martedì 28 luglio 2020

L'unicorno un serio mitologhema epifanico A-in ambito ebraico e in ambito cristiano


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Il Talmud racconta come l’Unicorno sfuggì al diluvio universale: era attaccato esternamente all’arca perché, a causa delle sue dimensioni gigantesche, non poteva essere accolto all’interno. Allo stesso modo sopravvisse al diluvio Og, re di Basan. Non è escluso che tra Og e l’Unicorno esista un rapporto stretto: entrambi sfuggono al diluvio, essendo in qualche modo aggrappati all’esterno dell’arca; entrambi son giganteschi. Abbiamo poi visto che l’Unicorno è paragonato al monte Tabor e che anche Og è associato a una montagna: egli sradicò una montagna per scaraventarla sull’accampamento degli Israeliti.

In un midràsh il parallelo si spinge ancor oltre: l’Unicorno è un monte e viene minacciato da un leone; ora, nella storia precedentemente citata, Og è ucciso da Mosè, “servo di Yahwèh”, che nell’Antico Testamento è così spesso paragonato a un leone. Il midràsh dice:

Disse R. Huna bar Idi : “Ai tempi in cui David custodiva ancora i greggi, andò e trovò l’Unicorno (re’em) che dormiva nel deserto, e pensando che fosse un monte, vi salì sopra e vi pascolò (il gregge). Allora l’Unicorno si scosse e si alzò. E Davide lo cavalcò e arrivò fino al cielo. In quell’ora Davide parlò (a Dio) : “Se mi fai scendere da quest’Unicorno, ti costruirò un tempio di cento cubiti, come il corno dell’Unicorno.”[…] Cosa fece il Santissimo, che sempre sia lodato, per lui? Fece venire un leone, e quando l’Unicorno vide il leone, ne ebbe paura, si accovacciò davanti al leone, che è il suo re, e Davide scese a terra.

Un altro midràsh mostra l’Unicorno – che qui è chiamato esplicitamente “unicorno” (ha-unicorius) e non re’em – in lotta contro il leone. Dice il passo :

E nel nostro paese esiste anche l’Unicorno (ha-unicorius) che ha un grande corno sulla fronte. E vi sono anche molti leoni. E quando un Unicorno vede un leone, lo trascina in prossimità di un albero e vuole abbattere il leone. Ma il leone cambia posto e l’Unicorno colpisce con il suo corno l’albero, e il suo corno si configge così profondamente nell’albero che l’Unicorno non può più estrarlo, e allora il leone viene e lo uccide, e qualche volta accade il contrario



https://hyperborea.live/2017/07/15/lunicorno-tra-mito-e-simbologia/



https://www.mondimedievali.net/Immaginario/unicorno.htm




http://ilcrepuscolo.altervista.org/php5/index.php?title=Unicorno


''L'unicorno - recita il Fisiologo - è l'immagine del Salvatore: infatti "ha suscitato un corno nella casa di Davide padre nostro" (Luca, 1.69), ed è divenuto per noi corno di salvezza. Non hanno potuto aver dominio su di Lui gli angeli e le potenze, ma ha preso dimora nel ventre della vera e immacolata Vergine Maria, "e il Verbo si è fatto carne, e ha preso dimora fra di noi" (Giov., 1.14)».

L'unicorno, immagine dell'unico figlio di Dio, è il Cristo unicorno spirituale che s'incarna nel seno della Vergine Maria. Alla bestia è legata anche un'altra leggenda da cui trae origine un altro simbolo cristologico. La leggenda racconta che gli animali della foresta si riuniscono attorno ad una sorgente d'acqua avvelenata da un drago. Per bere, gli animali aspettano che 1'unicorno entri nell'acqua, faccia un segno di croce col suo corno e purifichi così 1'acqua. Il corno simboleggia la croce di Cristo. Come 1'unicorno salva gli animali purificando 1'acqua avvelenata, così il Cristo Redentore dona ai peccatori la salvezza eterna col suo sacrificio sulla croce.

La fortuna dell'unicorno nel circuito simbolico cristiano fu dovuta non solo ad una confusione di dati zoologici, abbastanza esatti, solo se riferiti però al rinoceronte, ma anche al fatto che esso - ancora sulla base di alcuni malintesi linguistici - è presente nella Bibbia dove si parla di re'em, un animale difficile da identificare (per gli Ebrei indica il bufalo selvatico), messo in relazione etimologico-linguistica con il rim arabo (1'orice) o con il rimu assiro (il grande uro). Il termine re'em, nella versione biblica detta 'dei Settanta' fu resa con la parola monokeros; di qui 1'inserimento dell'unicorno fra gli animali della Bibbia, e la sua fortuna in età medievale da Tertulliano a Isidoro di Siviglia, da Ambrogio ad Onorio di Autun.

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Che cosa può aver giustificato il fatto che l’unicorno è divenuto una figura simbolica di primaria importanza nell’immaginario cristiano?

Essenzialmente, la sua presenza – ancora sulla base di alcuni malintesi linguistici – nella Bibbia. Nei libri dei Numeri,  del Deuteronomio, dei Salmi, di Giobbe, di Isaia, si parla spesso del Re’em. Si tratta di un animale arduo da identificare, ma che è stato messo in rapporto almeno etimologico-linguistlco con il rim arabo (l’orice) o con il rimu assiro (il grande uro).

A una specie di grande bufalo, talora rappresentato come unicorno, ha fatto ricorso la tradizione talmudica. n Il fatto è che la versione biblica in lingua greca, detta “dei Settanta” (sec. m d.C.) non esitò a rendere il termine re’em con la parola monòkeros e che tale traduzione, che ebbe fortuna, inserì l’unicorno fra gli animali della Bibbia.

È dal Physiologus greco, dove gli animali sono riportati all’unità di misura simbolica costituita da Gesù Cristo, che i dati proposti dalla precedente tradizione classica e la figura del forte animale biblico si armonizzano in una realtà mitica nuova: e compare la leggenda della vergine che può ammansire la fiera.

Già Tertulliano aveva paragonato la ferocia dell’unicorno al rigore del Cristo in quanto giudice, e il suo corno alla croce; Ambrogio e Basilio avvicinano il mistero dell’unicorno a quello dell’Unigenito, e Onorio di Autun, nello Speculum de mysteriis Ecclesiae, scrive :

«Per mezzo di questo animale viene rappresentato il Cristo, e per mezzo del suo corno la sua indomabile forza. Colui che si posò in grembo alla Vergine, fu catturato dai cacciatori; ovvero fu scoperto in forma umana dai suoi amatori».

Fra XII e XIII secolo, l’unicorno raggiunge il suo aspetto “classico”: è ormai – sia pure con parecchie varianti possibili – un candido cavallo dal mento barbato e dagli zoccoli bifidi (due attributi caprini), e reca sulla fronte un corno di narvalo. Si sottolinea il suo carattere di guaritore, sia perché il suo corno purifica le acque e allontana i veleni, sia perché – come si vede nell’unicorno donato da Candace, regina di Etiopia ad Alessandro nell’ Alexanderlied, oppure nel Parsival di Wolfram von Eschenbach incastonata nella sua fronte c’è una pietra preziosa, il carbonchio, dal magico potere. Il corno, il candore, l’elemento acqua avvicinano d’altronde l’unicorno al regime femmineo del simbolo, e di esso si fa talora non solo il simbolo del Cristo, ma anche della vergine stessa.



Il Physiologus Graecus   narra che quando un serpente ha avvelenato l’acqua dell’abbeveratoio, gli altri animali, accortisi del veleno, aspettano che sia sceso nell’acqua un Unicorno, “poiché con il suo corno esso simboleggia la croce” e perché, bevendo, fa svanire l’efficacia del veleno. Il calice d’Unicorno, il calice che guarisce non è senza rapporto con il “calice della salvezza”, cioè col Calice Eucaristico, nonché con il calice utilizzato per gli oracoli

La lingua ecclesiastica ha mutuato l’allegorismo dell’Unicorno dai Salmi, dove l’Unicorno (in realtà il bufalo) rappresenta anzitutto la potenza di Dio, come per esempio nel Salmo 28. 6 : “Et comminuet eas tamquam vitulum Libani et dilectus quemadmodum filius unicornium”;nonché la forza vitale dell’uomo, come nel Salmo 91.11: “Et exaltabitur sicut unicornis cornu meum.” Alla forza dell’Unicorno è assimilata anche la potenza del male, per esempio nel Salmo 21. 22: “Salva me ex ore leonis; et a cornibus unicornium humilitatem meam.”  Su queste metafore è basata l’allusione a Cristo di Tertulliano: “Di toro è la sua bellezza, corno dell’unicorno son le sue corna.” Egli sta qui parlando della benedizione di Mosè


D’altronde, il simbolo è per sua natura ambivalente: e così, al pari di altri animali nobili quanto lui, anche all’Unicorno spettò di rappresentare talora il Cristo, ma tal altra anche il suo avversario. La sua ferocia poteva essere interpretata come simbolo di malvagità; e san Basilio non aveva dubbi nell’intendere l’unicorno come il demonio, allo stesso modo del Libellus de natura animalium, che sentenziava: «L’alicornus indica il diavolo, in quanto così terribile e malvagio da non poter essere catturato se non dall’odore della verginità, cioè dalle buone opere e dalle virtù Il Physiologus Graecus dice, a proposito dell’Unicorno, che è “un animale dalla corsa veloce, che ha un corno solo, e che nutre malanimo verso gli uomini”.




NOTA
Il Fisiologo (Physiologus) è una piccola opera redatta ad Alessandria d'Egitto, probabilmente in ambiente gnostico, tra il II e il III secolo d.C. da autore ignoto. Esso contiene la descrizione simbolica di animali e piante (sia reali che immaginari) e di alcune pietre, i quali, presentati in chiave allegorica attraverso alcune citazioni delle Sacre Scritture, rimandano a significati metafisici inerenti alle realtà celesti o il comportamento umano. Alcuni hanno notato le analogie con il De Materia Medica di Dioscoride, del I secolo, dedicato alle piante

Quest'opera ha avuto molta fortuna nel Medioevo tanto da ispirare numerose imitazioni. Una delle copie più famose è il cosiddetto Fisiologo di Berna, decorato da miniature tra le più realistiche.

Numerosi sono poi i testi che dal Fisiologo attingono informazioni e per i quali esso ha costituito un modello imprescindibile: tra di essi la maggior parte dei copiosi bestiari medievali di tipo religioso, ma anche i bestiari amorosi (tra i quali il più famoso è il Bestiario d'amore di Richard de Fournival). Echi frequenti sono evidenti anche nel campo della lirica (basti pensare a Rigaut de Berbezilh).

Senza dubbio il Fisiologo rimane il capostipite di una lunga tradizione che arriva ad aver fortuna almeno sino al XIII secolo.






Fisiologo di Berna, Leone

venerdì 24 luglio 2020

Sempre un maniesto per le buone pratiche di resistenza


Impianto siderurgico — Foto Stock

Dopo la scepsi


Ditemi qualche vecchia verità:
che l’acciaio è una lega
di ferro e di carbonio,
che l’erba è verde,
che esiste un Dio:
che possa lasciare questo mondo
in pace con me stesso.
(maggio 2003)


Mario Mantelli   
POESIE  TRA UN MILLENNIO  E L’ALTRO


Edito in Lerma
Per i tipi dei Viandanti delle Nebbie
Nel dicembre 2017
Collana Quaderni di Poesia

https://viandantidellenebbie.files.wordpress.com/2018/11/poesie-tra-un-millennio-e-laltro.pdf

lunedì 13 luglio 2020

Da pochi minuti..Io,la DDR e Massimiliano anni 17



Ore  21,40  Cena  terminata,cucina  riordinata  e  rigovernata Sistemo  la  spazzatura  nei  relativi  sacchetti  della  ''differenziata'' anticipando  il  DDM-decreto  dispositivo  Moglie - e  ,lungo  le  scale,mi  avvicino al portone  d'uscita per  depositare  i  sacchetti  nel  punto  di  raccolta  dei  diversi  contenitori.

In  androne  incrocio  Massimiliano  ,un  bravo  ragazzo,anni  17,liceale,abita  con  la  sua  famiglia  al  quinto  piano.


'Buonasera,Signor  Festa''

''Ciao Massimiliano.Spero  tutto  bene''

''Si. Splendida  la  sua T-shirt Forse  DDR  è  un  gruppo  musicale  e   ne  mostra  il  logo. FORTE!!!!''


''No  Massimiliano  DDR  è  la Repubblica  Democratica  Tedesca  di  impostazione  Comunista,che  è  stata  liquidata  quasi  subito  dopo  la  caduta  del  muro  di  Berlino  con  la  conseguente  unificazione  della  Germania  nello  Stato  che  oggi  conosciamo  e  il  disegno  è  lo  stemma  statale  della  disciolta  DDR

Signor  Festa  mi  vergogno.Non  ne  sapevo  nulla  ma  proprio  nulla.Mi  avrà  considerato  idiota''

''No Massimiliano  nessuna  considerazione  negativa''

''Guardi  ora  dopo  cena  ne  parlo  con  i  mei  genitori  e  consulto  la  rete La  ringrazio.Buonasera''

''Ciao  Salutami  i  tuoi''