martedì 29 novembre 2022

Sabine Stuart de Chevalier-PER RINFRANCAR LO SPIRITO

A mio avviso un manuale di buone pratiche e di autodifesa.



Gravure extraite du Discours philosophique de Sabine Stuart de Chevalier.


***

"Quello del web e dei social media è un ambiente abitato in modo variegato.

Tra gli altri spiritisti sedicenti spiritualisti, emerge il “Giustiziere del Logos”, colui il quale con indole socratica e fare aristotelico, ma con una indiscutibile natura sofista, e non sufista, cerca di redimere i poveri gentili crpyptonauti dall’ignoranza.

Questa particolare specie, conosciuta col nome scientifico di “Coglio Albicans”, domanda, a conferma del suo inespugnabile ragionare, link inequivocabili sul Google.

L’ esemplare, appartenente alla famiglia delllo “Zebedeus Niger Mycota”, si riproduce continuamente ed estende il suo sapere esclusivamente quando non richiesto.

Quanto più grande è il disinteresse nei confronti dei suoi contenuti, tanto maggiore sarà la sua brama di disperderne le spore.

Solitamente si presenta sottoforma di miceli spugnosi che assorbono tutte le “minkiate” (cibo favorito) apprese con gli automatici “click on the link”.

Ignaro del fatto che i link bisogna crearli nel cervello!

E dopo aver sgomberato il canale sinapsiale dal seme intellettuale è tempo di tornare a riempire le sacche cerebrali (emisferi dx e sx) con nuovo materiale pensato.

Rimembrando e apprendendo che l’antica arte del ritenere è assai più sacra del volgar dispergere.

Ciò dicendo mi congedo da questa sì mesta erez… ehm… orazione."

Sabine Stuart de Chevalier

lunedì 28 novembre 2022

un bellissimo povero cane costretto a stare nella "sinistra" glamour !!!!

Nonno Che Legge Il Giornale Illustrazioni, Vettoriali E Clipart Stock – (52  Illustrazioni Stock)


Sabato 26 Novembre 2022 ore 11,00 a.m.

    In fila alle casse per pagare alcuni vestitini acquistati  come regalo per la nostra nipotina Maya. Sono da solo nella fila del turno. Mia moglie sta ancora valutando altri acquisti per Maya. Davanti a me una giovane donna  moderna e contemporanea  con in mano il quotidiano La Repubblica e un telefonino. 5.0 bis  di quelli che preparano pure il caffè e il cremino con panna,noccioline comprese. Percepisco me stesso  come davanti ad un’icona  movimentista democratica, avanzata progressista ed antifascista. Ma non finisce qui. La raggiunge il marito/compagno/fidanzato con altri acquisti e tenendo al guinzaglio un bellissimo cane  ed altro telefonino gemello monovulare dell'altro. 

Il quadro della sinistra glamour è ora completo e completato.Povero cane,costretto ad essere  associato a quel quotidiano !!!

martedì 1 novembre 2022

Quanto resta della notte?- in memoria di Don Giuseppe Dossetti ieromonaco



...Un’immagine che ridesta nella memoria un passo enigmatico del profeta Isaia (21,11-12):

Mi gridano da Seir
«Sentinella quanto resta della notte? Sentinella quanto resta della notte?» La sentinella risponde:
«Viene il mattino, e poi anche la notte; se volete domandare, domandate. Convertitevi, venite».

Probabilmente si riferisce al tempo lontano della dominazione degli Assiri, ma nel 1994 Giuseppe Dossetti ha utilizzato questo testo per riflettere sulla situazione italiana in ambito civile e pure ecclesiale. Il tema era la notte e l’occasione era il ricordo di G. Lazzati. Era il tempo di Berlusconi  presidente del consiglio. E diceva: la notte va riconosciuta come notte, assumendo l’anima della sentinella, tesa verso l’aurora. Indicava diversi sintomi rivelativi della notte. Segnalo l’ultimo:

“Al vuoto ideale e conseguentemente etico si tenta dai più di compensare con la ricerca spasmodica di ricchezza: per molti al di là di ogni effettivo bisogno vitale, elevata scopo di se stessa... Così all’inappetenza diffusa dei valori... corrispondono appetiti crescenti di cose che sempre più lo materializzano e lo cosificano rendendolo schiavo”.

Ne deriva la notte della comunità:
“In questa solitudine, che ciascuno regala a se stesso, si perde il senso del con-essere... e la comunità è fratturata sotto il martello che la sbriciola in componenti sempre più piccole (da qui la progressione localistica) sino alla riduzione al singolo individuo”3.

Il rapporto con gli altri si qualifica in termini contrattuali con l’eclisse del bene comune e con l’interiorizzazione della cultura del profitto che però si concentra nelle mani di pochi. Penso che questo messaggio non abbia perso nulla della sua attualità. Possiamo utilizzare questa lente per comprendere, visto il dramma nel quale siamo immersi, che cosa è successo negli ultimi decenni al servizio sanitario nazionale e in maniera negativamente esemplare in Lombardia.

Dossetti si indirizzava poi al mondo cristiano italiano, allora sotto l’egemonia del card. Ruini, invitandolo a “ripensare alle cause più profonde della notte... come realtà intrinseche alla nostra cristianità italiana”. Ad essa attribuiva “un peccato, una colpevolezza collettiva...” che non è stata mai ammessa e deplorata nella misura dovuta e per questo ad essa rivolgeva l’oracolo della sentinella: “Convertitevi” che significa per sé ritornare... ma anche il rivolgersi a Dio, cioè la conversione”4. Va sottolineato che “Convertitevi” Dossetti non lo rivolge al mondo laico o anticlericale ma in generale proprio al mondo cristiano. E nota:

“L’oracolo del profeta non vuole alimentare facili illusioni di immediato cambiamento, e anzi invita a insistere, a ridomandare, chiedere ancora alla sentinella senza però lasciare intravedere prossimi rimedi”5.

A distanza di quasi 40 anni credo che possiamo riprendere, in termini planetari, con la serietà e lo sforzo interpretativo di Dossetti, le parole di Isaia pronunciate attraverso la sentinella. Essa rappresenta una funzione permanente, da esercitarsi in tutte le generazioni. Penso che dobbiamo assumere la nostra notte nella quale oggi stiamo vivendo, con la coscienza che riguarda il mondo intero, e lo stesso cristianesimo. Gli accenti da lui posti conservano, a mio parere, una loro attualità, ma in un panorama che si è allargato e con l’urgenza che si fatta più pressante.

Dossetti cita un altro testo biblico, il salmo 130,6 nel quale si parla della sentinella e dell’aurora:

“L’anima mia è verso il Signore,
più che la sentinella verso l’aurora, più che la sentinella verso l’aurora”.

Ora si affaccia un secondo aspetto che mi sembra utile condividere. La notte che attraversiamo ci porta a desiderare una uscita, un dopo, un’aurora appunto. E qui è molto facile entrare nel mondo delle illusioni. Facciamo l’esempio delle aurore boreali o polari. Le immagini che possiamo vedere anche in internet ci presentano la meraviglia di scie luminose, una grande varietà di forme che mutano velocemente e con colori che vanno dal giallo verdognolo al rosso sino al blu. Una meraviglia, ma che non ha nulla a che fare con la luce del sole che fa nascere il giorno nell’aurora che apre davvero la nostra giornata.

Fuori metafora, la notte che stiamo attraversando, a livello planetario, non è affrontabile con delle illusioni o inseguendo messaggi rassicuranti e consolatori, cangianti come le luci fatue delle aurore polari. La notte va riconosciuta come notte, ma può, deve, essere l’occasione per imparare a stare al mondo in maniera nuova.

Inoltre, un messaggio vero ci è veicolato dalle eruzioni aurorali: la dipendenza totale del nostro pianeta dal vecchio sole che è una stella attiva che viene a trovarci anche con il suo vento solare che in 50 ore può arrivare sino a noi, espulso da quelle che noi chiamiamo le macchie solari. Le aurore sono belle ma ci ricordano la fragilità anche dei nostri avanzatissimi sistemi tecnologici e di telecomunicazione che possono essere mandati in tilt da queste energie solari che arrivano sino a noi a una velocità pazzesca.

Un balzo di coscienza del nostro stare al mondo si impone a livello planetario che ponga al centro il bene comune della vita nostra e delle generazioni future e quindi i beni comuni del pianeta terra necessari al sostentamento, ma che vanno rispettati e custoditi, in contrasto con il loro accaparramento privatistico che di fatto sta producendo la destabilizzazione del nostro habitat, promettendo una notte che non finirà mai.

... Quattro anni fa al nostro convegno annuale Serena Noceti osava un accostamento tra la nostra situazione ecclesiale e quanto è avvenuto per l’ebraismo dinanzi alla distruzione subita ad opera dell’esercito romano:

“Un po’ come al sorgere dell’ebraismo rabbinico, quando Jochanan Ben Zakkaj intuisce che c’è qualcosa da salvare e qualcos’altro che deve essere lasciato. Di fronte all’imminente fine del modello sacrale del Tempio, ripensa l’identità ebraica, provando a salvaguardarne il nucleo costitutivo. Prende, dunque, il rotolo della Torà e si finge morto, così da poter uscire dalla città assediata. Una volta uscito, a Javne, costituisce una scuola accademica, in cui prenderà nuova forma l’esperienza di Israele. Salvare la Torà, per il nostro discorso, significa salvare il principio costitutivo dell’esperienza ecclesiale, ovvero il Vangelo, distinto dall’apparato del sacro”7.



G. DOSSETTI, La parola e il silenzio. Discorsi e scritti 1986-1995, Il Mulino Bologna 1997. 302. 

Ivi, 307.
Ivi, 305.

S. Noceti, Cambia la figura della chiesa? In Pretioperai 113-114, p. 22.


(RobeRto FioRini. editoriale per il numero   129-130 della rivista Preti Operai supplemento al numero 189 della Rivista  Quale Vita-Gennaio 2021)

http://54.37.224.33/pretioperai/wp-content/uploads/2021/02/po_129-130.pdf