Il post non tematizza alcunché riguardo al testo indicato.
Ma esso è stato pubblicato come archetipo del contenuto del post
E' già cominciato il "teologicamente corretto di cortesia" dei reciproci auguri tra cristiani vari (e spesso variopinti) che festeggiano la Pasqua in data diverse in funzione dei calendari utilizzati per il ciclo liturgico del menoriale
I cristiani ortodossi/noi cristiani ortodossi celebranti la Pasqua in data 16 Aprile 2023 faremo gli auguri ai cristiani di tradizione occidentale che celebrano il 9 Aprile 2023 e riceveremo i loro auguri domenica 16 aprile 2023
Tutto bene allora? "manco per niente".Siamo nella reciproca notazione della buona educazione e della cortesia sociale ammantata e/o mistificata dall'aureola della fede. Solo mistificata.
Vediamo all'opera la reciproca mistificazione
Questione: Sarebbe doveroso che le chiese cristiane tutte celebrassero pur se non in comunione la Pasqua in una data comune da riscontrare insieme in un patto pubblico
Risposta degli Ortodossi: Certo. Si seguano allora le indicazioni operative e vincolanti dei sette concili ecumenici con OVVIAMENTE l'indicazione teologica che la Pasqua cristiana deve di necessità essere successiva alla Pesach ebraica Quindi si segua il calendario giuliano.E per alcune chiese ortodosse il calendario giuliano seppur non come codificazione dottrinaria viene vissuto come deposito intangibile della fede. Insomma,dicono/diciamo. La data comune della Pasqua già esiste: è la nostra. Attenetevi a questa magari cavalcando verso la via di Damasco e vi rinnoverete
Risposta dell'Occidente cristiano latino (laddove latino sta anche per francofono ed anglofono)..Una data comune deve essere UNA DATA che superi le diverse tradizioni da calendario liturgico,insomma una novità, un sano compromesso, magari rendendo la Pasqua una festa a data fissa e non più mobile al di là delle indicazioni storiche (e non dommatiche) dei concili .
E la cortesia allora ?
Solo una cambiale reciprocamente pagata al quanto siamo tolleranti!!!
E come si sa la tolleranza non è mai riconoscimento di un diritto soggettivo che prescinda esso stesso dallo stesso riconoscimento, ma solo una concessione feudale di grande misericordia per la serie "non lo meriti ma alla fin esisti e quindi,anche se sei uno schifoso eretico e scismatico, ed anche se ho seri dubbi sulla "realtà ontologica"(sic e risic!!! ndr) del tuo essere come congregazione nella sequela a Cristo, ti faccio gli auguri e così faccio un gran figurone "(Ecco perchè le mignotte ci precederanno, in quanto e perchè tali, nel regno dei cieli con tutta la loro forza, nobiltà e dignità..ndr. e forse lo abiteranno soltanto loro e altri cari amici ed amiche che le nostre chiese ritengono -ma ormai nel silenzio codardo del politicamente corretto- in odor di zolfo ndr)
Allora ? Allora niente.. Ormai fare gli auguri di Pasqua anche da parte mia ai cristiani di tradizione latina correrebbe il rischio di stare-nonostante tutto- dentro la cornice della "teologia della correttezza che poi pugnala alle spalle".
Quindi proprio per fare gli auguri ai cristiani di tradizione latina , è proprio il non farli e comunicare loro il senso del non farli a partire dagli auguri a mia moglie, a mia sorella e a tanti cari amici ed amiche.
Almeno stavolta non partecipo all'abominio della desolazione
Padre Giovanni Festa