Testo della pericope evangelica
Disse ancora questa
parabola per certuni che presumevano di essere giusti e disprezzavano gli
altri.
Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era
fariseo e l'altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé:
O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti,
adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte la settimana e
pago le decime di quanto possiedo. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza,
non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O
Dio, abbi pietà di me peccatore. Io vi dico: questi tornò a casa sua
giustificato, a differenza dell'altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi
si umilia sarà esaltato» (Luca 18,10-14
Meditazione senza pretese e un pò corsara
destinatari della parabola al versetto 9
..Alcuni che presumono di essere
giusti e disprezzano gli altri
Sono proprio
i farisei i destinatari effettivi della parabola ?
Ed infatti
il Fariseo che dovunque e comunque ascolta ed ascolti questa parabola
accuserebbe ed avrebbe accusato Gesù di empietà e di bestemmia... Secondo la legge mosaica la preghiera del fariseo era piena e
conveniente mentre la preghiera del
pubblicano era e restava una mera "res nullius".In nome dell'antico patto-nella
consapevolezza del Fariseo di oggi e di ieri ed anche di domani,ma sempre
dell'antico patto- Dio non avrebbe potuto dare udienza alla preghiera del
pubblicano e che il Fariseo agisca,agisce e agirebbe e avrebbe agito sempre
nella legittimità dell'antico patto è rivelato dallo stesso evangelista Luca al
capitolo 16 versetto 14
I farisei ascoltavano tutte queste cose e si beffavano di lui
e conviene a questo punto lasciar parlare in
materia un fariseo doc l'apostolo Paolo
nella lettera ai Filippesi al cap 3 versetto 6
come una sorta di carta di identità teologica e spirituale del fariseo stesso
“circonciso l'ottavo giorno, della stirpe
d'Israele, della tribù di Beniamino, ebreo da Ebrei, fariseo quanto alla legge;
[6]quanto a zelo, persecutore della Chiesa; irreprensibile quanto alla
giustizia che deriva dall'osservanza della legge.”
Insomma sarebbero rimasti impermeabili alla stessa
parabola e di più l’avrebbero letta come un discorso empio di un empio..Un
ebreo osservante non avrebbe mai potuto né narrarla né condividerla…Questo è il punto
Quindi i Farisei di per sè non sono i destinatari
storici nè teologici della parabola ..Ne sono la controparte ideale ed etica ma non i destinatari
ecclesiali immediati Infatti la parabola
non avrebbe minimamente spostato alcun fariseo
dalla sicurezza della sua identità .Egli è sempre il santo e il giusto e
non sarà mica un cencioso rabbì vagante
e per di più venuto da Nazareth a
scalfire la sua sicurezza e poi che ridere e ridere ..i suoi discepoli lo
confessano figlio di Dio e Dio egli stesso e risorto dai morti....
No...un fariseo perbene avrebbe alzato le spalle
di fronte alla parabola e avrebbe
continuato la sua "santa" giornata
I destinatari reali teologici e spirituali della
pericope sono da trovare dentro la stessa comunità cristiana immediatamente
apostolica e post-pasquale ovviamente disegnata nella figura del fariseo(I
Vangeli non sono mai documenti storici di tipo diaristico e cronachistico ma
sono documenti della fede di comunitò cristiane già stabilizzate ed organizzata
dopo la resurrezione e credenti nella
Resurrezione di Gesù Cristo Figlio di Dio)
All'interno della sinodia dei discepoli i
destinatari come controparte sono individuati nel gruppo dei giudeo-cristiani
cioè coloro i quali pur non negando l'evento salvifico del Cristo ritenevano
essenziale e fondante per la stessa fede in tale evento il mantenimento totale dei criteri,delle ritualità,delle opere,della
teologia dell'antico Patto come ancora viva e vivificante ..Paolo nella lettera
ai Romani e nella lettera ai Galati chiarisce-e chiude- la questione.
3-Chi sono oggi i destinatari
teologico-esistenziali della parabola.. Chi sono ggi i farisei/giudeo-
cristiani destinatari della parabola..?
E' spiritualmente significativo -a mio avviso-
leggere alcune espressioni del racconto
a) Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra
sé
stando in piedi....Il vocabolo greco -
sthateis-
indica il sicuro di sè ,il ben
piantato.il risoluto...
tra sé - vocabolo greco pros eauton
pare voler indicare che
si parlava addosso- pregava soltanto se medesimo ed era in fondo separato dal resto quasi vicino all'altare(come lo mostra la
zona a sinistra dell'icona collocata alla fine della riflessione)
La
sua resta un'espressione di autoglorificazione.
Egli proclama di seguire attentamente la
legge anche oltre gli stessi precetti della legge e ne pretende merito e
premio E' una teologia delle proprie opere,dei propri meriti,della propria
volontà e della propria iniziativa.Il Fariseo è teologo di se stesso. E questa
teologia delle proprie opere implica una classificazione morale degli
uomini.All'ultimo gradino della scala c'è ovviamente il pubblicano.
Una
teologia della propria autogiustificazione e una religione dell'et...et .Una
religione che cerca di conciliare,armonizzare in una tranquilla razionalità
che non turbi e non inquieti ma rassicuri e renda sereni
Una Religione dell'et...et per cui si è pienamente
e serenamente cristiani dentro- con la gioia e letizia della perfetta
integrazione -le strutture della razionalità umana .Una Religione priva di inquietudine, priva di dubbi,una
religione che si assolve di per sè perchè -nel primato idolatrico dell'armonia
e dell’unità facile facile (quando invece la vera misericordia è l’impietosa chirurgia della verità ) in fondo non conosce la nozione di
peccato per la sua vita e per se stesso.Egli è "perfetto" "mosaicamente duro e puro" "cristianamente realizzato "
Non sto dicendo che le strutture della razionalità
storica siano e sono in malvagità di per
sè ma dico di più : la razionalità della
stessa storia anche nella sua nobiltà, nelle sue virtù,nella sua sacralità è
altra,è diversa,è sempre conflittuale rispetto alla sequela e al discepolato in
Cristo Signore
Non finiremo mai di meditare e a lungo sull’inno
del kerubikòn –con il noto deponiamo ogni affanno della vita
Noi che dei
cherubini misticamente ora siamo icone e alla vivifica trinità l'inno trisagio
cantiamo, deponiamo ogni affanno della
vita... per accogliere il Re dell'universo, invisibilmente scortato dalle
schiere degli angeli. Alleluia, alleluia, alleluia. (tre volte)
Il testo greco presenta la
forza e lo spessore del vocabolo merimnan e Io qui riesco a leggerci na totalità estrema ,un’assoluta non
negozaibilità …Gli impegni e le fatiche ,il quotidiano,la storia stessa ,il
nostro percorso concreto personale e sociale, individuale e collettivo, possono pure essere nobili ma
restano affanno ,restano nel rischio dell’idolatria,el rischio del legame e
della prigionia,del culto egemome e quindi devono essere deposti(apotometa)
E quindi possono essere pure
nella metropoli ..dentro le città ..ogni giorno nel quotidiano.. Da qui se tutti noi e tutte noi riuscissimo a vivere
profondamente come converisone del nostro cuore la stessa liturgia come vita
concreta ,quotidiana,fattiva,in servizio permanente effettivo per esperire che
La veglia liturgica è l'attesa dell'aurora d'un ultimo giorno
b) Il
pubblicano invece, fermatosi a distanza non osava nemmeno alzare gli occhi al
cielo, ma si batteva il petto....
Lontano dall'ara
in posizione a gomitolo quasi fetale...(lo status giuridico sociale del
pubblicano ci è noto..) e con il salmo 39 versetto 13
13 Liberami, o SIGNORE!
Affrèttati in mio aiuto!
Egli ha la piena consapevolezza del suo
peccato,della sua conflittualità davanti a Dio (poiché mi circondano mali senza
numero, le mie colpe mi opprimono e non posso più vedere. Sono più dei capelli
del mio capo, il mio cuore viene meno)
Egli vive l'esperienza dell'umiliazione espressa
nella preghiera più breve della scrittura e nel riconoscimento che solo Dio può liberare dal peccato senza la necessità(spesso essa stessa superba )
dell'analitica casistica dell'elencazione. Siamo nella pienezza
"cristica" e non più vetero testamentaria della forza dei salmi -il
salmo 89
Volgiti, Signore; fino a quando?
Muoviti
a pietà dei tuoi servi.
14 Saziaci al mattino con la tua grazia:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
15
Rendici la gioia per i giorni di afflizione,
per gli
anni in cui abbiamo visto la sventura.
E la totalità del salmo 50.Il pubblicano offre il
sacrificio di giustizia,lo spirito contrito e il cuore umiliato.Egli è figura cristica dell'ecce homo-meglio ancora
del nimfios…dello sposo ..E' convocato all'umiltà perchè Dio è umile...Dio è
kenosis.. Dio E' svuotamento e la gloria di Dio tre volte santo è l'elevazione dalla e sull'estrema
mortificazione.
4- L'idea meglio il vissuto del rovesciamento.
.Tutto nella sequela cristiana a Cristo è coniugato al contrario. Viene
tematizzata e custodita una differenza
tra il senso della vita
Questa differenza va custodita,difesa,
protetta e questo forse è il senso pieno
e profondo del periodo del Triodion e della prossima Quaresima ...custodire e
proteggere la fragilità di questa differenza

