Non è una riflessione né teoretica, né politica, né teologica. Tenta e cerca di essere una meditazione sommessa di etica ecclesiale del rispetto.Ha una precisa controparte: non tanto coloro i quali e coloro le quali pensano da cristiani ortodossi di abitare nell'unica e sola vera chiesa del Signore ed io ,da prete cristiano ortodosso non sono comunque tra questi fratelli e queste sorelle. Questi fratelli e queste sorelle nel momento in cui con determinazione e con carità di convinzione annunciano la loro visione come il loro orizzonte di senso meritano attenzione, ascolto e rispetto pur nell'assoluta non condivisione della loro posizione.
La vera controparte è data da quanti e quante partendo dalla determinazione citata si iscrivono a due Uffici del Grande Fratello orwelliano L'ufficio del rilascio e della revoca della patente di cristiano ortodosso e l'ufficio del rilascio della patente di cristiano “tout court “
Ma anche codesto evento sarebbe sopportabile, pur con molta fatica e molta sana ira
Ma l'evento si coniuga nell'odio e nella violenza verbale verso qualunque revocato e qualunque revocata da decreti dei due citati uffici e con un uso, a mio avviso mistificatorio, della Scrittura e dei testi dei Padri usati decontestualizzati, ritenuti atemporali ed utilizzati come clava e come Kalashnikov verso qualunque “anatemizzato ed anatemizzata” sempre dai due citati uffici
L'odio e la violenza verbale non si possono sopportare e non si devono sopportare. Basta “passeggiare” sulla rete e sui social per verificare l'odio e per constatare che in tempi di pandemia questo odio ecclesiale è aumentato in modo esponenziale sulla questione dei vaccini, dei green pass e sulle normative di confinamento e di distanziamento.
Riusciremo tutti noi a fare pulizia del linguaggio ecclesiale ? Sapremo tutti noi comprendere che determinati vocaboli ed aggettivazioni non soltanto non sono atemporali e non soltanto possono pure essere teologicamente congrui ma nella percezione del cuore degli uomini e delle donne che vivono con noi nelle nostre città restano insulti, offese, violenti epiteti. Già la società degli uomini e delle donne vive nell'odio reciproco in ambito sociale e politico, dobbiamo unire a tale odio ,il nostro odio ecclesiale?
Ma non è buonismo o pia omelia di buone intenzioni. E' una radicale scelta che riguarda ovviamente me stesso come persona, cittadino repubblicano, cristiano e prete cristiano nella tradizione ortodossa e quindi se quei determinati vocaboli ed aggettivazioni, pur potendo essere teologicamente congrui restano nella percezione del cuore degli uomini e delle donne che vivono con noi nelle nostre città insulti, offese, violenti epiteti, essi vanno archiviati perchè negano valori di convivenza civile e di convivenza ecclesiale nel plurale delle genti e delle idee e nel plurale delle confessioni di fede cristiana. Già il plurale....Il plurale che mette in crisi sostanziale ogni pretesa veritativa..Il plurale che a noi cristiani ortodossi fa venire l'orticaria e che esorcizziamo sempre sia in modi gentili sia in modi insultanti..ma la stessa gentilezza se esorcizza per non vedere è una falsa gentilezza, è violenza fine...sottile.. glamour..fascinosa...ma violenza.
La prossima mia riflessione detta a me stesso in primis anche in ovvia modalità autocritica sul vocabolo "eresia" e sull'aggettivazione "eretico"
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.