mercoledì 18 maggio 2022

il clericalismo "di sinistra" ...E' una questione di metodo prima di essere una questione di merito.

 


E' una questione di metodo prima di essere una questione di merito.

Mi è stato chiesto un articolo di impostazione diacronica sull'intero processo ancora in corso, in alcune chiese cristiane, circa il solito problema dell'ordinazione delle donne ai ministeri del diaconato, del presbiterato e dell'episcopato.(e nelle chiese protestanti tradizionali del pastorato e del ministero della predicazione)

Sto consultando una significativa quantità di documenti, relazioni, quesiti, risposte a quesiti, atti di convegno, testi teologici e pastorali e resoconti di iniziative propulsive per realizzare l'ordinazione delle donne.


Ad oggi ho la sensazione e la percezione che coloro i quali e coloro le quali chiedono in modo determinato (magari anche gradualmente) la conclusione positiva di questo processo nelle chiese che ancora rifiutano tale ipotesi, siano e stiano in una posizione di contraddizione interna, di profonda contraddizione interna. Essa si sostanzia nella legittimazione storico-teologica delle loro richieste con un lavoro di ricerca di prove documentali per cui, ad esempio,  almeno fino all'XI secolo il diaconato femminile (ma non il sacerdozio) esisteva nella Chiesa di Roma accompagnato ad una fatica esegetica di interpretazione  di testi biblici, patristici e di documenti conciliari.

La contraddizione interna: si chiede che l'ordinazione delle donne pensata come rottura del sistema ministeriale maschile riceva da esso legittimazione ed autorizzazione.

E' la continua questione di ricercare,per avere dignità e senso ecclesiale, l'ermeneutica della continuità con l'ampio effetto paradossale e di eterogenesi dei fini che la (a questo punto presunta) novità primaverile ecclesiale nello Spirito Santo da parte e con "l'altra metà del cielo" si svilisca  e si svilisce in una sorta o di ampliamento della gerarchia o della creazione di una sorta di gerarchia parallela sempre quindi nell'ottica del clero come "persone messe a parte" A questo punto "l'altra metà del cielo"  dovrebbe fare spietata autocritica. 

E in questa ricerca ad oggi mi resta la domanda:  perchè mai si deve ricorrere all'ermeneutica della continuità? E ritengo che tale domanda debba essere posta ad altre richieste di novità ecclesiale. E si aggiunge una piccola e sommessa pro-vocazione "Ma lo Spirito parla solo nel codice dell'ermeneutica della continuità e Gli/le è proibito (e da chi?) parlare nel codice dell'ermeneutica della discontinuità? 



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