lunedì 29 agosto 2022

Buone Pratiche di Resistenza ..ARTICOLO 3 DELLA COSTITUZIONE REPUBBLICANA



Note
(1) Nella prospettiva giuridica qui adottata, l'eguaglianza si può sintetizzare anzitutto nella parità formale tra tutti i cittadini, inibendone così discriminazioni. Essa si raccorda idealmente all'art. 1 della CEDU; vengono quindi in seguito specificati i singoli divieti (le mancanze di distinzioni di cui al termine del primo capoverso) cui ancorare una effettiva tutela del pari trattamento.
(2) Come anticipato, per legge è da intendersi ogni fonte disciplinante il complesso dei diritti da tutelarsi, ivi comprese quelle comunitarie (art. 20 CEDU). Le leggi che introducono differenziazioni tra categorie o situazioni sono sottoposte ad una valutazione di conformità a Costituzione in riferimento all'articolo qui in esame (così Bartole-Bin sub Commentario breve alla Cost.).

(3) Eguaglianza comprende altresì il divieto di discriminazione, ed il dovere di imparzialità, alla luce del canone di razionalità: particolare rilievo assumerebbero le "condizioni personali e sociali", che avrebbero la loro radice in ragioni soggettive indefinite e quindi più facilmente eludibili. Sarà compito del Giudice costituzionale sancire eventuali disparità.
(4) La salvaguardia e l'effettiva tutela di cui al secondo comma, qui in esame, prevede altresì il trattamento differenziato di situazioni diverse; la complessità spesso crea diseguaglianze latenti, ma che esigono trattamenti razionali e paritari, onde non sconfinare in diseguaglianza di fatto. Detti trattamenti saranno possibili solo se riconducibili ad analoghi principi ispiratori: il monito è al legislatore, per attivarsi in varie direzione, soprattutto per i cosiddetti diritti sociali.
Diversamente, quindi, dovranno applicarsi i meccanismi del giudizio di eguaglianza e del giudizio di ragionevolezza: ossia, la verifica della giustificatezza di una differenziazione normativa o di una assimilazione costituzionalmente possibile



venerdì 26 agosto 2022

Buone Pratiche di resistenza. Tratto da " PENSIERO RIBELLE COME PENSIERO ANTI-TOTALITARIO" in Meditazioni sul Crinale



Il Pensiero Totalitario si sviluppa per Maggioranze e per ed attraverso un Sentire Maggioritario; essere maggioranza è ciò che realmente conta, essere entro il pensarsi della maggioranza e come maggioranza anche quando non lo si è. Il Pensiero Totalitario è trasversale alla destra ed alla sinistra, è intimamente e subdolamente violento poiché ha origine nella Negazione dell’Altro, è un Principio d’Ordine e d’Odio che rende servi ed inclina alla “Banalità del Male” ed a trasformare dei padri di famiglia, delle madri, dei ragazzi e delle ragazze in “volenterosi carnefici” dell’Ebreo di turno, ovvero del Soggetto Minoritario che incrina le certezze dell’Eguaglianza Maggioritaria. Il Pensiero Ribelle nasce ed ha la sua origine in quell’assoluta minoranza che sono io, la mia corporeità costretta nelle catene di una morale obbligatoria o della trasgressione obbligatoria, pianificata, maggioritaria, dalla mia esperienza di negazione oggettiva e soggettiva nasce, origina, esplode il Pensiero Ribelle. Il Pensiero Ribelle non è violento e quando diviene violento lo è per reazione alla violenza che sulla Soggettività Ribelle viene esercitata in modo strenuo dalla Soggettività Totalitaria.



domenica 21 agosto 2022

Pratiche di Resistenza.. L'eleganza di Sara Cassandra nel mandare ....





Sì, osservare i meccanismi della natura è essenziale. Quando qualcuno cercherà di sputarti veleno addosso, saprai come trasformarti in una mirabile ventata.

Sara Cassandra..






venerdì 19 agosto 2022

Buone pratiche di resistenza. L'articolo 24 della Costituzione e l'ethos costituzionale di Meuccio Ruini





Dispositivo dell'art. 24 Costituzione

Tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi [cfr art 113 Costituzione].La difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento [86, 87 c.p.c.; 96 ss. c.p.p.].Sono assicurati ai non abbienti, con appositi istituti, i mezzi per agire e difendersi davanti ad ogni giurisdizione [98 c.p.p.] La legge determina le condizioni e i modi per la riparazione degli errori giudiziari [571, 572, 573, 574, 643, 644, 645, 646, 647 c.p.p.]

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Relazione al Progetto della Costituzione

(Relazione del Presidente della Commissione per la Costituzione Meuccio Ruini * che accompagna il Progetto di Costituzione della Repubblica italiana, 1947)


24 L'enunciazione dei diritti civili è completata da principî, alcuni dei quali potevano sembrare indiscutibili; ma l'esperienza amara ammonisce di trincerarli nella costituzione: il diritto di agire e difendersi in giudizio, di non essere distolti dal giudice naturale o puniti con legge retroattiva. Vietate le pene crudeli e disumane, la prima costituzione repubblicana d'Italia sancisce il principio dell'abolizione della pena di morte, che in molti sensi può dirsi italiano, e che, ribadito nelle fasi e nei regimi di libertà del nostro paese, è stato rimosso nei periodi di reazione e di violenza.

*https://it.wikipedia.org/wiki/Meuccio_Ruini

L'opposizione al fascismo

Nettamente avverso al fascismo, Ruini avviò una coraggiosa campagna contro il regime dalle colonne del quotidiano Il Mondo. Nel novembre del 1924, pur non essendo parlamentare, si unì alle opposizioni durante la secessione dell'Aventino e aderì quindi all'Unione Nazionale di Giovanni Amendola. Nel 1927 fu estromesso dal Consiglio di Stato, costretto ad abbandonare tutte le attività politiche e privato dell'esercizio dell'avvocatura e dell'insegnamento[3], vivendo di una modesta pensione. Si dedicò allora principalmente agli studi storici.[2]


Nel 1942 fondò in clandestinità, con Ivanoe Bonomi, il partito della Democrazia del Lavoro di cui fu anche segretario. Alla caduta del fascismo fu tra i promotori del Comitato delle forze antifasciste e poi del C.L.N. in rappresentanza di Democrazia del Lavoro. Entrò a far parte della Consulta nazionale.[1]

Fu ministro senza portafoglio nel Governo Bonomi II (giugno-dicembre 1944) e ministro dei lavori pubblici nel Governo Bonomi III (dicembre 1944-giugno 1945). Fu poi ministro per la Ricostruzione delle Terre liberate dal nemico nel governo Parri (giugno-dicembre 1945). Dal gennaio del 1945 era intanto diventato presidente del Comitato interministeriale della ricostruzione (CIR) e presidente del Consiglio di Stato, che presiedette sino al raggiungimento dei limiti d'età, il 14 dicembre 1947[5]. Suo consigliere economico nonché capo di gabinetto fu il giovane economista Federico Caffè.

Deputato alla Costituente

Il 2 giugno 1946 fu eletto deputato all'Assemblea Costituente, e divenne presidente della "Commissione dei 75", incaricata di redigere il testo costituzionale. Gli fu riconosciuta, da presidente della Commissione dei 75, la dote di mediatore tra le diverse istanze politiche e sociali che si manifestarono durante la stesura della Costituzione. 

https://www.brocardi.it/costituzione/parte-i/titolo-i/art24.html

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https://www.brocardi.it/costituzione/parte-i/titolo-i/art24.html

Ratio Legis

La norma in esame garantisce l'eguaglianza tra tutti i cittadini (3 Cost) e, soprattutto, preserva la pace tra i consociati perchè impedisce che essi si facciano giustizia da sè (v. 392, 393 c.p.).


Spiegazione dell'art. 24 Costituzione

La norma costituzionale in esame pone i principi base della tutela giurisdizionale, sancendo che tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti, che la difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento, che a tutti sono forniti i mezzi per potersi difendere e, da ultimo, una riserva di legge al fine di disciplinare la riparazione degli errori giudiziari.

I diritti inviolabili di difesa giudiziaria, basati sul principio di uguaglianza, riconoscono a tutti la possibilità di ricorrere al sistema giudiziario in condizioni di parità e di essere giudicati da giudici imparziali.


Il diritto alla difesa è inviolabile ed universale, costituendo il fulcro di ogni sistema democratico. Non è possibile limitarlo o eliderlo in alcun modo, nemmeno mediante procedimenti di revisione costituzionale.

Corollario di tale tutela è l'obbligo di assistenza da parte di un esercente la professione legale, e la possibilità di poter partecipare effettivamente al processo.


La legge ordinaria ha dato attuazione a tale diritto con diverse disposizioni, da ultimo il D.P.R. 30 maggio 2002, n. 115. In passato esso aveva scarsa possibilità di garantire effettivamente tutela ai meno abbienti, sia perchè il limite reddituale per accedervi era elevato sia perchè si trattava di un ufficio obbligatorio ma onorifico per gli avvocati. Dapprima, con la l. 30 luglio 1990, n. 217 lo Stato si fece carico del costo economico e quindi con il D.P.R. 115/2002 si è assistito ad una svolta incisiva in materia, nonostante da più parti se ne invochi, ad oggi, una riforma. A livello comunitario il diritto di difesa dei meno abbienti è sancito dall'art. 47 comma 3, della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea.

La partecipazione al processo deve assicurare un corretto contraddittorio e deve svolgersi con la completa parità delle armi tra i soggetti partecipanti, sia nella fase di ammissione delle prove sia, più in generale, nello svolgimento dell'intero giudizio.


Nell'atto di garantire a tutti la tutela giurisdizionale, la Costituzione accorda tutela risarcitorio alla vittima di errori giudiziari. La disciplina in merito è contenuta nella L. 89/2001 (c.d. “Legge Pinto”). Una delle questioni connesse alla riparazione per errori giudiziari è quella della responsabilità civile dei magistrati, disciplinata dapprima con la l. 13 aprile 1988, n. 117 (c.d. legge Vassalli) e, da ultimo, con la l. 27 febbraio 2015, n. 18.



martedì 16 agosto 2022

Buone pratiche di Resistenza---La passione, manifesto e antidoto alla mediocrità







Scrive il poeta maledetto Charles Baudelaire che la passione è la forza primigenia e rivoluzionaria che spinge il nostro corpo e la nostra mente a cercare l’Elevazione. 
In psicoanalisi, Sigmund Freud ne offre una definizione illuminante: la passione basilare da cui dipende l’azione dell’uomo prende il nome di libido.

Comunque la si voglia coniugare, la passione è una sorta di manifesto di coloro che non vogliono arrendersi alla mediocrità dei luoghi comuni, alla logica mielosa del pensiero dominante o del politicamente corretto, alla totale mancanza di slanci appassionati. Essa aiuta a uscire dagli schemi, a declinare sentimenti, spiritualità, conoscenza, piaceri sensoriali, impegno civile.

Ci aiuta a dare luce alla nostra vita, a mostrarci la strada per cambiare il mondo. Ci offre la chiave di lettura di concetti dalla difficile definizione – come, ad esempio, la bellezza – perché, laddove non si riesca a trovarla, la passione ci spinge a raggiungerla.

Nello strampalato uso che la comunicazione dei media fa della nostra nobile e bellissima lingua, il concetto di passione è ormai riferito quasi esclusivamente al contatto fisico come rappresentazione corporea delle nostre pulsioni amorose. Ma è riduttivo.

Prendiamo il mondo in cui viviamo. Se ci sembra che vada al contrario, è perché ha annullato le passioni, i significati del piacere collettivo, ha mortificato la gioia dello stupore di fronte alle novità. Il progresso tecnologico è frutto della passione dello scienziato, del fisico, del matematico. Ma l’inarrestabile flusso quotidiano delle novità ne banalizza il senso.

Così accade nella musica. Diceva Sting una quarantina d’anni fa: viviamo in una zona del tempo passeggera; arriveranno i nuovi Beatles e la musica tornerà a essere gioia, arte popolare. Non è accaduto perché in questi quattro decenni i giovani hanno sviluppato interessi verso asset culturali e passatempo che escludono la musica come ricerca di novità, di pulsioni forti. Che non richiedono il gusto della passione.

E pensare che solo la passione può trasformare un hobby in un lavoro, perché prima che diventi tale comporta sacrifici, rinunce, privazioni economiche. E senza l’aiuto della passione risulta quasi impossibile sopportare il peso di un’esistenza che agli inizi sembra non avere prospettive. La passione è la ragione di vita dell’intellettuale. Umberto Eco ne aveva fatto il senso della sua continua inesauribile ricerca del sapere. “L’Osservatore Romano” ha riconosciuto la cifra della sua vastissima, multiforme produzione letteraria in «un desiderio vorace, instancabile, bulimico di conoscere, leggere, approfondire, attingendo direttamente alle fonti».

E infine, che cosa può rappresentare la passione per l’uomo comune? Il senso della vita. Se viene a mancare, perdiamo il significato delle nostre giornate, delle nostre stesse azioni, riducendo così il passare del tempo a una misera declinazione dell’ovvio.



di Fabio Santini

lunedì 8 agosto 2022

Buone pratiche di resistenza--DECALOGO PER COME DIFENDERSI DALLA REALTÀ E RESTARE COI PIEDI PER TERRA




il testo intero sta in   autore Massimo Crispi *


Vediamo un po’ come non farsi sopraffare dalle angosce che in questa mezza estate 2022 si annidano oscure e minacciose, pronte a scatenarsi sopra di noi. Almeno proviamoci.


1) Spegnete il televisore. Non vi serve.

2) Spegnete il telefono o accendetelo solo quando dovete telefonare.

3) Guardate il cielo.

4) Sarà meglio che impariate a cucinare, perché non potrete farvi selfie provocanti per sempre.
(Anonimo)

5) Leggete.

6) Ascoltate la radio.

7) Andate più spesso nei giardini, a passeggiare.

8) Coltivate qualche piantina sul vostro balcone, anche se dite di non avere il pollice verde.

9) Smettete di sentirvi in colpa per qualsiasi cosa.

10) Fate l’amore.

Dopo un mesetto di questo training, fatemi sapere come va. Credo che avrete le idee più chiare anche per chi mandare a quel paese alle prossime elezioni.


*Massimo Crispi è démodé. Un démodé alla moda, forse, o più probabilmente decide lui la sua moda del momento. Com'è démodé, in un mondo dove "oggi anche il cretino è specializzato", come notava Ennio Flaiano qualche anno fa, interessarsi a molteplici cose e provare a metterle insieme in una narrazione con un senso, dimostrando che forse i punti di vista possono essere più di quanti si immaginino. Cosa c'è di più démodé? In questo suo mondo démodé Massimo Crispi si gode una gran pace, il rumore di fondo certamente c'è ma resta fuori. Scrittore, saggista, giornalista, cantante classico e meno classico, fotografo, giardiniere, cuoco e molte altre amenità che non risparmia a sé stesso né a coloro che ama (e che talvolta lo riamano), adora costruire ponti tra gli incontri che la vita gli pone sulla strada. Ed è un suo vezzo lasciare tracce, per chi voglia approfondire, naturalmente. Dalla Sicilia delle origini a Bologna, Venezia, Milano, Parigi, Barcellona, Firenze e ai mille posti dove hanno posato le sue sacre piante le sue narrazioni sono come le briciole di Pollicino. Chi vuol seguirle, le segua.