martedì 11 ottobre 2022

Buone Pratiche di Resistenza. Introduzione al cinismo Condividi di Roberto Brigati *

Introduzione al cinismo - Roberto Brigati - copertina


Descrizione


C'è stato un tempo in cui «cinico» era una parola di apprezzamento. Questa può essere una sorpresa perfino per chi ha una preparazione filosofica, perché coloro a cui per primi fu applicata la qualifica sono finiti ai margini anche della storia della filosofia, per motivi che il libro tenterà d'indagare. Di certo quando questo termine ricorre nel quotidiano non si pensa per prima cosa a un filosofo, anche se nella memoria può esserci da qualche parte la figurina più o meno sbiadita di Diogene nella sua botte o in giro con la sua lampada in pieno giorno. Nondimeno il cinismo non fu un episodio: il movimento fu attivo fino alla fine dell'evo antico, in tutto il mondo mediterraneo, e con un numero di adepti che ha fatto parlare di «fenomeno di massa». Molti dei suoi schemi sono filtrati nello stoicismo, ma anche nella predicazione cristiana delle origini. Per tutta l'età medievale e moderna, fino all'Illuminismo, il cinismo ha mantenuto una folta schiera di ammiratori, per essere poi in gran parte dimenticato. Dagli anni Ottanta, c'è stato un risveglio d'interesse per la filosofia cinica, ma la sua eco in Italia è ancora limitata. Questo volume si propone d'inquadrare il cinismo antico e di esplorare la sua eredità nella cultura europea. Lungo questo itinerario dovrebbe emergere quanto sia inestimabile il contributo che il cinismo ha dato alla costruzione della figura occidentale dell'intellettuale - e del suo rovescio: l'anti-intellettuale, l'insubordinato, il trasversale, l'apocalittica

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Per questo i cinici sono «personaggi urbani e mondani»: un cinico solitario, un eremita, non ha alcun senso, l’eremita si isola per non farsi distrarre dal suo desiderio di Dio, mentre un cinico solitario, che se non crede nella regalità di Alessandro tantomeno può credere in quella divina, è solo una figura miserabile. La natura, per il cinico, non è un passato perduto da recuperare (come invece vogliono fare i reazionari di tutti i tempi), è piuttosto una natura sempre di nuovo da immaginare e reinventare:

Non si tratta di “tornare” alla natura: difatti non si assiste al “ritiro dal mondo” (anachrēsis) che sarà del monachesimo. I cinici non abbandonano la città per il deserto né per luoghi più o meno incontaminati. Il primitivismo, se c’è, non è strutturato in senso storico né ecologico; e la “natura”, se c’è, è da raggiungere attraverso l’ascesi. […] Il “ritorno” alla natura è quindi in primo luogo un rifiuto morale della città e della sua forza normativa. Senza bisogno di allontanarsene, il cinico ne sospende la vigenza e istituisce una prima forma quantomeno negativa di cosmopolitismo: alla domanda identitaria, “di che città sei”, Diogene risponde kosmopolites, e Cratete alla stessa domanda risponderà “concittadino di Diogene”, a indicare uno stesso atteggiamento d’indifferenza ai vincoli nazionali e al nomos localistico (Brigati 2022, p. 137).


 come dice il maestro di Diogene, Antistene «chi teme gli altri è uno schiavo, anche se non lo sa» (ivi, p. 55). Il cinico non teme gli altri, nel senso che non ha bisogno dello sguardo riconoscente dell’altro. Per questo il suo modello è il cane, cioè l’animale, che è animale proprio perché la sua esistenza non ha bisogno delle istituzioni:

In questo quadro retorico e scenico va compresa la sfrontatezza cinica. Sono le sue due dimensioni, una “autarchica” e l’altra “parresiastica”. In primo luogo la vergogna (aidōs) è una forma di dipendenza dallo sguardo altrui, eventualmente oggettivato sotto forma di principi interiorizzati. […] E cedere al ricatto della vergogna è un venir meno all’imperativo morale della cura di sé: “Quando dai ascolto (phrontizēs) a un altro, non ti curi di te” […]. Perciò la presa di coscienza cinica implica l’anaideia, l’abbandono di ogni pudore. Di qui l’esibizione dei comportamenti intimi: Diogene è avvezzo a “fare tutto in pubblico, sia gli affari di Demetra sia quelli di Afrodite”, cioè i pasti e il sesso […]. Ciò introduce l’altra motivazione essenziale dell’anaideia, cioè “il principio della non dissimulazione” come lo chiama Foucault […], che si collega al tema della parrhēsia e ne costituisce in qualche modo l’aspetto corporeo (ivi, p. 162). 

sta in 

Il gesto cinico

Introduzione al cinismo di Roberto Brigati.

autore. FELICE CIMATTI




 


* Roberto Brigati 
insegna Filosofia morale presso l’Università di Bologna, dove ha creato il gruppo interdisciplinare di studi “de morbo” su malattia, disabilità, corporeità. Le sue ricerche si occupano di antropologia filosofica, teoria della giustizia, filosofia della psicologia e della psicoanalisi, teorie della malattia e della definizione di normale/patologico, particolarmente in connessione con la malattia cronica e la disabilità. Tra le sue opere recenti segnaliamo: Il giusto a chi va. Filosofia del merito e della meritocrazia (Bologna 2015); Introduzione al cinismo (Bologna 2022).

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