lunedì 29 agosto 2016

IL MANIFESTO DEL CONTADINO IMPAZZITO


Risultati immagini per immagini del manifesto del contadino impazzito

IL MANIFESTO
DEL CONTADINO IMPAZZITO 

libero adattamento del Manifesto di Wendell Berry  

Se amate il guadagno facile,
l’aumento annuale di stipendio,
le ferie pagate.
Se desiderate sempre più cose prefabbricate,
se avete paura di conoscere i vostri vicini di casa,
se avete paura di morire….
allora nemmeno il vostro futuro
sarà più un mistero per il potere,

la vostra mente sarà perforata in una scheda
e messa via in un cassettino.
Quando vi vorranno far comprare qualcosa
vi chiameranno,
quando vi vorranno far morire per il profitto
ve lo faranno sapere.

Ma tu, amica, amico, ogni giorno,
fai qualcosa che non possa entrare nei loro calcoli.

 

Ama la Vita. Ama la Terra.
Ama qualcuno che non se lo merita.
 

Conta su quello che sei e riduci i tuoi bisogni.
Fai qualche piccolo lavoro gratuitamente.
Non ti fidare del governo, di nessun governo,
e abbraccia gli esseri umani,
nel tuo rapporto con ciascuno di loro
riponi la tua speranza politica.
Approva nella natura quello che non capisci
e loda questa ignoranza,
perché ciò che l’uomo non ha razionalizzato
non ha distrutto.
Fai le domande che non hanno risposta.
Investi nel millennio,
Pianta sequoie. 

 
Sostieni che il tuo raccolto principale
è la foresta che non hai piantato
e che non vivrai per sfruttare.
Afferma che le foglie quando si decompongono
Diventano fertilità:
Chiama questo “profitto”.
Una profezia così si avvera sempre. 

 
Poni la tua fiducia
nei cinque centimetri di humus
che si formeranno sotto gli alberi
ogni mille anni.

Metti l’orecchio vicino e ascolta
I bisbigli delle canzoni a venire.
Sii pieno di gioia,
nonostante tutto,
e sorridi,
il sorriso è incalcolabile.
 

Finché la donna non si svilisce nella corsa al potere,
 ascolta la donna più dell’uomo. 
 

Domandati:
questo potrà dar gioia alla donna
che è contenta di aspettare un bambino?
Quest’altro disturberà il sonno della donna
vicina a partorire?
Vai col tuo amore nei campi.
Stendetevi tranquilli all’ombra.
Posa il capo sul suo grembo…
e vota fedeltà alle cose più vicine al tuo cuore.

Appena vedi che i generali e i politicanti
riescono a prevedere i movimenti del tuo pensiero,
abbandonalo.
 
Lascialo come un segnale per indicare
la falsa traccia,
la via che non hai preso.
 
Sii come la volpe che lascia molte più tracce del necessario,
alcune nella direzione sbagliata.

 
Pratica la Resurrezione


mercoledì 17 agosto 2016

Quando si dice lavorare in sinergia e per squadra !!!!!!






Ore 7.30/7.40 di oggi Mercoledi 17 agosto 2016. La prima parte delle ferie è già andata(ed è andata benissimo..con mia moglie,mio figlio,mia nuora e la comandante in capo la mia amatissima nipotina e con la presenza orante per le domeniche,per le vigilie e per le grandi feste della Trasfigurazione del Cristo sul Tabor e della Domitio Virginis  del popolo di Dio della mia parrocchia con il mio giovane parroco a presiedere)...Si ritorna in Direzione Amministrativa ,si ritorna al mio liceo  sapendo bene cosa mi e ci attende: il delirio totale dell'applicazione finale della legge 107/2015..quella si proprio quella della buona scuola..la scuola tosco-etrusca e faraonica..

Con tale ansia per il delirio e con il cuore colmo di gioia perchè con mia moglie siamo stati ben 21 giorni con la comandante in capo..."usi ad obbedir tacendo e a tacendo morir ..." sono alla fermata del noto bus della linea 106 quasi sotto casa mia per essere presente a scuola in orario serio e coerente con la professionalità di un Direttore Amministrativo che ,al massimo, resterà in servizio solo per due anni..E saranno gli anni del delirio tosco-etrusco e faraonico...

Alla fermata del bus è presente una squadra di operai dell'Azienda Municipalizzata AMAT ,una squdra di quattro operai  con una scala,una sorta di righello abbastanza lungo e un pacco di manifesti  AMAT e stanno lavorando sul tabellone AMAT e un grande contenitore di colla e un pennello oltremodo bastevole(chissà perchè  la nostra lingua nazionale  chiama un pennello di tale genere "pennellessa" )

Comprendo subito:Finalmente dopo quasi un anno dal cambiamento di itinerario di alcune linee e dall'eliminazione di alcune linee e di alcuni percorsi l'Amat  ha deciso  di informare dentro gli appositi tabelloni presenti ad ogni fermata  i cittadini e gli utenti delle novità previste dai mutamenti e dai cambiamenti..Per quel che mi rigurda ad esempio ..finalmente  saprò che la linea 107 non transiterà  più lungo l'asse  Roccaforte-Politeama  ma al suo posto è da quasi un anno subentrata la linea 106.

Finalmente saprò..quel che ho saputo un anno fa e per altre procedure

Ma neppure questo è il punto..

La squadra al lavoro è -per i miei 15/20  minuti di attesa- uno spettacolo nello spettacolo AMAT

Il lavoro si svolge per la seguente modalità:

a) l'operaio A tiene la scala saldamente ..una normalissima scala di tipo casalingo..non pensiamo che sia una scala a norma di sicurezza per i luoghi di lavoro...

b) l'operaio B sale sulla scala e con la pennellessa e la colla colloca  un grande foglio  bianco sopra il tabellone precedente ormai desueto  e poi scende dalla scala

c) L'operaio C utilizza la scala e con il citato righello abbastanza lungo allinea e toglie le possibili increspature prodotte dall'aver(il suo collega operaio B) collocato il grande foglio  bianco.. Alla fine di questa scientifica operazione (nella nostra lingua nazionale si direbbe "di appattamento" e/o di "appareggiamento") l'operaio B gli consegna di nuovo la pennellessa imbevuta di colla e l'operaio C spalma sul tabellone bianco la citata pennellessa.Scende dalla scala

d) Finalmente l'operaio D utilizza la scala e colloca il nuovo tabellone della riforma (si fa per dire ...riforma...) ..e con il famoso righello che il collega C gli fornisce anch'egli compie l'operazione di "appattamento"

Hanno impiegato 20 minuti..ed infatti alle 8.05 si presenta il bus 106 ed io posso recarmi a scuola

La squadra di ben 4 elementi(ciascuno con il suo bravo segmento lavorativo...quello suo sicuramente previsto da contratto e da precise garanzie sindacali) continuerà il lavoro per ben altri 14 tabelloni lungo l'asse  Roccaforte/Parlatore  per almeno tre ore...

Quando si dice lavorare in sinergia e per squadra !!!!!!


giovedì 11 agosto 2016

in Parrocchia Il mistero dell'Olio Santo



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Vigilie delle Grande ed Augusta Festa della Dormitio Virginis. In Parrocchia è prevista la celebrazione del Santo Mistero dell'Olio Santo per tutti noi e tutte noi ammalati nel corpo e nel cuore. Sono già lungo la piccola salita delle Mura di San Vito che affronto adagio adagio con la mia stampella..i cubetti di porfido  sono infidi e pericolosi..quindi occorre stare attento. Incontro per primo il giovane parroco di Ragusa che è venuto per concelebrare insieme, giovane e da appena due settimane papà per la terza volta,il piccolo Serafim terza corona delle corone nuziali di questa famiglia .

In Parrocchia fervono con gioia e con zelo gli ultimi preparativi e  ciascuno dei parrocchiani presenta al mio giovane parroco la sua offerta dell'olio e tutto l'olio così offerto viene posto tutto insieme dentro un sobrio ed austero contenitore ..L'olio di tutti per tutti e per tutte presentato alla santificazione di Dio tre volte santo .Il popolo santo offre sempre le sue primizie a Dio tre volte santo  e in diversi casi è veramente l'obolo della vedova come racconta la parabola evangelica

E mentre il giovane parroco di Ragusa insieme con il prete sciancato e con il coro inizia con  il canone preparatorio per e della celebrazione del Santo Mistero ,il popolo santo di Dio in una lunga serena processione consegna al mio giovane parroco  uno per uno,ed una per una  la candela della preghiera e dell'intercessione e la carta dei nomi dei vivi da ricordare per e in questo Santo Mistero per la guarigione di tutti noi e di tutte noi ammalati nel corpo e nel cuore

E' il mistero santo proclamato nel Nuovo Testamento da Giacomo,fratello di Dio nella sua lettera

" Chi è malato, chiami a sé i presbiteri della Chiesa e preghino su di lui, dopo averlo unto con olio, nel nome del Signore. E la preghiera fatta con fede salverà il malato: il Signore lo rialzerà e se ha commesso peccati, gli saranno perdonati. Confessate perciò i vostri peccati gli uni agli altri e pregate gli uni per gli altri per essere guariti. Molto vale la preghiera del giusto fatta con insistenza."

Ciascuno di noi prega per ciascuno di noi...incessantemente .. Il continuo e santo segnarsi di croce scudo e baluardo ,la costante invocazione alla Madre di Dio...avvocata e difesa....

 
"Facendo memoria della tuttasanta, intemerata , più che benedetta, gloriosa Sovrana nostra Madre-di-Dio e semprevergine Maria insieme con tutti i santi, affidiamo noi stessi e gli uni gli altri e tutta la nostra vita a Cristo Dio....Pe Preasfînta, curata, preabinecuvîntata, mărita stăpîna noastră, de Dumnezeu Născătoarea şi pururea Fecioara Maria, cu toţi sfinţii pomenindu-o, pe noi înşine şi unii pe alţii şi toată viaţa noastră lui Hristos Dumnezeu să o dăm."

 ....siamo tutti insieme..ci si difende insieme dalle tribolazioni e dai dolori del corpo e del cuore..e quando qualcuno cade,il fratello lo aspetta,prega e lo aiuta a rialzarsi...Risuona forte e lo sente e lo si percepisce in questo santo popolo di Dio la certezza che i cristiani non giudicano ma presentano anafore ed offerte gli uni per gli altri...Non Giudicare...Pregate senza interruzione..

E durante il canone preparatorio non  c'è solo la processione per consegnare candela e carta di preghiera al mio giovane parroco ma l'altra continua processione al centro della Chiesa dove sono stati con semplicità ma con forza collocati il Vangelo e la Croce..Ed anche qui  uno dopo l'altro,una dopo l'altra, una continua triplice metania ,il bacio del Vangelo e il bacio della Croce e poi come ogni domenica l'itinerario della venerazione delle icone ..Il Sovrano..La Madre di Dio..San Caralampo..San Nicola.San Giovanni Battista...Santa Parasceve... ...

 E tutto questo la Santa Chiesa lo comunica a tutti noi e a tutte noi quasi alla fine del canone con


Esapostilario, Tono 4°
Rivolgi il tuo occhio, o Buono, con misericordia alla preghiera di noi che oggi ci siamo riuniti nel tuo santo tempio e ungi con l'olio divino i tuoi servi infermi.


Il canone è terminato....La Celebrazione del Santo Mistero  e nel silenzio di tutti e di tutte per sette volte risuona la preghiera sull'olio:

 
"O Signore, che nella tua misericordia e indulgenza guarisci le afflizioni delle anime e dei corpi nostri, santifica, o Sovrano, quest'olio, perché diventi per quelli che ne vengono unti guarigione e liberazione da ogni sofferenza, da ogni macchia di corpo e di spirito e da ogni altro male; affinché anche in questo sia glorificato il tuo santissimo nome, del Padre, del Figlio e del santo Spirito, ora e sempre, e nei secoli dei secoli. Amen." 

La lunga serie delle sette letture apostoliche e dei sette brani del Vangelo(questo ritmo settenaraio...sn dalla creazione del mondo...tutti in attesa dell'Ottavo Giorno della Resurrezione...perchè quanti siete stati battezzati in Cristo..di Cristo vi siete rivestiti...La nenia dolce e spesso struggente delle sette preghiere  di benedizione ed unzione subito dopo il Vangelo e alla fine di ciascuna di esse..mentre il sacerdote che ha cantato il Vangelo e recitato la preghiera sta di fronte il presbiterio rivolto con il santo popolo verso Oriente..verso La  Luce..Luce da Luce...gli altri due presbiteri ungono mani e fronte di ciascuno e di ciascuna dei presenti..nel nome santo della Trinità  il Padre,il Figlio e il Santo Spirito ...

Al prete sciancato in particolare è capitato(lungo il turno tra tre preti) di cantare il Quinto Vangelo (la parabola delle Dieci Vergini...Matteo 25,1-13 ) e poi fare i conti con la propria vita recitando la quinta preghiera lunga,forte, aspra,uno schiaffone che Dio in modo paterno e salutare dà al prete sciancato e al prete sciancato ancora ora risuona parte di questa preghiera come ,ancora una volta, la presenza del Signore che gli dice di ricordarsi seriamente e veramente di essere prete 


"Tu che hai chiamato me, misero, peccatore e indegno tuo servo, invischiato in molti peccati e immerso nei piaceri carnali, a questo santo ed eccelso grado del sacerdozio e ad entrare nei penetrali del santuario, nel Santo dei Santi, ove gli angeli santi desiderano affacciarsi, e ad udire la voce evangelica del Signore e Dio, e ammirare coi propri occhi la santa Offerta, e gustare la divina e sacra Liturgia. Tu che mi hai reso degno di celebrare i tuoi celesti misteri e offrirti doni e sacrifici per i nostri peccati e per le mancanze del popolo, e intercedere per le tue pecore spirituali, affinché per la tua copiosa e ineffabile misericordia cancelli i loro peccati. Tu, o re veramente buono, ascolta la mia preghiera in quest'ora e in questo santo giorno, e in ogni tempo e luogo, e sii attento alla voce della mia supplica."

E' sempre lo stesso invito,la stessa musica suonata dal Signore Dio nella vita del prete sciancato
"Cerchiamo di essere preti.." 

E dopo le sette unzioni,le sette unzioni trinitarie, il popolo santo di Dio tutto verso Oriente e tutto in metania viene coperto dall'epitracheilon/stola dei tre presbiteri mentre il mio giovane parroco squaderna quasi sulla testa di ciascuno il libro dei Vangeli...e annuncia a tutti e a tutte la misericordia di Dio


"O Re santo, ricco di bontà e di misericordia, Signore Gesù Cristo, Figlio e Verbo del Dio vivente, che non vuoi la morte del peccatore, ma che si converta e viva, non impongo la mia mano peccatrice sulla testa di colui(colei) che con peccati si avvicina a te per chiedertene per mezzo nostro il perdono, ma stendi la tua mano forte e potente, che è in questo tuo santo Vangelo, tenuto dai miei concelebranti sul capo del(la) tuo(a) servo(a) (...), e insieme a loro ti prego e supplico la tua misericordia piena di compassione e di benignità. O Dio e Salvatore nostro, che per mezzo del profeta Natan hai concesso il perdono a Davide pentito dei propri peccati, e hai accolto la preghiera di pentimento di Manasse, accogli con la tua consueta misericordia anche il(la) tuo(a) servo(a) (...), pentito(a) dei propri peccati, e non tener conto di nessuna delle sue colpe. Poiché tu sei il nostro Dio, che ci hai comandato di perdonare fino a settanta volte sette a quelli che cadono nei peccati, poiché la tua misericordia è pari alla tua grandezza, e a te s'addice ogni gloria, onore e adorazione, ora e sempre, e nei secoli dei secoli. Amen."

Ed ora tutti e tutte insieme verso il Getsemani per contemplare la Dormizione della Madre di Dio e sempre vergine Maria

Amin Amin Amin 

 

sabato 6 agosto 2016

Ed anche oggi il prete sciancato ha imparato


Con una certa regolarità (ma ovviamente non ogni domenica e quindi mediamente una volta al mese) nonostante e comprese le condizioni della mia gamba e della mia zoppìa  concelebro (con tutti i permessi canonici regolari e legittimi..) la Divina Liturgia presieduta dal mio giovane parroco

Qualche volta avviene che il mio giovane parroco mi dica"Padre Giovanni oggi il protos è Lei"(il mio giovane parroco  non imparerà mai a darmi del Tu come io gli chiedo.......    :-) ) .

Cosa ho imparato ? Ho imparato che la lingua usata certo è importante ma non è essenziale nè fondamentale per la preghiera di lode e l'invocazione di supplica

La Divina Liturgia è ricca di stupende preghiere specifiche e proprie del sacerdote .Al di là della tradizione che vuole che tali preghiere vengano recitate "sommessamente"(ma mai distrattamente e mai passando gli occhi sopra le pagine)  e al di là della tradizione che ritiene catechetico il farle sentire e vivere in preghiera  dal popolo santo di Dio, è certo che la preghiera del sacerdote -in caso di concelebrazione- debba essere letta dal presbitero protos o dal presbitero cui il protos affida questo compito ed alcune preghiere(si pensi alla preghiera dell'Inno Cherubico ) sono proprie del "protos"

Gli altri concelebranti devono ascoltarle in preghiera  ... E' capitato ed è avvenuto che io invece(proprio per la lingua e per questo errore di voler capire sempre tutto) mentre il protos  leggeva la preghiera io seguivo sul testo in italiano e non ascoltavo

Il mio giovane parroco non mi ha mai detto nulla e niente 

Ed è capitato che il protos  fossi io...E così al momento della preghiera dell'Inno Cherubico(ma anche prima) il mio giovane parroco ha ascoltato (e non ha seguito dal testo romeno) la preghiera presbiterale del "protos" in italiano ed ascoltava in mitezza di cuore e in preghiera .

Poco importa la discorsività,poco importa la comprensione...Di fronte al mistero/Mistero  io ho anche oggi conosciuto la forza tranquilla dell'ethos della Chiesa Una ed Indivisa.

L'emeritazione si sta rivelando nella mia vita come un incredibile Dono di Dio nella mia vita cristiana e presbiterale ....come a dire che la guarigione per la quale essa è stata chiesta e per la quale mi è stata concessa dall'amore paterno del mio amato Metropolita  non è solo la guarigione del corpo.....

La preghiera presbiterale dell'Inno Cherubico

" S. Nessuno fra i legati dai desideri e dalle voluttà della carne è degno di accostarsi, di avvicinarsi, o di servirti, Re della gloria: servirti è infatti grande e terribile perfino alle stesse potenze celesti. Eppure, per l'ineffabile e immenso tuo amore per gli uomini, ti sei fatto uomo senza mutamento né cambiamento, e ti sei fatto nostro sommo sacerdote, e ci hai affidato la consacrazione di questo sacrificio incruento, qual Sovrano di tutto: solo tu infatti, Signore nostro Dio, dòmini sulle cose del cielo e della terra, tu che sei assiso sul trono dei cherubini, che sei il Signore dei serafini e il Re di Israele, che sei il solo santo e riposi nel santuario. Ti prego dunque, o unico buono e pronto ad ascoltare: guarda su di me peccatore e inutile tuo servo, e purificami l'anima e il cuore dalla cattiva coscienza, e mettimi in grado, con la potenza del tuo santo Spirito, rivestito qual sono della grazia del
sacerdozio, di stare innanzi a questa santa mensa e consacrare il tuo santo e purissimo corpo e il tuo prezioso sangue. Vengo a te, infatti, chinando il collo e ti prego: non distogliere da me il tuo volto, e non escludermi dai tuoi servi, ma rendi degno me, peccatore e indegno tuo servo, di offrirti questi doni. Tu infatti sei colui che offre e che è offerto, che riceve e che è distribuito, Cristo Dio nostro, e noi innalziamo la gloria a te, assieme al tuo eterno Padre, e al tuo Spirito tuttosanto, buono e vivifico, ora e sempre, e nei secoli dei secoli. Amin "



martedì 2 agosto 2016

Quaresima della Dormitio Virginis e le meditazioni sinodali a Creta commento per icone



L’IMPORTANZA DEL DIGIUNO
E LA SUA OSSERVANZA OGGI


1. Il digiuno è un comandamento divino (Gn. 2.16,17). Secondo Basilio il Grande, “è antico quanto l'umanità stessa; il digiuno è stato prescritto in paradiso” (Sul digiuno, 1, 3. PG 31, 168A)
 


  È un grande sforzo spirituale e la più importante espressione dell’ideale ascetico dell’Ortodossia. La Chiesa Ortodossa, seguendo fedelmente i precetti apostolici, i canoni sinodali e intera la tradizione patristica, ha sempre proclamato il sommo valore del digiuno per la vita spirituale dell’uomo e la sua salvezza. In tutto il ciclo liturgico annuale, si riflette l’intera tradizione patristica sul digiuno, l’insegnamento sulla costante e incessante vigilanza della persona umana e la sua partecipazione alle lotte spirituali. Di conseguenza, il Triodion inneggia il digiuno come grazia piena di luce, come arma invincibile, come fondamento delle lotte spirituali, come percorso ideale di virtù, come nutrimento per l’anima, come fonte di ogni meditazione, come una imitazione di vita imperitura e di vita angelica, come madre di tutte le cose buone e di tutte le virtù



 

2. Il digiuno, come antica istituzione, è stato menzionato già nell'Antico Testamento (Dt. 9,18; Is. 58, 4-10; Gioele 2,15; Giona 3, 5-7) ed è affermato nel Nuovo Testamento.

 

Il Signore stesso ha digiunato quaranta giorni prima di iniziare il suo ministero pubblico(Lc. 4, 1-2) e ha dato delle istruzioni su come praticare il digiuno (Mt. 6, 16-18). Il digiuno è generalmente prescritto nel Nuovo Testamento come mezzo d’astinenza, di ravvedimento (metania) e di edificazione spirituale (Mc. 1, 6; Atti 13,2; 14,23; Rm. 14,21).

 


 Fin dai tempi apostolici, la Chiesa ha proclamato l’immensa importanza del digiuno e stabilito il mercoledì ed il venerdì come giorni di digiuno (Didaché 8, 1), così come il digiuno prima di Pasqua (Ireneo di Lione, come citato in Eusebio, Storia della Chiesa 5, 24. PG 20 497B-508AB). Ovviamente, nella prassi ecclesiastica, testimoniata da secoli, c’è sempre stata diversità, non solo sulla lunghezza del digiuno prima di Pasqua (Dionigi di Alessandria, Lettera al vescovo Basilide, PG 10, 1277), ma anche sul numero e sul contenuto di altri periodi di digiuno, adottati sotto l’influenza di vari fattori, soprattutto liturgici e monastici, in vista principalmente, di un’adeguata preparazione prima delle grandi feste. 
 

 Così, il legame indissolubile tra il digiuno e il culto indica la misura e lo scopo del digiuno e rivela il suo carattere spirituale. Per questo motivo, tutti i fedeli sono invitati a rispondere, ciascuno secondo la propria forza e capacità, senza concedere anche libertà di svilimento, a questa santa istituzione: “Vedi che nessuno ti faccia errare da questo percorso dell’insegnamento  ...  Se tu sei in grado di sopportare l'intero giogo del Signore, sarai perfetto; ma se non sei in grado, fai ciò che puoi. Ma per quanto riguarda i cibi, sopporta ciò che puoi" (Didachè 6, 1-3).

 

3. Il vero digiuno, come sforzo spirituale, è inseparabile dalla preghiera incessante e dal sincero ravvedimento. “Ravvedimento, senza digiuno è inutile” (Basilio il Grande, Sul digiuno 1, 3. PG 31, 168A), come anche un digiuno senza le opere di misericordia è morto, soprattutto nell’epoca attuale, dove la distribuzione disuguale e ingiusta dei beni priva interi popoli del loro pane quotidiano. “Digiunando corporalmente, fratelli, digiuniamo anche spiritualmente: sciogliamo ogni catena iniqua, spezziamo i vincoli dei contratti duri; laceriamo ogni obbligazione ingiusta; diamo pane agli affamati e facciamo entrare in casa i poveri senza tetto…”(Stichirà del Vespro del Mercoledì della Prima settimana di Quaresima; cfr Is. 58, 6-7).  

 

 Il digiuno non può essere ridotto a una semplice e formale astinenza da alcuni specifici cibi. “L’astinenza da alcuni cibi non basta a fare un digiuno lodabile, ma pratichiamo un digiuno accettabile, gradito a Dio. Un vero digiuno è il disfarsi dal male, è la moderazione della lingua, il controllo della rabbia, l’allontanare i desideri, la maldicenza, la menzogna, lo spergiuro. La privazione di queste cose è un vero digiuno. Da queste il digiuno è buono" (Basilio il Grande, Sul digiuno, 2, 7. PG 31, 196D). L’astinenza da alcuni specifici alimenti durante il digiuno, come anche la moderazione, non solo per quanto riguarda la qualità, ma anche la quantità degli alimenti assunti, costituiscono un aspetto tangibile di questo sforzo spirituale. "In senso letterale, il digiuno è astinenza dal cibo. Il cibo poi non ci rende né più giusti né meno giusti. Tuttavia, in senso spirituale, vale a dire che, come la vita viene dal cibo per ognuno di noi e la mancanza è un simbolo di morte, cosi anche è necessario che digiuniamo dalle cose del mondo, in modo che possiamo morire per il mondo e dopo questo, avendo ricevuto il nutrimento divino, possiamo vivere in Dio" (Clemente di Alessandria, Eclogae. PG 9, 704D-705A). Pertanto, il vero digiuno si riferisce all’insieme della vita in Cristo dei fedeli ed è coronata dalla loro partecipazione nel culto divino, soprattutto nel mistero della Divina Eucaristia.

 

 4. Il digiuno di quaranta giorni del Signore è divenuto un esempio del digiuno dei fedeli, che rende attiva la loro partecipazione all’obbedienza nel Signore, affinché attraverso di essa "possiamo beneficiare per ubbidienza, ciò che abbiamo lasciato per disubbidienza" (Gregorio il Teologo, Omelia 45, Sulla Santa Pasqua, 28. PG 36, 661C)


La comprensione cristocentrica del carattere spirituale del digiuno, in particolare della Grande Quaresima, è una regola in tutta la tradizione patristica ed è riassunta in modo significativo da San Gregorio Palamas: "Se tu dunque digiuni, non solo avrai sofferto insieme con Cristo e sarai morto con lui, ma risorgerai e regnerai insieme con Lui per l’eternità. E divenuto uno con Lui, attraverso un tale digiuno, nella somiglianza della sua morte, sarai anche partecipe alla sua resurrezione ed ereditiere della vita in Lui". (Omelia 13, Per la Quinta Domenica di Quaresima, PG 151, 161AB).

 

 5. Secondo la tradizione ortodossa, la misura della perfezione spirituale è “la misura che conviene alla piena maturità di Cristo" (Ef 4,13), e ognuno deve, se vuole raggiungerla, sforzarsi ed elevarsi di conseguenza. Per questo precisamente, l’ascesi e la lotta spirituale, non hanno fine in questa vita, come anche la perfezione dei perfetti. Tutti sono chiamati a rispondere, al meglio delle proprie capacità, agli ordini dell’alto parametro ortodosso, con obiettivo la divinizzazione per grazia. Infatti, mentre essi dovrebbero fare tutte le cose che erano comandate, mai comunque dovrebbero vantarsi, ma confessare che "sono servi inutili e hanno fatto solo ciò che era loro dovere fare" (Lc. 17,10). Secondo la comprensione ortodossa della vita spirituale, tutti sono obbligati a mantenere la buona lotta del digiuno; ma autobiasimandosi e coscienti dell’umiltà della propria condizione, devono fare affidamento sulla misericordia di Dio per i propri difetti, in quanto una vita spirituale ortodossa è irraggiungibile senza la lotta spirituale del digiuno. 


 La Chiesa Ortodossa, come madre affettuosa, ha definito ciò che è utile per la salvezza e ha stabilito i sacri periodi del digiuno, come “segno di protezione” dato da Dio, della nuova vita in Cristo dei credenti, contro le infimità del nemico. Seguendo l’esempio dei Santi Padri, la Chiesa conserva, come in passato, i sacri precetti apostolici, i canoni sinodali e le tradizioni sacre, e propone sempre i sacri digiuni come la migliore via nell’ascesi, della perfezione spirituale e della salvezza dei fedeli, e proclama la necessità di osservare tutti i digiuni previsti durante tutto l'anno, vale a dire, della Grande Quaresima, del Mercoledì e del Venerdì, i quali sono testimoniati dai sacri canoni, così come i digiuni della Natività, dei Santi Apostoli e della Dormizione della Madre di Dio; e i digiuni di un solo giorno dell'Esaltazione della Santa Croce, della vigilia della Teofania e della Decollazione di San Giovanni Battista, oltre ai digiuni stabiliti per ragioni pastorali o osservati liberamente dai fedeli. 


 7. La Chiesa però, ha anche stabilito, per discernimento pastorale, i confini dell’economia filantropica alle norme del digiuno. Di conseguenza, ha previsto l’analoga applicazione del principio di economia ecclesiastica, per infermità fisica, estrema necessità e per tempi difficili, attraverso il discernimento responsabile e la cura pastorale del corpo dei vescovi delle Chiese locali. 

 

8. Di fatto, oggi molti fedeli non osservano tutte le prescrizioni di digiuno, sia per negligenza, sia per le loro condizioni di vita, qualunque esse siano. Tuttavia, tutti questi casi di allentamento delle sacre prescrizioni dei digiuni, sia generici, sia personali, devono essere trattati dalla Chiesa con cura pastorale, "perché Dio non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva"(Ez. 33, 11), senza tuttavia ignorare il valore del digiuno. Pertanto, per coloro che hanno difficoltà a rispettare i precetti vigenti per il digiuno, sia per motivi personali (malattia, servizio militare, le condizioni di lavoro, etc.), sia generali (particolari condizioni esistenti in alcune regioni in materia di clima, così come le circostanze socio-economiche di alcuni paesi, cioè l’impossibilità di trovare cibi quaresimali), è lasciato alla discrezione delle Chiese Ortodosse locali di fissare l’economia filantropica e di indulgenza, e di alleggerire in questi casi particolari eventualmente il "rigore" dei sacri digiuni. Tutto questo nell’ambito di cui sopra e con l’obiettivo di non indebolire la sacra istituzione del digiuno. Questa accondiscendenza filantropica deve essere applicata dalla Chiesa con ogni prudenza, senza dubbio in misura maggiore per quei digiuni, in cui la tradizione e la pratica ecclesiastica non sono sempre state uniformi: "È un bene digiunare tutti i giorni, ma colui che non digiuna non giudichi chi digiuna. In tali questioni è necessario né legiferare, né contraddire, né costringere il gregge a voi affidato; invece, è necessario utilizzare la persuasione, la dolcezza e una parola condita con sale" (Giovanni Damasceno, Sul santo digiuno, Omelia 3, PG 95, 68 B).
 
 9. Il digiuno per tre o più giorni prima della Santa Comunione è lasciata alla devozione dei fedeli, secondo le parole di San Nicodemo Aghiorita: "... il digiuno prima di partecipare di comunione non è decretato dai Canoni divini. Tuttavia, coloro che sono in grado di digiunare anche una settimana intera prima di esso, agiscono come si deve"(Commento del 13° Canone del Sesto Concilio Ecumenico, Pedalion 191). 

 

 Tuttavia, l’insieme dei fedeli della Chiesa devono osservare i sacri digiuni e l’astinenza dal cibo da mezzanotte per la frequente partecipazione alla Divina Comunione, che è la più profonda espressione della realtà della Chiesa; devono abituarsi a digiunare come espressione di pentimento, per il compimento di un voto spirituale, per il successo di un determinato traguardo sacro nei momenti di tentazione, per accompagnare proprie suppliche a Dio, prima del Battesimo (per coloro che si avvicinano al Battesimo da adulti), prima dell’ordinazione, nei casi in cui è imposta la penitenza, durante pellegrinaggi e in altri casi analoghi.


 http://www.ortodossia.it/w/index.php?option=com_content&view=article&id=2318:l-importanza-del-digiuno-e-la-sua-osservanza-oggi&catid=286:santo-e-grande-sinodo&lang=it


 http://www.museicivicivicenza.it/file/foto2p-10490.jpg