martedì 21 giugno 2022

libro, “Discorso sulla Giustizia”, (editore liberilibri) che raccoglie tutti gli interventi di Cossiga sul tema della Giustizia ;




“Discorso sulla Giustizia”,(editore liberilibri) che raccoglie tutti gli interventi di Cossiga sul tema della Giustizia ; in modo particolare quello al Senato, quando rassegnò le sue dimissioni da senatore a vita e semplice ( 19 giugno 2002), per dare dimostrazione con un “utile scandalo”della necessità di  una riforma della giustizia.

Cossiga sosteneva:
1-In Italia esiste la “Repubblica dei pubblici ministeri”, i quali non devono rendere conto a nessuno della loro azione penale.
2-Non vi è differenza tra magistratura inquirente e giudicante e  si perdono le guarentigie della legge, se vi è, nel corso della carriera, scambio di ruoli.
3-Non esistono all’atto dell’inizio dell’azione penale piene garanzie dell’indagato (e del suo avvocato), il quale facilmente diventerà imputato, perché confesserà , denuncerà altri per la paura di soffrire la galera, da evitare a qualsiasi costo. Gli abusi li abbiamo visti, ricorda Cossiga,con Mani Pulite.
4-È originalissimo Cossiga, quando ricorda che la sovranità è del popolo e dunque il Parlamento –  che rappresenta il popolo – non deve perdere i suoi diritti a favore di una repubblica giudiziaria. È stato un grave errore porre mano – sulla scia dell’agire senza limiti di sorta di Mani Pulite – alla riforma delle immunità parlamentari.
In alcuni salienti passaggi dei suoi discorsi, riportati nel libro, Cossiga ritene che oramai il Consiglio Superiore della Magistratura sia non un ordine, ma un POTERE, che vuole dire la sua sempre, anche quando e soprattutto si tenti di riformare lo status di Magistrato nel delicato equilibrio costituzionale.
È chiaro che:
1-i Magistrati si dividono le Procure come sedi di potere;
2- sono organizzati in correnti, tra di loro comunicanti, come nel peggior manuale Cencelli;
3- aggiustano o decidono di controllare processi.
4- Non rispondono dei loro errori.
Non è ammessa, diceva Cossiga, “una concezione autoritaria della giustizia e del giudice, incompatibile non soltanto con uno Stato Costituzionale a democrazia rappresentativa, ma con la stessa avanzata concezione illuministica di federiciana memoria”.

(Biagio Riccio)--- i Magistrati devono stare sotto il trono, non sopra( Sir Francis Bacon).


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