lunedì 14 giugno 2021

Giustizia e Gogna: le armi dei “moralizzatori"







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Partiamo da “Inno alla gogna” di Daniel Defoe, editore Liberilibri.


Il 10 gennaio 1702, sulla "London Gazette" viene offerta una ricompensa a chiunque consenta di catturare il "criminale" Daniel Defoe, autore di Robinson Crosué, colpevole di aver scritto una satira, The Shortest Way with the Dissenters. Nello scritto Defoe fustiga implacabilmente i vizi pubblici e privati degli uomini politici del tempo.


L'autore del libello, viene rinchiuso in prigione e condannato alla gogna. Mentre attende in carcere la sentenza, Defoe scrive A Hymm to the Pillory, che circola per tutta Londra: la condanna si trasforma in trionfo, la gogna viene ornata di fiori e scorrono fiumi di birra in onore del condannato. La prima volta che la celebrazione del ludibrio, prima della condanna, si trasforma nella celebrazione del vituperato innocente.


Dall’appassionato difensore della libertà di opinione e di coscienza passiamo al sorprendente Kirchheimer che nel lontano 1955 scrive il saggio “la Giustizia politica”, ove enuncia il principio della utilizzazione di procedure giudiziarie per raggiungere fini politici che sono in generale l’eliminazione dell’avversario attraverso la sua criminalizzazione


Concludiamo con la citazione di Simone Weil: “Bisogna (…) essere sempre pronti a cambiare parte, come la Giustizia, questa «fuggitiva dal campo dei vincitori».


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