mercoledì 10 novembre 2021

16 Luglio 2054. Maya (40 anni) vince il ricorso presentato un anno prima all' European Court of Human Rights

 





Proprio un anno prima il 16 Luglio  2053 Maya aveva ricevuto l'ennesimo rifiuto da parte dell'Arcivescovo e Metropolita  della Diocesi Ortodossa in Germania cui Ella fa riferimento  in merito alla sua richiesta di ordinazione al sacerdozio delle donne: una lettera insieme ferma e cortese con la quale si ribadiva la dottrina tradizionale e si invitava paternamente  la giovane donna a desistere assicurando il pieno amore e rispetto degli ortodossi per le donne.

Lo stesso giorno Maya presenta il suo ricorso usuale non più al tribunale diocesano nella figura del ricorso gerarchico in opposizione ma cambia luogo di riferimento e, come dire, si rivolge ex partibus infidelium...e che infideles!!! L'Unione Europea e l' European Court of Human Rights.

La Diocesi riceve, per pieno rispetto delle procedure, l'avviso e il contenuto del ricorso e subito l'Arcivescovo e Metropolita risponde e alla querelante e all'European Court of Human Rights con la classica, ovvia, scontata dichiarazione che quella Corte non poteva e non può, non aveva e non ha competenza sulle questioni interne di dottrina e di diritto canonico della Chiesa Ortodossa.

Qualunque intervento dell'European Court of Human Rights, anche il respingere il ricorso, sarebbe stato, per l'Arcivescovo e Metropolita, un'indebita ingerenza. L'unica possibilità seria per la Corte, ad avviso, dell'Arcivescovo e Metropolita, era il riconoscimento pubblico della propria incompetenza. Ed, infatti, la Diocesi non rispose mai, per l'intero anno, alle richieste della Corte in ordine alla trasmissione delle copie dell'intero dossier che, in diversi anni, si era  consolidato tra richieste di Maya e risposte della Diocesi.

L'Arcivescovo e Metropolita non riconosceva la competenza della Corte.

Maya continuò a comportarsi in modo esemplare: il caso era diventato di dominio pubblico ed aveva assunto significati politici e culturali ben precisi e non solo all'interno della Germania. Ma Maya non aveva mai partecipato ad alcuna pubblica manifestazione e non aveva rilasciato mai alcun tipo di dichiarazione. 

Si trova sempre un giudice a Berlino. 

La Corte Europea per un anno raccolse il materiale possibile pur nella totale non collaborazione della Diocesi. Fu anche emesso da un giudice berlinese un decreto ingiuntivo a carico dell'Arcivescovo e Metropolita affinché  consegnasse i documenti relativi alla questione. La Diocesi seguì le indicazioni del decreto ingiuntivo ma, con grande furbizia, i documenti della singola questione stavano dentro un intero dossier, un dossier con tantissimi documenti non schedati e non ordinati relativi a tutta la storia dell'ordinazione sacerdotale dall'inizio del cristianesimo alla data del ricorso. L' European Court of Human Rights fu costretta a faticare molto per dare ordine e leggibilità alla mole dei documenti

Il 16 Luglio 2054 L' European Court of Human Rights accoglie il ricorso di Maya ed impone non all'intera Chiesa Ortodossa ma, ovviamente, alla Diocesi Ortodossa di Germania, contro cui era stato presentato il ricorso, di  mettere in atto  tutte le procedure possibili per l'ordinazione delle donne.

Esplode anche a livello planetario la questione. E il ricorso viene presentato non più dall'Arcivescovo e Metropolita di Germania  ma dalla Conferenza dei Primati delle Chiese Locali Ortodosse i quali, dopo 35 anni  di litigi e di reciproci anatemi e condanne, si ritrovano insieme per fermare questo paradosso. 

Vedremo gli esiti di questo ricorso.  Intanto Maya ha inoltrato copia del decreto di European Court of Human Rights all'Arcivescovo e Metropolita di Germania sapendo bene che avrebbe ottenuto  solo il silenzio.





Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.