sabato 24 settembre 2022

#astensionismoattivo--- Rifiuto da parte dell’elettore di ritirare la scheda elettorale.

 

L'astensionismo dei «beninformati» - Il Sole 24 ORE



Rifiuto di ritirare la scheda. Restituzione della scheda prima di en- trare in cabina. Reclami e dichiarazioni di astensione o di protesta

Poiché si svolgono contemporaneamente più consultazioni (Camera, Se- nato ed eventuali altre), l’elettore può astenersi dalla partecipazione al voto per una o più di esse e quindi può legittimamente ritirare la scheda per una elezione e rifiutarla per un’altra. Gli scrutatori prendono pertanto nota, sia nei riquadri stampati nel retro della pagina di copertina del registro, sia nella lista sezionale a fianco del nome dell’elettore, delle consultazioni cui il predetto non partecipa e per le quali non può quindi essere considerato come votante (pa- ragrafo 15.5, lettera e).

A parte questo caso, nel corso delle operazioni di voto, in un momento anteriore o successivo alle operazioni di identificazione e registrazione del- l’elettore illustrate ai paragrafi 15.4 e 15.5 (annotazione degli estremi del do- cumento di riconoscimento e firma dello scrutatore nell’apposita colonna della lista sezionale a fianco del nome dell’elettore; apposizione del timbro e della data nell’apposito spazio della tessera elettorale; annotazione del numero della tessera nel registro, riportando anche, a fianco del numero della tessera, il nu- mero di iscrizione nella lista sezionale dell’elettore medesimo), possono veri- ficarsi due distinti casi:

1) l’elettore rifiuta di ritirare la scheda o le schede. In tal caso, l’elettore non può essere considerato come votante e non deve quindi essere conteg- giato tra i votanti della sezione all’atto delle operazioni del successivo para- grafo 22.1. Pertanto, per un corretto computo del numero effettivo dei votanti, qualora il seggio abbia già “registrato” l’elettore nella lista sezionale e/o nel re- gistro per l’annotazione del numero di tessera, occorre provvedere, nei relativi

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riquadri e colonne di tali documenti, a una ulteriore annotazione (ad es., con la dicitura: “NON VOTANTE”). Inoltre, sulla tessera elettorale, il bollo della sezione non deve essere apposto (a meno che, ovviamente, non lo sia già stato). Va precisato che la scansione temporale delle operazioni di identificazione e registrazione dell’elettore da parte del presidente o degli scrutatori e di consegna materiale delle schede di votazione da parte del presidente (paragrafi 15.4, 15.5 e 15.6) non individua e stabilisce una rigida e giuridicamente vincolante successione di adempimenti ma detta prescrizioni di tipo organizzativo a scopo di accelerazione delle operazioni presso i seggi;

2) l’elettore, dopo avere ritirato la scheda (o le schede), senza neppure entrare in cabina, la restituisce (o le restituisce) al presidente senza alcuna espressione di voto. In tal caso, si configura una ipotesi di annullamento della scheda, di cui al precedente paragrafo 17.4: l’elettore è conteggiato come vo- tante, ma la scheda è annullata.

Può inoltre verificarsi che l’elettore chieda che vengano verbalizzati suoi reclami o dichiarazioni di astensione dal voto o di protesta o di altro contenuto. In tali evenienze, il presidente del seggio, per non rallentare il regolare svolgimento delle operazioni elettorali, deve mettere a verbale, in maniera sintetica e veloce, le generalità dell’elettore e i suoi reclami o dichiarazioni, allegando gli eventuali documenti scritti che l’elettore medesimo ritenesse di consegnare al seggio.
(Cfr. artt. 62, 66, primo comma, e 87, primo comma, T.U. n. 361/1957)


http://www.prefettura.it/isernia/contenuti/Rifiuto_da_parte_dell_elettore_di_ritirare_la_scheda_elettorale.-18452.htm

Rifiuto da parte dell’elettore di ritirare la scheda elettorale.

Operazioni di voto dell’ufficio elettorale di sezione.
Rifiuto da parte dell’elettore di ritirare la scheda elettorale.
 
 
Continuano a pervenire a questa Direzione Centrale dei Servizi Elettorali numerosi quesiti e richieste di chiarimento in merito ad una possibile forma di astensione dal voto, con il possibile rifiuto della scheda elettorale ed eventuale richiesta di verbalizzazione di dichiarazioni di astensioni o proteste di vario contenuto.
 
In materia, si rappresenta che le norme vigenti si limitano a disciplinare la procedura di voto, nonché i casi di nullità delle schede (articoli da57 a63 del D.P.R. n. 361/1957).
 
L’art.62, infatti, prevede l’ipotesi in cui l’elettore non voti in cabina elettorale, facendone derivare la nullità della scheda. Ciò accade quando l’elettore registrato dal seggio elettorale, al quale ha consegnato la tessera elettorale e il documento d’identità, abbia ritirato la scheda e poi l’abbia riconsegnata senza entrare prima in cabina.
 
In tal caso, l’elettore dovrà essere conteggiato tra i votanti e la scheda dovrà essere dichiarata nulla e inserita nell’apposita busta secondo le istruzioni in dotazione ai seggi.
 
Invece, il rifiuto della scheda non trova una specifica disciplina normativa ma non può certamente ritenersi vietato; l’elettore, infatti, può richiedere specificamente al presidente del seggio elettorale di voler votare solo per alcune e non per tutte le consultazioni in corso (e di voler ricevere, quindi, solo alcune schede) oppure può dichiarare di voler rifiutare tutte le schede.
 
L’ipotesi che si evince dai quesiti e dalle richieste di chiarimento pervenute a questo Ufficio sembra riguardare i casi in cui l’elettore voglia astenersi completamente dal voto, rifiutando tutte le schede e chiedendo la verbalizzazione della propria astensione dal voto stesso.
 
Al riguardo, si ritiene che, in tali evenienze, il presidente del seggio – al fine di non rallentare il regolare svolgimento delle operazioni - possa prendere a verbale la protesta dell’elettore e il suo rifiuto di ricevere la scheda, purchè la verbalizzazione sia fatta in maniera sintetica e veloce, con l’annotazione nel verbale stesso delle generalità dell’elettore, del motivo del reclamo o della protesta, allegando anche gli eventuali scritti che l’elettore medesimo ritenesse di voler consegnare al seggio.
 
Per quanto attiene la rilevazione del numero degli elettori, appare utile rammentare che coloro che rifiutano la scheda non dovranno essere conteggiati tra i votanti della sezione elettorale.
 
Al fine di assicurare la speditezza e la regolarità delle operazioni di voto, si richiama l’attenzione delle SS.LL. circa la necessità di sensibilizzare, attraverso i sindaci dei comuni della provincia, i presidenti degli uffici elettorali di sezione affinchè sia predisposta ogni misura idonea per evitare, in ogni caso, il verificarsi di situazioni che possano ostacolare la procedura di voto all’interno del seggio, a garanzia del regolare svolgimento del procedimento elettorale e del rispetto degli elettori che devono poter esercitare agevolmente il loro diritto/dovere di voto.

Data pubblicazione il 30/01/2013
Ultima modifica il 30/01/2013 alle 08:31

mercoledì 21 settembre 2022

STORIE DI DONNE: PETRONILLA de MEATH-


dalla bacheca fb di. Diotima de Chevalier

Petronilla de Meath (Contea di Meath, circa 1300 – Kilkenny, 1324) fu una domestica della ricca donna irlandese Alice Kyteler. In seguito alla morte del quarto marito della sua padrona, venne accusata di stregoneria e condannata al rogo il 3 novembre 1324.
È stata la prima donna bruciata sul rogo per stregoneria in Irlanda e Gran Bretagna.
Petronilla nacque probabilmente nella Contea di Meath, in Irlanda, intorno al 1300. Della sua vita si sa solo che nel 1324 lavorava come serva nella casa di Alice Kyteler, una ricca donna di Kilkenny. Aveva una figlia di nome Sarah oppure Basilia.
Figlia di un mercante di tessuti, Alice Kyteler aveva sposato a 17 anni il banchiere e usuraio William Outlaw, allora sindaco di Kilkenny, da cui aveva avuto un figlio chiamato William come il padre. In seguito alla morte del marito si era sposata altre tre volte, l'ultima delle quali con il baronetto Sir John le Poer. Quando anche le Poer si ammalò e morì i figli che il baronetto aveva avuto dalle nozze precedenti accusarono Alice Kyteler di averlo avvelenato, di avere causato la morte anche dei precedenti mariti e di avere fatto ricorso alla stregoneria per ottenere ricchezza e potere.
Alice Kyteler non era ben vista dalla popolazione per via della sua attività come usuraia, e la morte dei quattro mariti le aveva causato la fama di portatrice di sventura. Il vescovo di Ossory Richard de Ledrede raccolse la denuncia e accusò Alice Kyteler, suo figlio William e di una decina di presunti complici tra cui Petronilla de Meath di rinnegare Cristo, avere eseguito sacrifici animali e di praticare la stregoneria.
Il vescovo si rivolse al cancelliere Roger Utlagh (talvolta scritto Outlaw) chiedendo l'arresto di Alice Kyteler e dei suoi complici, ma egli era il cognato della donna, fratello del suo primo marito, e ordinò al contrario di arrestare Richard de Ledrede per avere falsificato delle prove.
Il vescovo venne rilasciato dopo diciassette giorni, al termine dei quali ribadì le proprie accuse. Nel frattempo Alice Kyteler era fuggita in Inghilterra, così de Ledrede indicò la serva Petronilla come responsabile dei crimini imputati alla sua padrona. Il processo, basato sul diritto canonico che equiparava la stregoneria all'eresia, è ricordato come il primo processo per stregoneria in Irlanda. Arrestata e torturata ripetutamente, alla fine la giovane serva confessò tutte le accuse mosse dal vescovo. Confermò che Alice Kyteler intratteneva rapporti carnali con dei demoni, praticava sacrifici animali e aveva creato pozioni e unguenti magici per avvelenare ed uccidere i propri mariti facendo in modo che lasciassero in eredità i propri bene e lei e a suo figlio William.
Alice Kyteler era fuggita lontano dall'Irlanda e William, che godeva di una notevole influenza nella comunità, venne solo condannato ad alcune penitenze. Petronilla al contrario venne condannata al rogo al posto della sua padrona il 3 novembre 1324, e fu la prima persona in Irlanda ad essere messa a morte per stregoneria. Fino ad allora infatti la pena per l'eresia era semplicemente la scomunica.
Il processo, in realtà spesso ricordato come "il processo di Alice Kyteler", e la condanna sul rogo di Petronilla vennero presi a modello per molti processi per stregoneria a partire dai decenni successivi.
CURIOSITÀ
Nel 1979 l'artista statunitense Judy Chicago inserì Petronilla de Meath tra le 39 donne del suo The Dinner Party, installazione artistica conservata al Brooklyn Museum che ricorda 39 figure femminili importanti ma poco considerate dalla storia.
NOTE
Petronilla fu una delle primissime vittime della follia inquisitrice in Europa, forse seconda solo al caso di Tolosa, nel 1275, quando fu mandata al rogo Angela de la Barthe con l’accusa di stregoneria.
(Fonte: Wikipedia)

venerdì 16 settembre 2022

Buone Pratiche di Resistenza..per una Santa Contaminatio e uno Splendente Meticciato nel plurale delle idee e delle genti



Descrizione

Il bosco di Sherwood in Gran Bretagna è conosciuto per la leggenda di Robin Hood. In queste terre è accaduto anche altro, ovvero è stato il luogo della rivolta dei luddisti. Il luddismo è il movimento dei tessitori inglesi dei primi dell'Ottocento, che si opposero alle nuove macchine tessili della rivoluzione industriale.

I luddisti tentarono una lotta contro una certa tecnologia e un certo tipo di progresso che stavano distruggendo le loro tradizioni, vale a dire saperi, forme di solidarietà, pratiche di vita, arte e comunità. Si rivoltarono non solo contro lo sviluppo tecnologico, ma anche contro la logica del profitto che arricchisce poche persone a scapito di tutte le altre.

I luddisti tentarono in questo modo di farsi giustizia da soli, in mancanza di un governo che salvaguardasse la loro autosufficienza economica, che comprendeva la vera civiltà fatta dalle comunità di vicinato, la casa, i campi, il mercato in piazza, le abilità del lavoro manuale. L'autore di questo libro vuole liberare i luddisti dalla storiografia ufficiale che li descrive come ottusi demolitori di macchine e raccontarli invece come l'unico movimento popolare che riuscì a capire cosa l'industrialismo avrebbe significato per l'umanità e la natura.

Bisogna chiarire che i luddisti si opponevano ai "macchinari nocivi alla comunità" perché il problema non consiste nell'usufruire o nell'astenersi dalla tecnologia, ma nel chiedersi se la tecnica si riveli benigna o maligna per chi vi ricorre, per la comunità circostante, per la cultura, per l'ambiente, per il futuro.

Questo libro, scritto in forma narrativa e con la sistematicità di un saggio storico e sociologico, è più che mai attuale in epoca di rivoluzione informatica e ci può fornire anche un po' di saggezza luddista per sopravvivere come specie consapevole.

https://www.ilgiardinodeilibri.it/libri/__ribelli_futuro_sale.php

Consultare anche la "rilettura" su

https://www.barbadillo.it/82463-riletture-ribelli-al-futuro-di-kirkpatrick-sale-oltre-i-luddisti-la-tecnica-non-e-mai-neutrale/


da cui  trascrivo

"n realtà, con i luddisti, come dimostrato ampiamente dal saggio,  ci troviamo di fronte ad una vera e propria ricolta contro il mondo moderno, condotta con l’ascia, la picca e il fucile in nome di valori tradizionali e di un tipo di vita comunitaria che l’incipiente rivoluzione industriale stava spazzando via: “I luddisti non erano ostili ad ogni strumento meccanico, ma a tutte le macchine nocive alla comunità, come veniva sancito in una loro lettera del marzo 1812, a quei congegni che la comunità non poteva approvare… a quel complesso di macchinari, in altre parole, prodotto con finalità esclusivamente economiche, a beneficio di pochi, mentre tutto il resto, la società, l’ambiente e la cultura, era considerato irrilevante”. Certamente, “cimare la lana e il cotone con grandi cesoie manuali era un’operazione difficile e faticosa, che la cimatrice meccanica avrebbe fatto altrettanto bene, con minor sforzo e in minor tempo… Ma (i tessitori, n.d.a.) sapevano e diventarono luddisti perché sapevano a cosa avrebbero rinunciato, accettando una tecnologia simile: al cameratismo delle botteghe dei cimatori, col suo orario libero; alla pausa per bersi una birra e scambiare due parole e all’orgoglio per la propria perizia, che sarebbero stati permutati con la schiavitù di fabbrica, con la disciplina, la gerarchia, il controllo”. I luddisti, dunque, furono ribelli di un genere particolare, “ribelli al futuro” assegnato loro dalla nuova economia, incoraggiata dal re e dal governo postisi a servizio del capitalismo industriale:


ed ancora in piena Contaminatio e Meticciato

https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=5358

venerdì 9 settembre 2022

Buone Pratiche di Resistenza-----.La tradizione gnomica nelle letterature germaniche medievali



Il volume raccoglie saggi dedicati alla tradizione gnomica nelle letterature germaniche medievali. Dopo un primo contributo che illustra i principali filoni della ricerca fraseologica e paremiologica, le trattazioni approfondiscono l’elemento didascalico affrontando questioni linguistiche, letterarie e socio-culturali in diversi generi testuali, alcuni orientati a contenuti gnomici, come indovinelli, codici giuridici, raccolte di massime e proverbi, altri di carattere epico, elegiaco o mistico Gli studi toccano le aree di lingua inglese, tedesca, nederlandese e frisone, nei periodi antico e medio, con contatti e riferimenti anche all’area nordica. I numerosi microtesti gnomici mostrano una grande capacità di diffusione e penetrazione in diversi ambiti culturali, sia circolando singolarmente che inseriti in testi più ampi. Stilemi e contenuti ricorrono in tutte le aree linguistiche europee, evidenziando lo stretto legame fra il mondo germanico e la tradizione sapienziale classica e biblico-cristiana.


INDICE 

Verio Santoro

Prefazione
Elena Di Venosa

La fraseologia storica germanica: temi, strumenti, metodi
Germanic Historical Phraseology: Themes, Tools, and Methods
Marusca Francini

Immagini letterarie della schiavitù negli indovinelli dell’Exeter Book
Literary Images of Slavery in the Riddles of the Exeter Book
Concetta Sipione

Riflessioni gnomiche in The Wife’s Lament
Gnomic Reflections in The Wife’s Lament
Rolf H. Bremmer Jr

“The Fleeing Foot is the Confessing Hand.” Proverbs in the Old Frisian Laws
Valeria Di Clemente

Gli usi dell’elemento gnomico nel Bruce di John Barbour
Uses of the Gnomic Element in John Barbour’s Bruce (101-19)
Davide Bertagnolli

Gli insegnamenti del Leken Spieghel di Jan van Boendale nel contesto cittadino brabantino del XIV secolo
The Teachings of Jan van Boendale’s Leken Spieghel in the Urban Context of Fourteenth-century Brabant (121-36)
Dagmar Gottschall

Ein meister sprichet. Dicta (Sprüche) come strumento didattico nella mistica tedesca del XIV secolo
Ein meister sprichet. Dicta (Sprüche) as Didactic Tools in Fourteenth-century German Mysticism (137-50)
Elisabeth De Felip-Jaud

Die Sprichwörter in Hans Vintlers Blumen der Tugend
Proverbs in Hans Vintler’s Blumen der Tugend (151-64)

Gli autori

Indice dei nomi

Indice delle opere anonime e dei libri della Bibbia

Indice dei manoscritti





INDICE DEI CONTENUTI



l'intero libro è scaricabile senza oneri 




sabato 3 settembre 2022

Buone Pratiche di Resistenza :--LA DEA STRENNA E I REGALI DI NATALE






C’era una dea, antichissima, che si chiamava Strenna. Una dea così antica da risalire al tempo dei Sabini, ancor prima che a quello dei Romani. Alcuni dicono che il suo nome derivi infatti dalla parola di origine sabina “strena”, che vuol dire “regalo”. Quando tantissimo tempo dopo fu fondata Roma, la leggenda dice che i cittadini raccolsero un fascio di rami tagliati dal bosco sacro dedicato a Strenna e lo offrirono a Romolo. Da allora rimase l’usanza di regalarsi a vicenda, durante le festività del nuovo anno, rami sacri di alloro e ulivo, insieme a fichi e mele, con l’augurio che il nuovo anno potesse essere dolce come quei frutti. Una processione partiva dal santuario della dea Strenna e risaliva lungo la via Sacra, fino alla Rupe Tarpea. Durante la festa ai bambini venivano regalati dolci di marzapane a forma di pupazzo, che molto probabilmente raffigurava la dea con più seni, simbolo di prosperità. Ancora oggi in molti paesi dei Castelli Romani si usa cuocere dolci a forma di donna con tre seni, immagine arcaica della dea Madre dalle molte mammelle. Statuette della dea, di colore bianco, si donavano in occasione delle nascite. Nere, in occasione delle morti. Forse da qui deriva l’usanza della Befana di portare lo zucchero, bianco, ai bambini buoni e il carbone, nero, a quelli cattivi. La dea Strenna avrebbe garantito la ricchezza, la salute, la potenza (da cui “strenuo”, cioè “forte”). Era la dea che legava la fine di un ciclo con l’inizio di uno nuovo. La dea che dava la vita e poi però se la riprendeva. La dea che “strinava” i campi, perché solo bruciando la terra e le sterpaglie, nel freddo dell’inverno, si garantiva la rinascita e la vita futura. Questa meravigliosa figura femminile fu trasformata in Strega dalle istituzioni della Chiesa di Roma, sfruttando anche l’assonanza con la parola greca “strix” (στρίξ, che vuol dire “barbagianni”). Condannata a essere raffigurata, nei secoli a venire, come una vecchia gobba e col naso adunco. Ma la meravigliosa dea Strenna, in qualche modo, ancora rivive nelle feste della Befana di alcuni paesi siciliani, quando orde di ragazzini “i figghi dâ Strina”, girano per i vicoli e bussano alle case reclamando dolci, frutta secca, denaro. La prosperosa dea Strenna ancora rivive in alcune tradizioni calabresi, quando gli “Strinari” intonano “la strina”, un canto natalizio che augura un felice anno nuovo a tutti i componenti della famiglia. Quando sentiamo parlare di “strenna natalizia” ricordiamoci che è dal culto della dea Strenna, antica e pagana, che tutto ebbe origine.


Rita Lopez 


https://lopezrita.wordpress.com/2020/12/14/la-dea-strenna-e-i-regali-di-natale/

Trent'anni fa il suicidio di Sergio Moroni, vittima della gogna di Mani pulite

Milano

Mani pulite, trent’anni fa il suicidio di Sergio Moroni. Che indirizzò la missiva all’allora presidente della Camera, Giorgio Napolitano


«Egregio Signor Presidente,

ho deciso di indirizzare a Lei alcune brevi considerazioni prima di lasciare il mio seggio in Parlamento compiendo l’atto conclusivo di porre fine alla mia vita. È indubbio che stiamo vivendo mesi che segneranno un cambiamento radicale sul modo di essere nel nostro paese, della sua democrazia, delle istituzioni che ne sono l’espressione. Al centro sta la crisi dei partiti (di tutti i partiti) che devono modificare sostanza e natura del loro ruolo.


Eppure non è giusto che ciò avvenga attraverso un processo sommario e violento, per cui la ruota della fortuna assegna a singoli il compito delle “decimazioni” in uso presso alcuni eserciti, e per alcuni versi mi pare di ritrovarvi dei collegamenti. Né mi è estranea la convinzione che forze oscure coltivano disegni che nulla hanno a che fare con il rinnovamento e la “pulizia”. Un grande velo di ipocrisia (condivisa da tutti) ha coperto per lunghi anni i modi di vita dei partiti e i loro sistemi di finanziamento. C’è una cultura tutta italiana nel definire regole e leggi che si sa non potranno essere rispettate, muovendo dalla tacita intesa che insieme si definiranno solidarietà nel costruire le procedure e i comportamenti che violano queste regole.Mi rendo conto che spesso non è facile la distinzione tra quanti hanno accettato di adeguarsi a procedure legalmente scorrette in una logica di partito e quanti invece ne hanno fatto strumento di interessi personali. Rimane comunque la necessità di distinguere, ancora prima sul piano morale che su quello legale. Né mi pare giusto che una vicenda tanto importante e delicata si consumi quotidianamente sulla base di cronache giornalistiche e televisive, a cui è consentito di distruggere immagine e dignità personale di uomini solo riportando dichiarazioni e affermazioni di altri.

Mi rendo conto che esiste un diritto d’informazione, ma esistono anche i diritti delle persone e delle loro famiglie. A ciò si aggiunge la propensione allo sciacallaggio di soggetti politici che, ricercando un utile meschino, dimenticano di essere stati per molti versi protagonisti di un sistema rispetto al quale oggi si ergono a censori. Non credo che questo nostro Paese costruirà il futuro che si merita coltivando un clima da “pogrom” nei confronti della classe politica, i cui limiti sono noti, ma che pure ha fatto dell’Italia uno dei Paesi più liberi dove i cittadini hanno potuto non solo esprimere le proprie idee, ma operare per realizzare positivamente le proprie capacità e competenze. Io ho iniziato giovanissimo, a solo 17 anni, la mia militanza politica nel Psi. Ricordo ancora con passione tante battaglie politiche e ideali, ma ho commesso un errore accettando il “sistema”, ritenendo che ricevere contributi e sostegni per il partito si giustificasse in un contesto dove questo era prassi comune, né mi è mai accaduto di chiedere e tanto meno pretendere.

Mai e poi mai ho pattuito tangenti, né ho operato direttamente o indirettamente perché procedure amministrative seguissero percorsi impropri e scorretti, che risultassero in contraddizione con l’interesse collettivo. Eppure oggi vengo coinvolto nel cosiddetto scandalo “tangenti”, accomunato nella definizione di “ladro” oggi così diffusa. Non lo accetto, nella serena coscienza di non aver mai personalmente approfittato di una lira. Ma quando la parola è flebile, non resta che il gesto. Mi auguro solo che questo possa contribuire a una riflessione più seria e più giusta, a scelte e decisioni di una democrazia matura che deve tutelarsi. Mi auguro soprattutto che possa servire a evitare che altri nelle mie stesse condizioni abbiano a patire le sofferenze morali che ho vissuto in queste settimane, a evitare processi sommari (in piazza o in televisione) che trasformano un’informazione di garanzia in una preventiva sentenza di condanna»


Con stima, Sergio Moroni

https://www.ildubbio.news/2022/09/02/la-lettera-daddio-di-sergio-moroni-il-mio-gesto-contro-i-processi-sommari-in-piazza-e-in-tv/


https://www.ilfoglio.it/giustizia/2022/09/02/news/trent-anni-fa-il-suicidio-di-sergio-moroni-vittima-della-gogna-di-mani-pulite-4380991/