sabato 3 settembre 2022

Buone Pratiche di Resistenza :--LA DEA STRENNA E I REGALI DI NATALE






C’era una dea, antichissima, che si chiamava Strenna. Una dea così antica da risalire al tempo dei Sabini, ancor prima che a quello dei Romani. Alcuni dicono che il suo nome derivi infatti dalla parola di origine sabina “strena”, che vuol dire “regalo”. Quando tantissimo tempo dopo fu fondata Roma, la leggenda dice che i cittadini raccolsero un fascio di rami tagliati dal bosco sacro dedicato a Strenna e lo offrirono a Romolo. Da allora rimase l’usanza di regalarsi a vicenda, durante le festività del nuovo anno, rami sacri di alloro e ulivo, insieme a fichi e mele, con l’augurio che il nuovo anno potesse essere dolce come quei frutti. Una processione partiva dal santuario della dea Strenna e risaliva lungo la via Sacra, fino alla Rupe Tarpea. Durante la festa ai bambini venivano regalati dolci di marzapane a forma di pupazzo, che molto probabilmente raffigurava la dea con più seni, simbolo di prosperità. Ancora oggi in molti paesi dei Castelli Romani si usa cuocere dolci a forma di donna con tre seni, immagine arcaica della dea Madre dalle molte mammelle. Statuette della dea, di colore bianco, si donavano in occasione delle nascite. Nere, in occasione delle morti. Forse da qui deriva l’usanza della Befana di portare lo zucchero, bianco, ai bambini buoni e il carbone, nero, a quelli cattivi. La dea Strenna avrebbe garantito la ricchezza, la salute, la potenza (da cui “strenuo”, cioè “forte”). Era la dea che legava la fine di un ciclo con l’inizio di uno nuovo. La dea che dava la vita e poi però se la riprendeva. La dea che “strinava” i campi, perché solo bruciando la terra e le sterpaglie, nel freddo dell’inverno, si garantiva la rinascita e la vita futura. Questa meravigliosa figura femminile fu trasformata in Strega dalle istituzioni della Chiesa di Roma, sfruttando anche l’assonanza con la parola greca “strix” (στρίξ, che vuol dire “barbagianni”). Condannata a essere raffigurata, nei secoli a venire, come una vecchia gobba e col naso adunco. Ma la meravigliosa dea Strenna, in qualche modo, ancora rivive nelle feste della Befana di alcuni paesi siciliani, quando orde di ragazzini “i figghi dâ Strina”, girano per i vicoli e bussano alle case reclamando dolci, frutta secca, denaro. La prosperosa dea Strenna ancora rivive in alcune tradizioni calabresi, quando gli “Strinari” intonano “la strina”, un canto natalizio che augura un felice anno nuovo a tutti i componenti della famiglia. Quando sentiamo parlare di “strenna natalizia” ricordiamoci che è dal culto della dea Strenna, antica e pagana, che tutto ebbe origine.


Rita Lopez 


https://lopezrita.wordpress.com/2020/12/14/la-dea-strenna-e-i-regali-di-natale/

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