sabato 19 dicembre 2020

La farfalla di Kant e la sommessa etica del disvelare- Santa ed Apocalittica Notte




Era giovane Kant quella mattina
quando entrò nella stanza una farfalla.
Sul vassoio del tè fermò le ali.
Ancora è buio fuori, pensò Immanuel,
e immobile guardava la creatura.
E allora Wolff, quel lupo metafisico,
ringhiò: tu manda via la farfallina
dalla mente: sostanza con natura
e tutto quanto l’ordine del mondo
e il pensato e il pensabile e il divino
può far crollare l’insetto mattutino.
Ma resta fermo Immanuel e si domanda
come si percepisca una farfalla.
La storia del pensiero e il suo destino
vibrano tra una tazza e un insettino

Fabio Brotto (in memoriam) 



“Il futuro lo conoscerete quando sarà arrivato; prima di allora, dimenticatelo.”

Eschilo


ravvivare l’opposizione a quanto vi è di intollerabile in questo mondo.

Mimesis Edizioni


L'INTRICATA STORIA DEL LUSSEMBURGO OTTOCENTESCO
Lo stato del Lussemburgo è attualmente l'unico granducato d'Europa. Per quanto piccolo, ha una storia ricca di eventi e di interessi di grandi potenze. Per lungo tempo il Lussemburgo ha subito la dominazione spagnola prima e austriaca poi, in seguito in epoca napoleonica è stato invaso dalle truppe francesi.
Nel 1815 il primo evento importante del nostro racconto: il congresso di Vienna nel ridisegnare la mappa d'Europa decide di costituire uno stato lussemburghese elevato a granducato, con alla sua guida Guglielmo d'Olanda della dinastia Orange-Nassau. Il Lussemnburgo resta indipendente dall'Olanda ma unito nella persona di Guglielmo che è re d'Olanda e granduca del Lussemburgo. Nello stesso momento però il Lussemburgo entra nell'orbita prussiana e finirà con l'entrare nella confederazione germanica, inoltre i prussiani ottengono l'autorizzazione a stabilire una guarnigione fissa nella capitale fortificata del granducato.
Era un modo per tentare di trovare un equilibrio fra gli interessi delle varie grandi potenze, con uno stato cuscinetto. La situazione però è in ebollizione. I belgi si ribellano alla dinastia olandese e ottengono l'indipendenza, il Lussemburgo sostiene il Belgio e alla fine i belgi vorrebbero acquisire anche il Lussemburgo. A parte una piccola porzione di territorio (così come altre porzioni del Lussemburgo erano state assegnate ai prussiani ai tempi del congresso di Vienna), il Lussemburgo resta indipendente, assoggettato al re d'Olanda e facente parte della confederazione germanica.
Alla fine l'11 maggio 1867 si firma il trattato di Londra fra tutte le grandi potenze europee: il Lussemburgo smette ovviamente di far parte della non più esistente confederazione germanica e diventa indipendente sempre sotto la dinastia Orange-Nassau (ma separato dall'Olanda). I prussiani devono però rinunciare alla loro guarnigione e la fortificazione della capitale viene smantellata. In pratica il Lussemburgo viene totalmente neutralizzato e si impegna a rimanere neutrale.
In seguito allo scioglimento della confederazione germanica e ai sommovimenti negli equilibri europei, nel 1866 la Francia chiede all'Olanda l'acquisto del Lussemburgo per 5 milioni di fiorini. La Francia prova a convincere la Prussia ma sia Bismarck sia l'opinione pubblica in Prussia non sono favorevoli.
Nel 1890 ultimo passaggio: alla morte del sovrano olandese Guglielmo III gli succede la figlia ma in Lussemburgo vale la legge salica che esclude dalla successione le donne. Diventa quindi granduca Adolfo di Nassau, di un ramo collaterale della famiglia. Ancora oggi sono i suoi discendenti a regnare sul Lussemburgo.


https://www.facebook.com/vogliadistoria/posts/1014465645715305


Quando un ricco fa la carità verso un povero, vuole essenzialmente trasmettergli un messaggio: tu oggi mangi perché te lo permetto io, quindi la tua esistenza dipende da me, hai bisogno di me e sei in debito.
Il ricco infatti è tale perché ci sono leggi che gli hanno permesso di accumulare enormi ricchezze nelle sue mani, sottraendole ai loro legittimi proprietari. Queste leggi sono ad esempio l'abbassamento delle aliquote per i milionari, la possibilità di eludere le tasse nei paradisi fiscali, abbassamento dei salari, distruzione dello stato sociale ecc. La loro ricchezza dunque è profondamente illegittima, in quanto sottratta ai suoi legittimi proprietari.

Manuel De palma


La nostra tacita accettazione delle cose così come sembrano è chiamata ignoranza, che non è una semplice mancanza di conoscenza del modo in cui le cose e le persone esistono, ma è un fraintendimento attivo della loro natura fondamentale.

JEFFREY HOPKINS


Ogni specie di uso strumentale della pandemia a fini politici e partitici è infame e ripugnante

Fabio Brotto(in memoriam)


Sviluppate la vostra legittima stranezza.

Michel Foucault


lunedì 7 dicembre 2020

Era senza mascherina.. Ed io prima con il pugno chiuso e poi con l dito medio in totale evidenza

 



Oggi Lunedi 7 Novembre  2020  ore 10,45 esco dalla farmacia di via Marchese di Roccaforte dopo aver acquistato le mie  piccole ma amicissime pillole di cardioaspirina. Davanti a me  un tizio "cun l'annacata." telefonino in mano e senza  mascherina..Proprio non l'aveva,

Gli dico serenamente "per  favore la mascherina"


A  questo punto le urla" un cinnè  virus. Cu dici ca cìè u virus  è comunista Ed io a mascarina un ma miettu. Si facissi i cazzi sua "

A  questo  punto  sempre sommessamente ma non troppo  e  un pò barando " Certo che mi faccio i cazzi miei. Saranno cazzi miei quando  dovrò intubarla in terapia intensiva"

"Si  un comunista  cuinnutu  e sbirru e porti puru attasso. Cecca di  iritinni  prima ca  ti fracchiu a lignate"

A questo punto  alzo il pugno chiuso e  vado via  e confesso che ho avuto paura 

Le urla totali a decibel  oltre ogni rilevazione "Vuatri comunista  siti tutti garrusi e froci.Ma appena  veni Salvini e macari cuì generali Pappalardu..vi rumpenu  'u culu..E a buatri piaci"


A quel punto  giunto all'altro marciapiede  mi giro e il pugno chiuso si apre mostrando il  dito medio.

"SDisanoratuuuu"

Sono a  casa.. Amen 






domenica 6 dicembre 2020

Io sono il potere: Confessioni di un capo di gabinetto



“Io sono un’ombra. L’ombra del potere. Talvolta più potente del potere. Io sono il capo di gabinetto.”

Chi muove i fili della politica italiana? Quali scambi si fanno, ogni giorno, nei ministeri? Su quali soluzioni al limite della legge si fonda la ragion di Stato? Per la prima volta un capo di gabinetto svela dall’interno le regole non dette e i segreti inconfessati dei palazzi del potere.

In Italia la selezione dei capi di gabinetto avviene attraverso canali diversi di cooptazione. Ci sono i magistrati del Consiglio di Stato. Quelli della Corte dei conti. I professori universitari. I funzionari parlamentari. I burocrati di carriera, che agivano per decenni nelle pubbliche amministrazioni. Ciascuna categoria ha un suo codice di comportamento, regole di affiliazione, baronie, gelosie, ritualità, scandali, ricatti, mele marce, figure leggendarie.

Ogni stagione segna una diversa forma di convivenza tra politica e burocrazia. Dalla Prima Repubblica a Berlusconi, da Renzi ai grillini. La connivenza e la lusinga si alternano alle epurazioni e alle minacce. Ma questo accade sulla scena pubblica. Sotto traccia va in scena uno spettacolo diverso. Fatto di relazioni, alleanze, trasversalismi, compromessi. E continuità.

Questo libro raccoglie sotto forma di diario-confessione la testimonianza di un grand commis che ha lavorato per diversi ministri di diverso colore politico. Le sue parole sono molto più esplosive di qualsiasi tweet, perché violano la regola aurea del potere: essere libero di agire all’ombra di se stesso.


domenica 29 novembre 2020

La Proprietà è un furto ? No..è anche peggio..E' un non essere (parafrasando Francesco Papa di Roma )




L’idea  che  il Papa di Roma,l’attuale Papa di Roma, divenga  ecclesialmente una sorta di senatore del pianeta  non mi è gradita.

Ma  in ambito etico e civico Papa Francesco con l’ultima enciclica  ha  compiuto una  inversione profonda di lettura e di prassi  talmente  profonda   che  nessuno dei tenutari di tutti i Mainstream contemporanei  di qualsivoglia marciapiede dove essi battono e camminano  ne  ha diffuso notizia ,anzi l’ha silenziata. In particolare  ed odiosamente  la  sinistra  fucsia,quella liberal-radicale, liberista, tematizzante il capitalismo compassionevole ma in realtà guardia bianca e sentinella del mercato e del mercato globale. Ovviamente  in Italia  ha fatto un favore  gradito al  noto presidente di Confindustria  al quale non ha inviato alcuna copia dell’enciclica

I sindacati ? ormai  si sono  volutamente ridotti al modesto ruolo di patronati interessandosi  solo di contenziosi per  frammenti e per singole  fattispecie  e mai per una  visione alternativa progettuale. I  sindacati della scuola, tutti i sindacati della scuola, ne  sono espressione immediata


Oggi sull’HP Piero SchiavazziReporter, HuffPost Italy  (https://www.huffingtonpost.it/entry/concistoro-in-salsa-orientale-il-cappello-cardinalizio-sul-mega-patto-rcep_it_5fc27e3dc5b68ca87f84aa48?utm_hp_ref=it-homepage&fbclid=IwAR3-hXyGRpr8XBkFq_k92yylISP4bUR9srhYI37c734pZIm2RD66jLBbPR8)

evidenzia  nell’enciclica  uno  “Strappo epocale, radicale che si avverte stridente, quando dall’idea, generica e innocua, di “funzione sociale” della proprietà si passa, tout court e provocatoriamente, a definirla un diritto “secondario” e “derivato”. “


Quindi a) la  proprietà privata non è più diritto soggettivo inalienabile e da garantire  ex se et non ex  consensu populi ma solo un semplice  interesse legittimo sottoposto radicalmente alla  primazialità delle norme legislative e alla serietà del buonsenso di giustizia e di redistribuzione del reddito


b) un interesse legittimo per di più derivato e quindi fuori dal cosiddetto diritto naturale.La persona  non è  strutturalmente  battezzata come assegnatario del diritto di proprietà. Ma la proprietà  è in fondo”aristotelicamente”  un ‘accidens’,un non essenziale,una  foglia della storia. Oggi c’è come interesse legittimo subordinato,domani non è previsto che  continui ad esserci e  in quanto non essenziale  nessuno  ne  celebrerà i  funerali


c) ma se  è un accidens foglia della storia essa  è nientificabile ,appartiene all’ordine  del non essere .E’ generata dal Nulla e al Nulla  potrà tornare. Se esiste oggi,esiste solo nell’ordine  della provvisorietà senza  autonomia e  senza pretesa alcuna  di infinito..E’ solo cattiva infinità. Divide.E’ gemella della Menzogna 



Ed  infatti Schiavazzi alla fine cita l’enciclica ““Se lo guardiamo a partire dal principio della destinazione comune dei beni, allora possiamo dire che ogni Paese è anche dello straniero, in quanto i beni di un territorio non devono essere negati a una persona bisognosa che provenga da un altro luogo”. “Che cosa significano oggi espressioni come democrazia, libertà, giustizia, unità? Tante volte, mentre ci immergiamo in discussioni semantiche o ideologiche, lasciamo che ancora oggi ci siano fratelli e sorelle che muoiono di fame o di sete, senza un tetto o senza accesso alle cure per la loro salute”.


Ancora  il Papa  sarà attaccato dalla destra cattolica e da tutta la destra  cristiana in ogni sua articolazione. Ma  questo non è in fondo  una seria preoccupazione.E’ preoccupazione ma  governabile. Codesta destra è plebea e becera .  Sarà attaccato  viscidamente sotto sotto e sotto traccia  dal mainstream liberal e sorosiano del pianeta ..sorrisi davanti e pugnalate alle spalle. Questo  è veramente preoccupante. 

La vedo brutta per Francesco,ma veramente brutta. 




venerdì 6 novembre 2020

Elogio del marginale vero centro della vita ALBERTO ASOR ROSA.anno 2015







Nel corso delle ultime settimane sono apparsi in Italia due libri che portano nei propri titoli la parola "margine". Si tratta di "Al margine", di Francesco Magris (Bompiani) e di "Margini d'Italia", di David Forgacs ( Laterza). Naturalmente si tratta di una combinazione. Ma anche le combinazioni, se guardate bene,possono riserbare delle sorprese. "Al margine" (ma forse si potrebbe leggere anche "sul margine", ovvero, latinamente, " de margine") è un agile libretto, in cui l'autore investiga aspetti diversi di una parola – e delle realtà che di volta in volta le corrisponde – ricchissima valenze di ogni genere, sia positive sia negative. Ma Magris, se non erro, segue di preferenza il percorso positivo. Ossia va sfogliando, di capitolo in capitolo, come sia possibile (e sia avvenuto, e possa avvenire) che, trovandosi o addirittura mettendosi ai margini, si scoprano potenzialità e forze nascoste che, restando cocciutamente ancorati al centro, non si sarebbero mai neanche sospettate.

In virtù di una cultura poliedrica Magris può, nella sua elaborazione, fornire dati e riprove da letterati e artisti di ogni tempo e paese (il libro si apre nel nome del «grande poeta gradese» Biagio Marin, ma va avanti con quelli di Saba, Hawthorne, Pirandello, Carver, Kafka, Robert Walser, Bukowski), oppure discutere le impostazioni economiche della scuola marginalista e concludere con una riflessione su pregi e limiti della democrazia occidentale. Non si andrebbe troppo lontani dal vero, segnalando la straordinaria rilevanza che, nell'ottica di Magris, occupa il punto di vista della sua città di origine, Trieste; la «frontiera» per eccellenza (ovvero il «margine estremo», anche nel senso letterale del termine) nell'immaginario italiano degli ultimi due secoli, forse proprio oggi drammaticamente rilanciata dalla sua contiguità con il potenziale inferno balcanico.




Margini d'Italia è un ponderoso volume di storia italiana contemporanea. L'autore, David Forgacs, è uno di quegli storici inglesi e americani (o, talvolta, le due cose insieme), cui si devono assaggi così rilevanti – da un'ottica opportunamente spostata rispetto alla nostra – del nostro modo d'essere e della nostra identità. Il sottotitolo spiega forse meglio contenuti e obiettivi dell'opera. Recita: L'esclusione sociale dall'Unità a oggi .

Per Forgacs, dunque, il «margine » è il luogo (ideale, politico, culturale, antropologico) su cui le classi italiane dominanti, sia pure variamente motivate, hanno collocato (dal punto di vista ideologico, ma anche pratico e fattuale, spesso pesantemente fattuale) i subalterni, i diversi, gli alieni, i «marginalizzati», appunto.


Forgacs ne descrive cinque fondamentali esempi: le Periferie urbane ; le Colonie (Forgacs ha fatto un lungo soggiorno in Abissinia per documentarsi); il Sud ; i Manicomi; i Campi nomadi . Se si esclude l'ultimo capitolo, forse più marginale rispetto agli altri, si tratta di un lavoro di solidissimo impianto, ed esiti inequivocabili, che apre orizzonti sul modo di «essere italiani» meno scontati di quanto si potrebbe pensare.


Per uno come me, vedersi messo sotto gli occhi un quadro così preciso di ciò che ha significato per Roma e la (un tempo) leggendaria «campagna romana» la realizzazione, a varie tappe e per il corso di più di un secolo, dei mostruosi quartieri popolari a Sud e a Est della città (poi anche, inesorabilmente, a Nord e a Ovest), ha consentito di ripercorrere con evidenza assoluta le tappe di una storia individuale e collettiva, le cui ultime battute sono sotto gli occhi di tutti (io non ho dubbi che anche i processi corruttivi nascano, come nel nostro caso, da una lunga, lunghissima storia).


Dunque, i due libri, nonostante le loro incancellabili diversità, ci mettono di fronte alle prospettive inedite che «guardare ai margini» (l'espressione è di Forgacs) consente di acquisire e che, restando cocciutamente al centro, non riusciremmo mai neanche a intuire da lontano. La bibliografia su «margine» e «marginalità» è sterminata, e i due autori ce ne danno più di un esempio. Difficile aggiungere qualcosa. E tuttavia: la dinamica che questa suggestiva alternanza fra centro e periferia, fra periferia e centro, suggerisce, è in molte situazioni un criterio ermeneutico pressoché permanente. Ossia: in molti casi, invece di «leggerla », una volta che sia stata interpretata e sistemata nei libri, essa è un dato del nostro vissuto, un'esperienza senza la quale non potremmo capire non solo quanto ci è accaduto intorno ma neanche ciò che è accaduto dentro di noi. Faccio un solo esempio, ma rilevante: l'Italia. L'Italia vive da qualche anno un processo di marginalizzazione crescente. Cioè: sta scivolando al margine (e finora su quel margine non ha trovato la carica diversamente positiva che, ad esempio, nelle prospettive di Magris si potrebbe costruire anche «al margine»).


Se ho qualcosa da rimproverare ai due autori è di non aver inserito nelle loro potenziali tabelle di valutazione (forse qualche accenno solo nel capitolo Margine, povertà e dissenso del libro di Magris) il più gigantesco processo di marginalizzazione che abbia riguardato l'Italia nel corso degli ultimi cinquant'anni, e cioè quello sperimentato e vissuto dalla sua classe operaia, processo perseguito con implacabile perseveranza e in taluni casi una dose molto elevata di ferocia: dall'innegabile centralità degli anni Sessanta – fatta di forza e presenza politica e sociale – alla condizione appartata e spesso subalterna, in continua discussione e ridiscussione, di oggi.


È un esempio di cosa significhi stare dentro il flusso delle scelte e degli eventi, e spesso rendersene poco conto, o niente. La mia opinione è che la crescente marginalizzazione della classe operaia – che, in altri termini, giustifica e incrementa la crescente marginalizzazione del lavoro in quanto tale, nei suoi vari aspetti, sia economici sia culturali – determini e spieghi la crescente marginalizzazione dell'Italia rispetto al resto del mondo. Ma è ovvio che di questo si dovrebbe discutere.


https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2015/08/18/elogio-del-marginale-vero-centro-della-vita37.html

giovedì 5 novembre 2020

La bella storia di Artaban, il quarto re magio






L’Epifania è luce, rivelazione e svelamento che nascono dall’illuminazione. L’Epifania racconta la grazia concessa ai Re Magi che si lasciarono illuminare e guidare dalla stella cometa, fino a trovare la Luce che era nata al mondo per illuminarlo e redimerlo dalle tenebre.

Ma furono soltanto tre, i Re Magi? La tradizione cristiana è ricca di leggende sul quarto Re Magio, non raccontato dai Vangeli, perché non arrivò in tempo, si perse per strada.

La più nota è quella scritta da Henry Van Dyke, pastore della Chiesa presbiteriana, pubblicata nel 1907. Protagonista del racconto è Artaban, che doveva partire assieme agli altri magi, ma si attardò e non fece in tempo a raggiungerli nell’orario stabilito per la partenza. Si mise lo stesso in viaggio per trovare Gesù: la sua ricerca sarebbe durata a lungo, per tutta la vita.

Artaban usò i doni che aveva preparato per Gesù Bambino per darli ai poveri e ai derelitti, e per salvare un bambino condannato a morte dalla strage decisa da Erode.

Ho trovato in rete una deliziosa videostoria, realizzata da Gthamban, e pubblicata sul suo canale youtube, tratta dal racconto di Henry Van Dyke. Mi è piaciuta così tanto che ho voluto tradurla e rimontarla, per nipoti e nipotini,  amici, e lettori di Lettere Meridiane. Potete guardarla qui sotto. Se vi piace, condividetela: è una bella storia di vita e di speranza.

In fondo siamo tutti un po’ Artaban, nel senso che tutti spendiamo la nostra vita in un viaggio alla ricerca di qualcosa o di qualcuno. Spesso li troviamo, senza accorgercene.

Ecco il video, più sotto il testo tradotto e il collegamento alla versione originale, in inglese. Buona visione.



http://www.letteremeridiane.org/2019/01/la-bella-storia-di-artaban-il-quarto-re-magio/


La storia del quarto Re Magio

tratta da “L’altro Re Magio”

di Henry Van Dyke

(1852-1933)

Testo di Gthamban

Traduzione Geppe Inserra



Nell’antica Persia,

in una città di nome Ecbatana,

viveva un uomo

chiamato Artaban.


Artaban faceva parte

di una remota comunità

di studiosi zoroastriani

conosciuti come Magi.


Gli Zoroastriani erano

astrologi e credevano

nella ricerca

del bene e della luce.


All’apparire di una Stella

più lucente delle altre,

Artaban annunciò alla sua comunità

che presto avrebbe raggiunto

altri tre Magi, per cercare con loro

il Re d’Israele appena nato.


Venduti tutti i suoi beni,

Artaban comprò tre preziosissimi

gioielli: uno zaffiro, un rubino

e una perla.


Voleva portarli con sé

per farne omaggio

al Re. Cominciò così

il viaggio di Artaban.


Quando partì, aveva solo

dieci giorni per incontrarsi con

i tre compagni al monte di Nimrod,

presso il Tempio delle Sette Sfere.


Ma, mentre Artaban si avvicinava

al Tempio, il giorno dell’incontro,

vide sulla strada un uomo agonizzante,

che si lamentava.


Che fare? Dare una coppa d’acqua

a quell’uomo morente

o proseguire, affrettandosi

per raggiungere gli altri Magi?


Dato che i Magi non erano

solo astrologi, ma anche

medici, Artaban si fermò.


Con la sua perizia e la sua sapienza

assistette per ore l’infermo, lo curò,

fin quando non gli tornarono le forze.


Dopo essere ripartito e dopo

aver raggiunto il luogo dell’appuntamento,

Artaban scoprì che i suoi amici

se n’erano andati.


Fu così costretto a vendere

lo zaffiro per comprare

una carovana di cammelli per

affrontare il prosieguo del viaggio.


Arrivò a Betlemme proprio mentre

i crudeli soldati di Erode stavano

massacrando i bambini innocenti

di quella città.


L’uscio di una casa era

aperto, e Artaban poter ascoltare

una mamma che cantava

la ninna nanna al suo bambino.


La donna gli disse

che i suoi amici Magi erano

giunti a Betlemme

tre giorni prima.


Avevano trovato Giuseppe

e Maria e il loro bambino,

e avevano lasciato i loro doni

ai suoi piedi. Quindi erano scomparsi

misteriosamente com’erano arrivati.


Giuseppe aveva preso sua moglie

e suo figlio ed era partito in segreto.

Girava voce che fossero andati

molto lontano, in Egitto…


All’improvviso, all’esterno della casa,

rumori, grida, confusione, pianti di donne.

E poi un grido disperato:

“I soldati di Erode

stanno uccidendo i bambini.”


Artaban si affacciò all’uscio

e vide una banda di soldati che

correva per strada, con le spade sguainate

e le mani insanguinate.


Il capitano raggiunse la porta,

ma Artaban lo fermò e gli diede

il rubino, chiedendogli di lasciare

in vita la mamma e il suo bambino.


Quindi Artaban, sempre seguendo il Re,

raggiunse l’Egitto, cercando dappertutto

le tracce della piccola famiglia

che era fuggita prima che arrivasse a Betlemme.


Per 33 anni, Artaban continuò a vagare

alla ricerca del suo Re, spendendo

la sua vita aiutando i poveri e i malati.

Alla fine, arrivò a Gerusalemme,

nei giorni della Pasqua.


C’era una grande commozione

a Gerusalemme. Improvvisamente,

una donna, fatta schiava per debiti.

mentre veniva trascinata in catene dai soldati,

si gettò ai piedi di Artaban.


Prendendo l’ultimo dei suoi tesori,

la perla, lo diede alla ragazza:

“È per la tua libertà, sorella!

È l’ultimo dei tesori che avevo

tenuto per il mio Re”.


Mentre Artaban parlava,

un forte terremoto scosse la città.

Fu colpito da una tegola.


Artaban seppe

che stava per morire

senza aver trovato il suo Re.

La ricerca era finita,

ed egli aveva fallito.


La giovane schiava riscattata, abbracciando

quell’uomo vecchio e morente,

udì una voce dolcissima, e poi vide

che le labbra di Artaban si muovevano

lentamente.


Artaban: “Ah, Maestro, ti ho tanto cercato. Dimenticami.

Una volta avevo preziosi regali da offrirti.

Adesso non ho più nulla.”

Gesù: “Artaban, tu mi hai già dato i tuoi doni.”

Artaban: “Non capisco, mio Signore.”


Allora quella voce inconfondibile

tornò a farsi sentire, e la donna

poté udirla chiaramente.


Gesù: “Quando ero affamato,

mi hai dato da mangiare,

quando avevo sete,

mi hai dato da bere,

quando ero nudo,

mi hai vestito.

Quando era senza un tetto,

mi hai preso con te.”


Artaban: “Non è così, mio Salvatore.

Non ti ho mai visto affamato,

e neanche assetato.

Non ti ho mai vestito.

Non ti ho mai portato nella mia casa.

Per trentatré anni ti ho cercato,

ma non ho mai visto il tuo volto

e non ti ho mai aiutato, mio Re.

Non ti ho mai visto fino ad oggi.”


Gesù: “Quando hai fatto queste cose

per l’ultimo, per il più piccolo

dei miei fratelli – tu le hai fatte per me.”


Artaban si rivolse alla donna

che aveva liberato dalle catene:

“Hai sentito che dice Gesù?

Abbiamo trovato il Re.

L’abbiamo trovato

ed egli ha accettato tutti i miei doni.”


Un lungo sospiro di sollievo

esalò flebilmente

dalle labbra di Artaban.


Il suo viaggio era finito.


I suoi regali

era stati accolti.

L’altro Re Magio

aveva trovato il Re.


E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.

Matteo 25:40


Artaban. La leggenda del quarto Re


https://www.associazionecheiron.it/artaban-la-leggenda-del-quarto-re/



Nell’antica città di Ectabana, in Persia, viveva un grande saggio, studioso degli astri del cielo di nome Artaban. Un giorno invitò alla sua corte alcuni Magi per informarli di un’importante scoperta che egli aveva fatto.


“Il destino mi ha messo tra le mani una preziosissima pergamena che racconta la nascita di un Re in Palestina. Costui porterà amore e speranza nel mondo. Io e i tre grandi saggi, Melchiorre, Gaspare e Baldassarre, abbiamo interpretato gli astri lucenti e ciò che nel cielo è scritto. Per questo motivo andremo a far visita al nuovo Re. Io partirò prontamente portando con me tre preziosi doni: uno zaffiro, un rubino ed una perla. Tra tre giorni ci vedremo a Babilonia e da lì ci incammineremo insieme. Chi di voi vuole venire?”






Non ci fu risposta. Egli capì con rammarico che nessuno lo avrebbe accompagnato e che sarebbe dovuto partire da solo per raggiungere gli altri tre Re Magi.


Il giorno seguente partì. Durante la traversata di un deserto, sentì un lamento di sofferenza provenire da un’oasi. Si avvicinò e trovò un uomo ferito e in gravi condizioni. Decise di fermarsi per soccorrerlo e lo portò alla città più vicina. Entrati, lo accompagnò in una locanda dove poteva trovare rifugio, riposare ed essere curato.


Purtroppo l’uomo non aveva nulla per pagare la stanza e le cure, così Artaban diede al proprietario della locanda il suo zaffiro per permettere all’infermo di riposare ed essere curato a dovere. L’uomo, per ringraziarlo, gli disse che era venuto a conoscenza della nascita del Salvatore a Betlemme, città dove lui stesso era nato. Fu una grande notizia per Artaban e, nonostante avesse sacrificato il suo dono, sapeva di aver agito per una nobile causa.


I tre giorni erano passati ma comunque riprese il suo viaggio e, giunto a Babilonia, si accorse che ormai i tre Re Magi erano già partiti. Riposatosi alcuni giorni, riprese il viaggio dirigendosi verso Betlemme.


Impiegò molti giorni per giungere a Betlemme e, quando arrivò, scoprì che la città era invasa dai soldati del Re Erode. Egli aveva ordinato di cercare e uccidere tutti i primogeniti maschi perché temeva l’avvento del Re dei Re.


Mentre Artaban camminava per le vie di Betlemme riconobbe il pianto di un bambino che proveniva da una casa. Una donna era a terra rannicchiata e piangeva, tenendo il suo bambino tra le braccia. “I soldati stanno venendo a prendere mio figlio. Ti prego salvaci!” disse la donna ad Artaban. Egli si mise davanti alla porta di casa per sorvegliare e quando arrivò il soldato, gli disse: “Prendi questo rubino e vai via. Lascia in pace questa donna!”. Il soldato strabuzzò gli occhi davanti a quella pietra preziosa e, senza proferir parola, prese il gioiello e se ne andò.


Anche il secondo omaggio che Artaban voleva portare al Re era stato donato. L’uomo chiese alla donna se avesse sentito della nascita di un bambino, alla cui culla giunsero tre Re Magi con dei ricchi doni. La donna rispose: “Sì è successo non molto tempo fa. Ora quella famiglia è dovuta fuggire e nessuno sa dove sia andata”.


Con grande tristezza, il saggio salutò la donna e riprese il suo viaggio.

Passarono 33 lunghi anni e Artaban, ormai anziano e stanco di viaggiare, arrivò a Gerusalemme. La città era deserta perché la popolazione si era riunita vicino ad un monte chiamato Golgota dove stavano per essere giustiziati tre uomini. Uno di questi era da molti chiamato il Salvatore, da altri il Buon Pastore o anche il Re dei Giudei.


Artaban capì che si trattava di colui che da tempo stava cercando e si diresse verso il monte Golgota. Mentre si stava incamminando, sentì le urla di una donna catturata da alcuni soldati. Vedendo Artaban la donna lo pregò: “Aiutami buon uomo! Mi vogliono fare schiava contro la mia volontà!”. Il saggio, che ancora custodiva il terzo dono, prese la perla, la diede alla donna e così riscattò la sua libertà. Con questo gesto Artaban donò anche l’ultimo dei gioielli che voleva portare al nuovo Re!


Seduto a terra con la schiena poggiata al tronco di una grande palma, il vecchio saggio pensò: “Ho dedicato molti anni alla ricerca del nuovo Re ed ho dato via tutte le ricchezze che volevo donargli. Non l’ho mai trovato e, se anche lo trovassi adesso, non avrei niente da dargli per onorarlo!”


Improvvisamente vide una luce davanti a sé, accompagnata da una dolce musica celestiale. Artaban sentì una voce sconosciuta che gli disse: “Artaban non essere triste. In realtà, donando tutte le tue ricchezze a chi ne aveva più bisogno, tu mi hai trovato! In verità ti dico: quanto hai fatto ad ognuno dei tuoi fratelli, l’hai fatto a me!”


Artaban nel sentire quelle parole provò una gioia indescrivibile. Rasserenato, chiuse gli occhi per sempre e raggiunse nei Cieli il Re che tanto aveva cercato




https://www.eticamente.net/48050/la-storia-del-quarto-re-magio.html


https://www.ateatro.info/copioni/il-quarto-re/


https://maovalpiana.wordpress.com/2017/01/06/il-quarto-re-magio-artaban/

sabato 31 ottobre 2020

notte tra il 31/10 e il 1/11 Santa Apocalittica e Filosofica con un pizzico di iperborea poesia



Della disillusione siamo responsabili noi adulti, che, aderendo incondizionatamente al "sano realismo" del pensiero unico incapace di volare una spanna oltre il business, il profitto e l'interesse individuale, abbiamo abbandonato ogni vincolo di solidarietà, ogni pietà per chi sta peggio di noi, ogni legame affettivo che fuoriesca dallo stretto ambito familiare. Inoltre abbiamo inaugurato una visione del mondo che guarda alla terra e ai suoi abitanti solo nell'ottica del mercato.

Umberto Galimberti


Socrate diceva: "non so niente e proprio perché non so niente

problematizzo tutto". La filosofia nasce dalla problematizzazione dell'ovvio: non accettiamo quello che c'è, perché se accettiamo quello che c'è, ce lo ricorda ancora Platone, diventeremo gregge, pecore.

Ecco, non accettiamo quello che c'è.

Umberto Galimberti


Gian Maria Volontè viene arrestato mentre partecipa ad un sciopero dei lavoratori della Coca Cola, è l'anno 1971

“Noi speriamo in un mondo che riesca a migliorare la qualità della vita di tutti: l'ambiente, la possibilità di conoscere, la possibilità di comunicare e di informare. E, sopratutto, la possibilità di eliminare tutto quello che è oggetto per distruggersi come le armi, le guerre, la pena capitale. Ed io credo che già quello sarebbe un grande cambiamento.”

Gian Maria Volonté


Tutti i vicini pensano che noi siamo

strani. E noi pensiamo lo stesso di

loro. E facciamo tutti centro.

- Charles Bukowski 




Da UN PARADISO PER ICARO di Chiara Rantini



L’introspezione è un’attività che sta scomparendo. Sempre più persone, quando si trovano a fronteggiare momenti di solitudine nella propria auto, per strada o alla cassa del supermercato, invece di raccogliere i pensieri controllano se ci sono messaggi sul cellulare per avere qualche brandello di evidenza che dimostri loro che qualcuno, da qualche parte, forse li vuole o ha bisogno di loro.

_Zygmunt Bauman


Ivan Ivanovič Šhišhkin, Foresta in autunno, 1876




martedì 27 ottobre 2020

Ancora un santo Manifesto per le Buone Pratiche di Resistenza- Autore San Seraphim di Sarov (SERAFIEM SAROEVSKIJ), monaco russo (1754-1833)


https://www.facebook.com/fondazionemarioluzi/photos/a.151516328851804/587444138592352




Bevi l'acqua della sorgente dove bevono i cavalli.

Il cavallo non berrà mai acqua torbida .

Metti il ​​tuo letto dove dorme il gatto.

Mangia il frutto che è stato toccato da un verme.

Scegli coraggiosamente il fungo su cui siedono gli insetti.

Pianta l'albero dove scava la talpa.

Costruisci la tua casa dove si siede il serpente per riscaldarsi.

Scava la tua fontana dove gli uccelli si nascondono dal caldo.

Vai a dormire e svegliati allo stesso tempo con gli uccelli: raccoglierai tutti i giorni chicchi d'oro.

Mangia più verde: avrai gambe forti e un cuore resistente, come gli esseri della foresta.

Nuota spesso e ti sentirai sulla terra come il pesce nell'acqua.

Guarda il cielo il più spesso possibile ei tuoi pensieri diventeranno chiari e chiari.

Stai molto zitto, parla poco - e il silenzio verrà nel tuo cuore e il tuo spirito sarà calmo e pieno di pace ".

venerdì 23 ottobre 2020

23/10/2020.Santa ed Apocalittica Notte . "alla rinfusa come armonico ordine "




Cercate la vostra anima, andate a fiutare il vento, andate via, lontano.
Jack Kerouac





Noi filosofi abbiamo soprattutto bisogno di un'unica quiete: quella lontana da ogni "attualità". Noi veneriamo il silenzio, la nobiltà, la lontananza, il passato, tutto quanto, in genere, alla vista del quale l'anima non è costretta a difendersi e a stringere i lacci - qualcosa con cui si può parlare, senza parlare ad alta voce [...]. Ma uno spirito che è sicuro di sé parla basso; cerca la riservatezza, si fa aspettare. Si riconosce un filosofo da questo.


Friedrich Nietzsche



Sovente si è testimoni di una sorta di apologia della socialità:
ebbene, chiedo agli apologeti dello stare in compagnia a tutti i costi, ma che essere umano è colui che non sa stare bene in compagnia solo di se stesso? Magari anche in un tempo lungo e profondo, in uno spazio piccolo ed essenziale?
Maurizio DerSuchende


 






Celebrare Samhain 31 Ottobre - 1 Novembre

Samhain, è una festa di origine gaelica che si celebra tra il 31 ottobre e il 1º novembre, questa festività è il Capodanno celtico.
Questa parola deriva dal gaelico antico "Sam Fuin" ovvero fine dell’estate (nel tempo Samhuinn in gaelico e Samhain in inglese antico). Gli antichi Celti dividevano l’anno in due grandi stagioni in base alla transumanza del bestiame e questa festa segnava la fine dei raccolti e l’inizio della parte buia dell’anno e questo è l’ultimo raccolto, quello più importante, perchè si spera sia il più abbondante visto che dovrà fornire cibo per tutti i mesi invernali, garantendo la sopravvivenza di tutti.
Samhain costituisce quindi un passaggio dalla luce al buio, chiude un ciclo e ne apre un altro, In questa occasione i confini dei mondi diventano più sottili. I Celti sapevano che gli spiriti degli avi tornavano sulla terra a far visita portando auspici e protezione





giovedì 22 ottobre 2020

ore 22,12 del 22 Ottobre 2020 Santa ed Apocalittica Notte attraverso "folli e lucidi aforismi"




Il poeta è perso nella luce, errante nella bellezza, povero per eccesso, folle per troppa ragione, peccatore in stato di grazia"
Maria Zambrano
(Filosofia e poesia)



"Sal, dobbiamo andare senza fermarci finché non saremo arrivati - Arrivati dove, amico? - Non lo so, ma dobbiamo andare" Jack Kerouac (Sulla strada)

"L'uomo che ha gustato una volta i frutti della filosofia, che ha imparato a conoscere i suoi sistemi, e che allora, immancabilmente, li ha ammirati come i beni più alti della cultura, non può più rinunciare alla filosofia e al filosofare" Edmund Husserl (La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale)


"Un viaggio non inizia nel momento in cui partiamo né finisce nel momento in cui raggiungiamo la meta. In realtà comincia molto prima e non finisce mai, dato che il nastro dei ricordi continua a scorrerci dentro anche dopo che ci siamo fermati. È il virus del viaggio, malattia sostanzialmente incurabile"
Ryszard Kapuscinski (In viaggio con Erodoto)

"Spero che i posteri mi giudicheranno con benevolenza, non solo per le cose che ho spiegato, ma anche per quelle che ho intenzionalmente omesso, così da lasciare ad altri il piacere della scoperta"
Cartesio
(La geometria)

"Sono poche le persone che non si sono divertite, in qualche momento della loro vita, a ripercorrere le fasi del loro pensiero risultate in certe conclusioni. È un'occupazione di notevole interesse, spesso, e chi vi si cimenta per la prima volta si stupisce del divario, della distanza apparentemente incolmabile tra punto di partenza e punto di arrivo" Edgar Allan Poe (I delitti della rue Morgue)



"Di qualunque cosa si tratti, qualcuno troverà il modo di trarne profitto" Philip J. Farmer (Venere sulla conchiglia)



"Le idee sono come le tette: se non sono abbastanza grandi si possono sempre gonfiare" Stefano Benni (La compagnia dei Celestini)


"Io rido soltanto dei guai miei. Ho il massimo rispetto per i guai degli altri" Giovannino Guareschi (Il decimo clandestino)


"Che i conservatori siano conformisti, è cosa di tutti i tempi. Ma che siano conformisti, convenzionali, obbedienti i cosiddetti rivoluzionari, è cosa soltanto dei nostri tempi" Vitaliano Brancati (Diario romano)