sabato 26 ottobre 2019

26 Ottobre Santa ed Apocalittica notte

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«È cosa vana distogliersi dal passato per pensare soltanto all’avvenire. È un’illusione pericolosa persino credere che sia possibile. L’opposizione fra passato e avvenire è assurda. Il futuro non ci porta nulla, non ci dà nulla; siamo noi che, per costruirlo, dobbiamo dargli tutto, dargli persino la nostra vita. Ma per dare, bisogna possedere, e noi non possediamo altra vita, altra linfa che i tesori ereditati dal passato e digeriti, assimilati, ricreati da noi. Fra tutte le esigenze dell’anima umana nessuna è più vitale di quella del passato».
(Simone Weil, La prima radice, citata da Rodolfo Casadei)

Vidi il Signore seduto su di un alto trono, molto elevato, e i lembi del suo mantello riempivano il tempio. Sopra di lui stavano dei serafini, ognuno dei quali aveva sei ali; con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi e con due volava. L’uno gridava all’altro e diceva: “Santo, santo, santo è il Signore degli eserciti! Tutta la terra è piena della sua gloria!”(Isaia 6:1-3).


Non mi piacciono
Non mi piacciono i beati
quelli che credono di essere della grazia
perché non hanno forza per essere della natura.
Quelli che credono di essere nell'eterno
perché non hanno il coraggio di essere nel tempo.
Quelli che credono di essere con Dio
perché non stanno con le persone.
Quelli che credono di amare Dio
perché non amano nessuno.

(Charles Peguy)

venerdì 9 gennaio 2004
Quante sciocchezze si scrivono! Quante sciocchezze si pensano! Cosa ce ne faremo di tutte queste sciocchezze? Mica possiamo semplicemente mandarle giù e dimenticare! Sto leggendo gli appunti del 1992-93 di Elias Canetti, il famoso scrittore di matrice ebraica nato in Bulgaria nel 1905, Nobel per la letteratura nel 1981 e morto nel 1994. Li ha pubblicati Adelphi sotto il titolo Un regno di matite. Sono tanti i segni che ormai costellano le pagine mentre avanzo nella lettura: i pensieri sono spesso folgoranti («Non legge nulla, ma come lo loda!»), altre volte più articolati, sempre provocatori («Conversazione tra amici: ciascuno racconta di tutto quello che agli altri non interessa»). Ho scelto un appunto sulle sciocchezze pensate, dette e scritte, una vera e proprio valanga che ogni giorno inonda cervelli, parole, giornali e libri. Il risultato di questo continuo ingurgitare stupidità prima o poi si fa sentire perché - come osserva Canetti - «non possiamo semplicemente
mandare giù e dimenticare». Le sciocchezze come le volgarità lentamente irradiano l'anima e la mente e ci trasformano.
Nella Bibbia si dice che chi adora l'idolo diventa simile ad esso, inerte, muto, altezzoso e sostanzialmente inutile. Dobbiamo, perciò, non sottovalutare la forza insita alla sciocchezza; essa ha una sua energia che si diffonde e si ramifica e non ci si deve illudere di esserne immuni e vaccinati. Anche persone di qualità, abituate ad assorbire vacuità e banalità ogni giorno, alla fine ne restano contaminate. L'ascesi, l'esercizio morale, l'esame di coscienza sono dunque necessari, anche se faticosi e sbeffeggiati dagli sciocchi.
 
Penso che la laurea honoris causa sia un’istituzione inutile e dannosa, un’occasione di vanità(Marco Ninci) 
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supporre di possedere in noi stessi la capacità di fare tutto ciò che Iddio ci richiede, significa rendere inutili la croce e la grazia di Gesù Cristo. — John Owen





La maledizione del fico raccontata nei Vangeli di Marco e di Matteo è, insieme all'uccisione dei porci, uno dei rari miracoli che si risolvono con effetti negativi. Ma se la morte dei porci precipitati da un crepaccio libera un indemoniato, la maledizione del fico non porta alcun vantaggio. Gesù è a Betania, si sveglia affamato e si mette a cercare i frutti tra le foglie di un fico rigoglioso. Non trovandone, lo condanna alla sterilità eterna. Al di là dell'apparente insensatezza, che significato teologico dobbiamo dare a questa maledizione? Che mistero nasconde? Alberto Garlini ricostruisce la vicenda del fico di Betania immaginando la figura di Simone, figlio di Taddeo, uno zelota che si nasconde sotto falso nome in un casolare di campagna. In gioventù ha commesso molti crimini spinto da una religiosità messianica e violenta che si oppone al giogo dei romani e, quando una mattina si trova di fronte al fico incenerito nel suo podere, lo interpreta come un segno di sventura che lo costringe a fare i conti con il proprio passato tenebroso. Simone è attratto dall'autorevolezza e dal fascino di Gesù e, forte della sua consuetudine con la violenza, ne percepirà la morte imminente e l'affiato verso una salvezza venata di disperazione. Perché, sembra dire l'autore, uomini e dei non vivono in sfere differenziate ma sono accomunati da un fragile destino...


Io non capisco invece perché si possa fare satira su tutto tranne che sull'isteria collettiva che gira intorno al messianismo ecologista della Thunberg.(Giampiero Tre Re )




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