martedì 29 novembre 2022

Sabine Stuart de Chevalier-PER RINFRANCAR LO SPIRITO

A mio avviso un manuale di buone pratiche e di autodifesa.



Gravure extraite du Discours philosophique de Sabine Stuart de Chevalier.


***

"Quello del web e dei social media è un ambiente abitato in modo variegato.

Tra gli altri spiritisti sedicenti spiritualisti, emerge il “Giustiziere del Logos”, colui il quale con indole socratica e fare aristotelico, ma con una indiscutibile natura sofista, e non sufista, cerca di redimere i poveri gentili crpyptonauti dall’ignoranza.

Questa particolare specie, conosciuta col nome scientifico di “Coglio Albicans”, domanda, a conferma del suo inespugnabile ragionare, link inequivocabili sul Google.

L’ esemplare, appartenente alla famiglia delllo “Zebedeus Niger Mycota”, si riproduce continuamente ed estende il suo sapere esclusivamente quando non richiesto.

Quanto più grande è il disinteresse nei confronti dei suoi contenuti, tanto maggiore sarà la sua brama di disperderne le spore.

Solitamente si presenta sottoforma di miceli spugnosi che assorbono tutte le “minkiate” (cibo favorito) apprese con gli automatici “click on the link”.

Ignaro del fatto che i link bisogna crearli nel cervello!

E dopo aver sgomberato il canale sinapsiale dal seme intellettuale è tempo di tornare a riempire le sacche cerebrali (emisferi dx e sx) con nuovo materiale pensato.

Rimembrando e apprendendo che l’antica arte del ritenere è assai più sacra del volgar dispergere.

Ciò dicendo mi congedo da questa sì mesta erez… ehm… orazione."

Sabine Stuart de Chevalier

lunedì 28 novembre 2022

un bellissimo povero cane costretto a stare nella "sinistra" glamour !!!!

Nonno Che Legge Il Giornale Illustrazioni, Vettoriali E Clipart Stock – (52  Illustrazioni Stock)


Sabato 26 Novembre 2022 ore 11,00 a.m.

    In fila alle casse per pagare alcuni vestitini acquistati  come regalo per la nostra nipotina Maya. Sono da solo nella fila del turno. Mia moglie sta ancora valutando altri acquisti per Maya. Davanti a me una giovane donna  moderna e contemporanea  con in mano il quotidiano La Repubblica e un telefonino. 5.0 bis  di quelli che preparano pure il caffè e il cremino con panna,noccioline comprese. Percepisco me stesso  come davanti ad un’icona  movimentista democratica, avanzata progressista ed antifascista. Ma non finisce qui. La raggiunge il marito/compagno/fidanzato con altri acquisti e tenendo al guinzaglio un bellissimo cane  ed altro telefonino gemello monovulare dell'altro. 

Il quadro della sinistra glamour è ora completo e completato.Povero cane,costretto ad essere  associato a quel quotidiano !!!

martedì 1 novembre 2022

Quanto resta della notte?- in memoria di Don Giuseppe Dossetti ieromonaco



...Un’immagine che ridesta nella memoria un passo enigmatico del profeta Isaia (21,11-12):

Mi gridano da Seir
«Sentinella quanto resta della notte? Sentinella quanto resta della notte?» La sentinella risponde:
«Viene il mattino, e poi anche la notte; se volete domandare, domandate. Convertitevi, venite».

Probabilmente si riferisce al tempo lontano della dominazione degli Assiri, ma nel 1994 Giuseppe Dossetti ha utilizzato questo testo per riflettere sulla situazione italiana in ambito civile e pure ecclesiale. Il tema era la notte e l’occasione era il ricordo di G. Lazzati. Era il tempo di Berlusconi  presidente del consiglio. E diceva: la notte va riconosciuta come notte, assumendo l’anima della sentinella, tesa verso l’aurora. Indicava diversi sintomi rivelativi della notte. Segnalo l’ultimo:

“Al vuoto ideale e conseguentemente etico si tenta dai più di compensare con la ricerca spasmodica di ricchezza: per molti al di là di ogni effettivo bisogno vitale, elevata scopo di se stessa... Così all’inappetenza diffusa dei valori... corrispondono appetiti crescenti di cose che sempre più lo materializzano e lo cosificano rendendolo schiavo”.

Ne deriva la notte della comunità:
“In questa solitudine, che ciascuno regala a se stesso, si perde il senso del con-essere... e la comunità è fratturata sotto il martello che la sbriciola in componenti sempre più piccole (da qui la progressione localistica) sino alla riduzione al singolo individuo”3.

Il rapporto con gli altri si qualifica in termini contrattuali con l’eclisse del bene comune e con l’interiorizzazione della cultura del profitto che però si concentra nelle mani di pochi. Penso che questo messaggio non abbia perso nulla della sua attualità. Possiamo utilizzare questa lente per comprendere, visto il dramma nel quale siamo immersi, che cosa è successo negli ultimi decenni al servizio sanitario nazionale e in maniera negativamente esemplare in Lombardia.

Dossetti si indirizzava poi al mondo cristiano italiano, allora sotto l’egemonia del card. Ruini, invitandolo a “ripensare alle cause più profonde della notte... come realtà intrinseche alla nostra cristianità italiana”. Ad essa attribuiva “un peccato, una colpevolezza collettiva...” che non è stata mai ammessa e deplorata nella misura dovuta e per questo ad essa rivolgeva l’oracolo della sentinella: “Convertitevi” che significa per sé ritornare... ma anche il rivolgersi a Dio, cioè la conversione”4. Va sottolineato che “Convertitevi” Dossetti non lo rivolge al mondo laico o anticlericale ma in generale proprio al mondo cristiano. E nota:

“L’oracolo del profeta non vuole alimentare facili illusioni di immediato cambiamento, e anzi invita a insistere, a ridomandare, chiedere ancora alla sentinella senza però lasciare intravedere prossimi rimedi”5.

A distanza di quasi 40 anni credo che possiamo riprendere, in termini planetari, con la serietà e lo sforzo interpretativo di Dossetti, le parole di Isaia pronunciate attraverso la sentinella. Essa rappresenta una funzione permanente, da esercitarsi in tutte le generazioni. Penso che dobbiamo assumere la nostra notte nella quale oggi stiamo vivendo, con la coscienza che riguarda il mondo intero, e lo stesso cristianesimo. Gli accenti da lui posti conservano, a mio parere, una loro attualità, ma in un panorama che si è allargato e con l’urgenza che si fatta più pressante.

Dossetti cita un altro testo biblico, il salmo 130,6 nel quale si parla della sentinella e dell’aurora:

“L’anima mia è verso il Signore,
più che la sentinella verso l’aurora, più che la sentinella verso l’aurora”.

Ora si affaccia un secondo aspetto che mi sembra utile condividere. La notte che attraversiamo ci porta a desiderare una uscita, un dopo, un’aurora appunto. E qui è molto facile entrare nel mondo delle illusioni. Facciamo l’esempio delle aurore boreali o polari. Le immagini che possiamo vedere anche in internet ci presentano la meraviglia di scie luminose, una grande varietà di forme che mutano velocemente e con colori che vanno dal giallo verdognolo al rosso sino al blu. Una meraviglia, ma che non ha nulla a che fare con la luce del sole che fa nascere il giorno nell’aurora che apre davvero la nostra giornata.

Fuori metafora, la notte che stiamo attraversando, a livello planetario, non è affrontabile con delle illusioni o inseguendo messaggi rassicuranti e consolatori, cangianti come le luci fatue delle aurore polari. La notte va riconosciuta come notte, ma può, deve, essere l’occasione per imparare a stare al mondo in maniera nuova.

Inoltre, un messaggio vero ci è veicolato dalle eruzioni aurorali: la dipendenza totale del nostro pianeta dal vecchio sole che è una stella attiva che viene a trovarci anche con il suo vento solare che in 50 ore può arrivare sino a noi, espulso da quelle che noi chiamiamo le macchie solari. Le aurore sono belle ma ci ricordano la fragilità anche dei nostri avanzatissimi sistemi tecnologici e di telecomunicazione che possono essere mandati in tilt da queste energie solari che arrivano sino a noi a una velocità pazzesca.

Un balzo di coscienza del nostro stare al mondo si impone a livello planetario che ponga al centro il bene comune della vita nostra e delle generazioni future e quindi i beni comuni del pianeta terra necessari al sostentamento, ma che vanno rispettati e custoditi, in contrasto con il loro accaparramento privatistico che di fatto sta producendo la destabilizzazione del nostro habitat, promettendo una notte che non finirà mai.

... Quattro anni fa al nostro convegno annuale Serena Noceti osava un accostamento tra la nostra situazione ecclesiale e quanto è avvenuto per l’ebraismo dinanzi alla distruzione subita ad opera dell’esercito romano:

“Un po’ come al sorgere dell’ebraismo rabbinico, quando Jochanan Ben Zakkaj intuisce che c’è qualcosa da salvare e qualcos’altro che deve essere lasciato. Di fronte all’imminente fine del modello sacrale del Tempio, ripensa l’identità ebraica, provando a salvaguardarne il nucleo costitutivo. Prende, dunque, il rotolo della Torà e si finge morto, così da poter uscire dalla città assediata. Una volta uscito, a Javne, costituisce una scuola accademica, in cui prenderà nuova forma l’esperienza di Israele. Salvare la Torà, per il nostro discorso, significa salvare il principio costitutivo dell’esperienza ecclesiale, ovvero il Vangelo, distinto dall’apparato del sacro”7.



G. DOSSETTI, La parola e il silenzio. Discorsi e scritti 1986-1995, Il Mulino Bologna 1997. 302. 

Ivi, 307.
Ivi, 305.

S. Noceti, Cambia la figura della chiesa? In Pretioperai 113-114, p. 22.


(RobeRto FioRini. editoriale per il numero   129-130 della rivista Preti Operai supplemento al numero 189 della Rivista  Quale Vita-Gennaio 2021)

http://54.37.224.33/pretioperai/wp-content/uploads/2021/02/po_129-130.pdf

mercoledì 12 ottobre 2022

Mister Putin.. suvvia solo tra falchi e non tra colombe si possono stipulare accordi

 



Mister Putin  buon pomeriggio ,buon secondo pomeriggio dall'Italia  in Sicilia e da Palermo  


Introduzione

Il suo sistema di potere e di governo autoritario è stato ,a suo tempo, autorizzato  da noi occidentali ed Ella  per circa 20  anni è stato inserito nel "salotto buono" del nostro potere occidentale ed insieme con noi ha agito in diverse zone del pianeta e noi in silenzio abbiamo pagato volentieri la cambiale: Le è stato consentito volentieri   all'interno  ma anche all'esterno della Federazione Russa di non tenere conto ,anzi di stracciare  la dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino. Inutile fare l'elenco di tutte le volte in cui il suo sistema ha incenerito la dichiarazione. Ci siamo voltati  per non vedere. Poi qualcosa si è rotto... nel senso che mica noi occidentali siamo persone perbene .. anzi al contrario ..abbiamo  lo stesso DNA  espansionistico quindi non ci siamo mai pentiti di averLa autorizzata  ma  gli interessi  geopolitici e di denaro sono cambiati. Ella da nostra creatura è diventato il nostro nemico. Ci sta.E' ovvio. Pecunia non olet.  MAI 


Premessa. n.1

Io resto convinto che la Federazione Russa sia l'aggressore e la Repubblica di Ucraina sia l'aggredito 


Premessa n.2 

Io resto convinto che il sistema di governo complessivo della Federazione Russa sia un'autocrazia di "democrazia illiberale"(se ben ricordo è  la traduzione italiana di una sua espressione allorquando ha tematizzato l'inutilità e la fine  della cultura liberale ) 

Premessa n 3

Il Santo Padre Papa Francesco  (un falco, a suo modo, anch'egli) ha individuato alcune notazioni 1) la Nato "le abbaia" ai suoi confini  2) la Russia ha aggredito  3) l'Ucraina è stata aggredita  4) La Federazione Russa deve fermarsi nel proseguire la guerra  5) la Repubblica Ucraina deve essere disponibile a negoziare  

Premessa n 4

Ella sa bene che il movimento pacifista europeo  è una bolla di ipocrisia  nella loro fasulla dichiarazione del "Nè con la Nato ..Nè con Putin" ..Ella sa bene che stanno sotto sotto con l'aggressore  ed Ella fa bene ad usarli ed anche(spero)  a disprezzarli .Ricordano tanto il movimento italiano dei partigiani della pace nell'immediato dopoguerra che urlavano contro la presenza USA  ed esaltavano la potenza militare e tirannica dell'URSS. (la cui  fine è  da lei ritenuta la più grave sciagura del XX secolo... lo scrivo per farne memoria) 

Premessa n 5 

Abbiamo tutti terrore che Ella , per diversi motivi di politica interna ed anche alla fine per uscire dall'imbuto, possa usare le armi nucleari e poco importa che siano tattiche e non strategiche 


PERTANTO 

La paura "fa 90" . Quindi Ella ha vinto.. Me ne dispiaccio, ma Ella ha vinto.. Occorre negoziare ,in posizione di ovvia subalternità, con il governo della Federazione Russa accettando anche che nella delegazione Ella inserisca il signor Kirill e il Prof Dugin. Nella delegazione occidentale occorre evitare di inserire  sia la bolla dell'ipocrisia pacifista, sia la componente smaccatamente filo-putiniana dell'occidente. Ne esistono  e sono tanti ma lo dicono e non lo dicono e alla fine lo dicono.  Inserire solo  Occidentali falchi che in quanto e perchè occidentali sono criminali doc. 

E quindi non si preoccupi... Tra falchi si riuscirà a trovare un accordo. Ella probabilmente potrà ottenere perfino molto di più rispetto ai suoi scopi.. 

La ringrazio per l'attenzione  con due  conclusioni

.) la Nato abbaia ai suoi confini perché  i paesi dell'Est  liberi finalmente dalla tirannia sovietica, hanno, per giusta paura dell'orso russo,  di loro iniziativa chiesto alla Nato di abbaiare.  La bontà e il porgi l'altra guancia  non sono condizioni previe fondanti l'agire politico. Anzi sono  condizioni suicide per l'agire politico degli stati tutti e tutti quanti

.) quindi organizzate una bella conferenza internazionale  tra Russia, USA, Cina ed India e spartitevi pure il pianeta. Non tirate le bombe atomiche, ridateci il gas e l'elettricità a costi  "umani " e (qui vorrei essere cattivo anche con me stesso) "cristiani" e la famosa dichiarazione dei diritti della persona e del cittadino si rassegni ad essere il due di coppe del gioco della briscola. Solo i falchi possono fare accordi..noi terrestri "normali" possiamo solo ubbidire  E  in questo modo l'oscena litania di "pace..pace" troverà conclusione. Infatti chi grida "pace ..pace" è ,da buon falso profeta, il vero guerrafondaio

Padre Giovanni Festa-sacerdote ortodosso (ma grazie a Dio non nel e del Patriarcato di Mosca) 

 









martedì 11 ottobre 2022

Buone Pratiche di Resistenza. Introduzione al cinismo Condividi di Roberto Brigati *

Introduzione al cinismo - Roberto Brigati - copertina


Descrizione


C'è stato un tempo in cui «cinico» era una parola di apprezzamento. Questa può essere una sorpresa perfino per chi ha una preparazione filosofica, perché coloro a cui per primi fu applicata la qualifica sono finiti ai margini anche della storia della filosofia, per motivi che il libro tenterà d'indagare. Di certo quando questo termine ricorre nel quotidiano non si pensa per prima cosa a un filosofo, anche se nella memoria può esserci da qualche parte la figurina più o meno sbiadita di Diogene nella sua botte o in giro con la sua lampada in pieno giorno. Nondimeno il cinismo non fu un episodio: il movimento fu attivo fino alla fine dell'evo antico, in tutto il mondo mediterraneo, e con un numero di adepti che ha fatto parlare di «fenomeno di massa». Molti dei suoi schemi sono filtrati nello stoicismo, ma anche nella predicazione cristiana delle origini. Per tutta l'età medievale e moderna, fino all'Illuminismo, il cinismo ha mantenuto una folta schiera di ammiratori, per essere poi in gran parte dimenticato. Dagli anni Ottanta, c'è stato un risveglio d'interesse per la filosofia cinica, ma la sua eco in Italia è ancora limitata. Questo volume si propone d'inquadrare il cinismo antico e di esplorare la sua eredità nella cultura europea. Lungo questo itinerario dovrebbe emergere quanto sia inestimabile il contributo che il cinismo ha dato alla costruzione della figura occidentale dell'intellettuale - e del suo rovescio: l'anti-intellettuale, l'insubordinato, il trasversale, l'apocalittica

***

Per questo i cinici sono «personaggi urbani e mondani»: un cinico solitario, un eremita, non ha alcun senso, l’eremita si isola per non farsi distrarre dal suo desiderio di Dio, mentre un cinico solitario, che se non crede nella regalità di Alessandro tantomeno può credere in quella divina, è solo una figura miserabile. La natura, per il cinico, non è un passato perduto da recuperare (come invece vogliono fare i reazionari di tutti i tempi), è piuttosto una natura sempre di nuovo da immaginare e reinventare:

Non si tratta di “tornare” alla natura: difatti non si assiste al “ritiro dal mondo” (anachrēsis) che sarà del monachesimo. I cinici non abbandonano la città per il deserto né per luoghi più o meno incontaminati. Il primitivismo, se c’è, non è strutturato in senso storico né ecologico; e la “natura”, se c’è, è da raggiungere attraverso l’ascesi. […] Il “ritorno” alla natura è quindi in primo luogo un rifiuto morale della città e della sua forza normativa. Senza bisogno di allontanarsene, il cinico ne sospende la vigenza e istituisce una prima forma quantomeno negativa di cosmopolitismo: alla domanda identitaria, “di che città sei”, Diogene risponde kosmopolites, e Cratete alla stessa domanda risponderà “concittadino di Diogene”, a indicare uno stesso atteggiamento d’indifferenza ai vincoli nazionali e al nomos localistico (Brigati 2022, p. 137).


 come dice il maestro di Diogene, Antistene «chi teme gli altri è uno schiavo, anche se non lo sa» (ivi, p. 55). Il cinico non teme gli altri, nel senso che non ha bisogno dello sguardo riconoscente dell’altro. Per questo il suo modello è il cane, cioè l’animale, che è animale proprio perché la sua esistenza non ha bisogno delle istituzioni:

In questo quadro retorico e scenico va compresa la sfrontatezza cinica. Sono le sue due dimensioni, una “autarchica” e l’altra “parresiastica”. In primo luogo la vergogna (aidōs) è una forma di dipendenza dallo sguardo altrui, eventualmente oggettivato sotto forma di principi interiorizzati. […] E cedere al ricatto della vergogna è un venir meno all’imperativo morale della cura di sé: “Quando dai ascolto (phrontizēs) a un altro, non ti curi di te” […]. Perciò la presa di coscienza cinica implica l’anaideia, l’abbandono di ogni pudore. Di qui l’esibizione dei comportamenti intimi: Diogene è avvezzo a “fare tutto in pubblico, sia gli affari di Demetra sia quelli di Afrodite”, cioè i pasti e il sesso […]. Ciò introduce l’altra motivazione essenziale dell’anaideia, cioè “il principio della non dissimulazione” come lo chiama Foucault […], che si collega al tema della parrhēsia e ne costituisce in qualche modo l’aspetto corporeo (ivi, p. 162). 

sta in 

Il gesto cinico

Introduzione al cinismo di Roberto Brigati.

autore. FELICE CIMATTI




 


* Roberto Brigati 
insegna Filosofia morale presso l’Università di Bologna, dove ha creato il gruppo interdisciplinare di studi “de morbo” su malattia, disabilità, corporeità. Le sue ricerche si occupano di antropologia filosofica, teoria della giustizia, filosofia della psicologia e della psicoanalisi, teorie della malattia e della definizione di normale/patologico, particolarmente in connessione con la malattia cronica e la disabilità. Tra le sue opere recenti segnaliamo: Il giusto a chi va. Filosofia del merito e della meritocrazia (Bologna 2015); Introduzione al cinismo (Bologna 2022).

sabato 24 settembre 2022

#astensionismoattivo--- Rifiuto da parte dell’elettore di ritirare la scheda elettorale.

 

L'astensionismo dei «beninformati» - Il Sole 24 ORE



Rifiuto di ritirare la scheda. Restituzione della scheda prima di en- trare in cabina. Reclami e dichiarazioni di astensione o di protesta

Poiché si svolgono contemporaneamente più consultazioni (Camera, Se- nato ed eventuali altre), l’elettore può astenersi dalla partecipazione al voto per una o più di esse e quindi può legittimamente ritirare la scheda per una elezione e rifiutarla per un’altra. Gli scrutatori prendono pertanto nota, sia nei riquadri stampati nel retro della pagina di copertina del registro, sia nella lista sezionale a fianco del nome dell’elettore, delle consultazioni cui il predetto non partecipa e per le quali non può quindi essere considerato come votante (pa- ragrafo 15.5, lettera e).

A parte questo caso, nel corso delle operazioni di voto, in un momento anteriore o successivo alle operazioni di identificazione e registrazione del- l’elettore illustrate ai paragrafi 15.4 e 15.5 (annotazione degli estremi del do- cumento di riconoscimento e firma dello scrutatore nell’apposita colonna della lista sezionale a fianco del nome dell’elettore; apposizione del timbro e della data nell’apposito spazio della tessera elettorale; annotazione del numero della tessera nel registro, riportando anche, a fianco del numero della tessera, il nu- mero di iscrizione nella lista sezionale dell’elettore medesimo), possono veri- ficarsi due distinti casi:

1) l’elettore rifiuta di ritirare la scheda o le schede. In tal caso, l’elettore non può essere considerato come votante e non deve quindi essere conteg- giato tra i votanti della sezione all’atto delle operazioni del successivo para- grafo 22.1. Pertanto, per un corretto computo del numero effettivo dei votanti, qualora il seggio abbia già “registrato” l’elettore nella lista sezionale e/o nel re- gistro per l’annotazione del numero di tessera, occorre provvedere, nei relativi

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riquadri e colonne di tali documenti, a una ulteriore annotazione (ad es., con la dicitura: “NON VOTANTE”). Inoltre, sulla tessera elettorale, il bollo della sezione non deve essere apposto (a meno che, ovviamente, non lo sia già stato). Va precisato che la scansione temporale delle operazioni di identificazione e registrazione dell’elettore da parte del presidente o degli scrutatori e di consegna materiale delle schede di votazione da parte del presidente (paragrafi 15.4, 15.5 e 15.6) non individua e stabilisce una rigida e giuridicamente vincolante successione di adempimenti ma detta prescrizioni di tipo organizzativo a scopo di accelerazione delle operazioni presso i seggi;

2) l’elettore, dopo avere ritirato la scheda (o le schede), senza neppure entrare in cabina, la restituisce (o le restituisce) al presidente senza alcuna espressione di voto. In tal caso, si configura una ipotesi di annullamento della scheda, di cui al precedente paragrafo 17.4: l’elettore è conteggiato come vo- tante, ma la scheda è annullata.

Può inoltre verificarsi che l’elettore chieda che vengano verbalizzati suoi reclami o dichiarazioni di astensione dal voto o di protesta o di altro contenuto. In tali evenienze, il presidente del seggio, per non rallentare il regolare svolgimento delle operazioni elettorali, deve mettere a verbale, in maniera sintetica e veloce, le generalità dell’elettore e i suoi reclami o dichiarazioni, allegando gli eventuali documenti scritti che l’elettore medesimo ritenesse di consegnare al seggio.
(Cfr. artt. 62, 66, primo comma, e 87, primo comma, T.U. n. 361/1957)


http://www.prefettura.it/isernia/contenuti/Rifiuto_da_parte_dell_elettore_di_ritirare_la_scheda_elettorale.-18452.htm

Rifiuto da parte dell’elettore di ritirare la scheda elettorale.

Operazioni di voto dell’ufficio elettorale di sezione.
Rifiuto da parte dell’elettore di ritirare la scheda elettorale.
 
 
Continuano a pervenire a questa Direzione Centrale dei Servizi Elettorali numerosi quesiti e richieste di chiarimento in merito ad una possibile forma di astensione dal voto, con il possibile rifiuto della scheda elettorale ed eventuale richiesta di verbalizzazione di dichiarazioni di astensioni o proteste di vario contenuto.
 
In materia, si rappresenta che le norme vigenti si limitano a disciplinare la procedura di voto, nonché i casi di nullità delle schede (articoli da57 a63 del D.P.R. n. 361/1957).
 
L’art.62, infatti, prevede l’ipotesi in cui l’elettore non voti in cabina elettorale, facendone derivare la nullità della scheda. Ciò accade quando l’elettore registrato dal seggio elettorale, al quale ha consegnato la tessera elettorale e il documento d’identità, abbia ritirato la scheda e poi l’abbia riconsegnata senza entrare prima in cabina.
 
In tal caso, l’elettore dovrà essere conteggiato tra i votanti e la scheda dovrà essere dichiarata nulla e inserita nell’apposita busta secondo le istruzioni in dotazione ai seggi.
 
Invece, il rifiuto della scheda non trova una specifica disciplina normativa ma non può certamente ritenersi vietato; l’elettore, infatti, può richiedere specificamente al presidente del seggio elettorale di voler votare solo per alcune e non per tutte le consultazioni in corso (e di voler ricevere, quindi, solo alcune schede) oppure può dichiarare di voler rifiutare tutte le schede.
 
L’ipotesi che si evince dai quesiti e dalle richieste di chiarimento pervenute a questo Ufficio sembra riguardare i casi in cui l’elettore voglia astenersi completamente dal voto, rifiutando tutte le schede e chiedendo la verbalizzazione della propria astensione dal voto stesso.
 
Al riguardo, si ritiene che, in tali evenienze, il presidente del seggio – al fine di non rallentare il regolare svolgimento delle operazioni - possa prendere a verbale la protesta dell’elettore e il suo rifiuto di ricevere la scheda, purchè la verbalizzazione sia fatta in maniera sintetica e veloce, con l’annotazione nel verbale stesso delle generalità dell’elettore, del motivo del reclamo o della protesta, allegando anche gli eventuali scritti che l’elettore medesimo ritenesse di voler consegnare al seggio.
 
Per quanto attiene la rilevazione del numero degli elettori, appare utile rammentare che coloro che rifiutano la scheda non dovranno essere conteggiati tra i votanti della sezione elettorale.
 
Al fine di assicurare la speditezza e la regolarità delle operazioni di voto, si richiama l’attenzione delle SS.LL. circa la necessità di sensibilizzare, attraverso i sindaci dei comuni della provincia, i presidenti degli uffici elettorali di sezione affinchè sia predisposta ogni misura idonea per evitare, in ogni caso, il verificarsi di situazioni che possano ostacolare la procedura di voto all’interno del seggio, a garanzia del regolare svolgimento del procedimento elettorale e del rispetto degli elettori che devono poter esercitare agevolmente il loro diritto/dovere di voto.

Data pubblicazione il 30/01/2013
Ultima modifica il 30/01/2013 alle 08:31

mercoledì 21 settembre 2022

STORIE DI DONNE: PETRONILLA de MEATH-


dalla bacheca fb di. Diotima de Chevalier

Petronilla de Meath (Contea di Meath, circa 1300 – Kilkenny, 1324) fu una domestica della ricca donna irlandese Alice Kyteler. In seguito alla morte del quarto marito della sua padrona, venne accusata di stregoneria e condannata al rogo il 3 novembre 1324.
È stata la prima donna bruciata sul rogo per stregoneria in Irlanda e Gran Bretagna.
Petronilla nacque probabilmente nella Contea di Meath, in Irlanda, intorno al 1300. Della sua vita si sa solo che nel 1324 lavorava come serva nella casa di Alice Kyteler, una ricca donna di Kilkenny. Aveva una figlia di nome Sarah oppure Basilia.
Figlia di un mercante di tessuti, Alice Kyteler aveva sposato a 17 anni il banchiere e usuraio William Outlaw, allora sindaco di Kilkenny, da cui aveva avuto un figlio chiamato William come il padre. In seguito alla morte del marito si era sposata altre tre volte, l'ultima delle quali con il baronetto Sir John le Poer. Quando anche le Poer si ammalò e morì i figli che il baronetto aveva avuto dalle nozze precedenti accusarono Alice Kyteler di averlo avvelenato, di avere causato la morte anche dei precedenti mariti e di avere fatto ricorso alla stregoneria per ottenere ricchezza e potere.
Alice Kyteler non era ben vista dalla popolazione per via della sua attività come usuraia, e la morte dei quattro mariti le aveva causato la fama di portatrice di sventura. Il vescovo di Ossory Richard de Ledrede raccolse la denuncia e accusò Alice Kyteler, suo figlio William e di una decina di presunti complici tra cui Petronilla de Meath di rinnegare Cristo, avere eseguito sacrifici animali e di praticare la stregoneria.
Il vescovo si rivolse al cancelliere Roger Utlagh (talvolta scritto Outlaw) chiedendo l'arresto di Alice Kyteler e dei suoi complici, ma egli era il cognato della donna, fratello del suo primo marito, e ordinò al contrario di arrestare Richard de Ledrede per avere falsificato delle prove.
Il vescovo venne rilasciato dopo diciassette giorni, al termine dei quali ribadì le proprie accuse. Nel frattempo Alice Kyteler era fuggita in Inghilterra, così de Ledrede indicò la serva Petronilla come responsabile dei crimini imputati alla sua padrona. Il processo, basato sul diritto canonico che equiparava la stregoneria all'eresia, è ricordato come il primo processo per stregoneria in Irlanda. Arrestata e torturata ripetutamente, alla fine la giovane serva confessò tutte le accuse mosse dal vescovo. Confermò che Alice Kyteler intratteneva rapporti carnali con dei demoni, praticava sacrifici animali e aveva creato pozioni e unguenti magici per avvelenare ed uccidere i propri mariti facendo in modo che lasciassero in eredità i propri bene e lei e a suo figlio William.
Alice Kyteler era fuggita lontano dall'Irlanda e William, che godeva di una notevole influenza nella comunità, venne solo condannato ad alcune penitenze. Petronilla al contrario venne condannata al rogo al posto della sua padrona il 3 novembre 1324, e fu la prima persona in Irlanda ad essere messa a morte per stregoneria. Fino ad allora infatti la pena per l'eresia era semplicemente la scomunica.
Il processo, in realtà spesso ricordato come "il processo di Alice Kyteler", e la condanna sul rogo di Petronilla vennero presi a modello per molti processi per stregoneria a partire dai decenni successivi.
CURIOSITÀ
Nel 1979 l'artista statunitense Judy Chicago inserì Petronilla de Meath tra le 39 donne del suo The Dinner Party, installazione artistica conservata al Brooklyn Museum che ricorda 39 figure femminili importanti ma poco considerate dalla storia.
NOTE
Petronilla fu una delle primissime vittime della follia inquisitrice in Europa, forse seconda solo al caso di Tolosa, nel 1275, quando fu mandata al rogo Angela de la Barthe con l’accusa di stregoneria.
(Fonte: Wikipedia)

venerdì 16 settembre 2022

Buone Pratiche di Resistenza..per una Santa Contaminatio e uno Splendente Meticciato nel plurale delle idee e delle genti



Descrizione

Il bosco di Sherwood in Gran Bretagna è conosciuto per la leggenda di Robin Hood. In queste terre è accaduto anche altro, ovvero è stato il luogo della rivolta dei luddisti. Il luddismo è il movimento dei tessitori inglesi dei primi dell'Ottocento, che si opposero alle nuove macchine tessili della rivoluzione industriale.

I luddisti tentarono una lotta contro una certa tecnologia e un certo tipo di progresso che stavano distruggendo le loro tradizioni, vale a dire saperi, forme di solidarietà, pratiche di vita, arte e comunità. Si rivoltarono non solo contro lo sviluppo tecnologico, ma anche contro la logica del profitto che arricchisce poche persone a scapito di tutte le altre.

I luddisti tentarono in questo modo di farsi giustizia da soli, in mancanza di un governo che salvaguardasse la loro autosufficienza economica, che comprendeva la vera civiltà fatta dalle comunità di vicinato, la casa, i campi, il mercato in piazza, le abilità del lavoro manuale. L'autore di questo libro vuole liberare i luddisti dalla storiografia ufficiale che li descrive come ottusi demolitori di macchine e raccontarli invece come l'unico movimento popolare che riuscì a capire cosa l'industrialismo avrebbe significato per l'umanità e la natura.

Bisogna chiarire che i luddisti si opponevano ai "macchinari nocivi alla comunità" perché il problema non consiste nell'usufruire o nell'astenersi dalla tecnologia, ma nel chiedersi se la tecnica si riveli benigna o maligna per chi vi ricorre, per la comunità circostante, per la cultura, per l'ambiente, per il futuro.

Questo libro, scritto in forma narrativa e con la sistematicità di un saggio storico e sociologico, è più che mai attuale in epoca di rivoluzione informatica e ci può fornire anche un po' di saggezza luddista per sopravvivere come specie consapevole.

https://www.ilgiardinodeilibri.it/libri/__ribelli_futuro_sale.php

Consultare anche la "rilettura" su

https://www.barbadillo.it/82463-riletture-ribelli-al-futuro-di-kirkpatrick-sale-oltre-i-luddisti-la-tecnica-non-e-mai-neutrale/


da cui  trascrivo

"n realtà, con i luddisti, come dimostrato ampiamente dal saggio,  ci troviamo di fronte ad una vera e propria ricolta contro il mondo moderno, condotta con l’ascia, la picca e il fucile in nome di valori tradizionali e di un tipo di vita comunitaria che l’incipiente rivoluzione industriale stava spazzando via: “I luddisti non erano ostili ad ogni strumento meccanico, ma a tutte le macchine nocive alla comunità, come veniva sancito in una loro lettera del marzo 1812, a quei congegni che la comunità non poteva approvare… a quel complesso di macchinari, in altre parole, prodotto con finalità esclusivamente economiche, a beneficio di pochi, mentre tutto il resto, la società, l’ambiente e la cultura, era considerato irrilevante”. Certamente, “cimare la lana e il cotone con grandi cesoie manuali era un’operazione difficile e faticosa, che la cimatrice meccanica avrebbe fatto altrettanto bene, con minor sforzo e in minor tempo… Ma (i tessitori, n.d.a.) sapevano e diventarono luddisti perché sapevano a cosa avrebbero rinunciato, accettando una tecnologia simile: al cameratismo delle botteghe dei cimatori, col suo orario libero; alla pausa per bersi una birra e scambiare due parole e all’orgoglio per la propria perizia, che sarebbero stati permutati con la schiavitù di fabbrica, con la disciplina, la gerarchia, il controllo”. I luddisti, dunque, furono ribelli di un genere particolare, “ribelli al futuro” assegnato loro dalla nuova economia, incoraggiata dal re e dal governo postisi a servizio del capitalismo industriale:


ed ancora in piena Contaminatio e Meticciato

https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=5358

venerdì 9 settembre 2022

Buone Pratiche di Resistenza-----.La tradizione gnomica nelle letterature germaniche medievali



Il volume raccoglie saggi dedicati alla tradizione gnomica nelle letterature germaniche medievali. Dopo un primo contributo che illustra i principali filoni della ricerca fraseologica e paremiologica, le trattazioni approfondiscono l’elemento didascalico affrontando questioni linguistiche, letterarie e socio-culturali in diversi generi testuali, alcuni orientati a contenuti gnomici, come indovinelli, codici giuridici, raccolte di massime e proverbi, altri di carattere epico, elegiaco o mistico Gli studi toccano le aree di lingua inglese, tedesca, nederlandese e frisone, nei periodi antico e medio, con contatti e riferimenti anche all’area nordica. I numerosi microtesti gnomici mostrano una grande capacità di diffusione e penetrazione in diversi ambiti culturali, sia circolando singolarmente che inseriti in testi più ampi. Stilemi e contenuti ricorrono in tutte le aree linguistiche europee, evidenziando lo stretto legame fra il mondo germanico e la tradizione sapienziale classica e biblico-cristiana.


INDICE 

Verio Santoro

Prefazione
Elena Di Venosa

La fraseologia storica germanica: temi, strumenti, metodi
Germanic Historical Phraseology: Themes, Tools, and Methods
Marusca Francini

Immagini letterarie della schiavitù negli indovinelli dell’Exeter Book
Literary Images of Slavery in the Riddles of the Exeter Book
Concetta Sipione

Riflessioni gnomiche in The Wife’s Lament
Gnomic Reflections in The Wife’s Lament
Rolf H. Bremmer Jr

“The Fleeing Foot is the Confessing Hand.” Proverbs in the Old Frisian Laws
Valeria Di Clemente

Gli usi dell’elemento gnomico nel Bruce di John Barbour
Uses of the Gnomic Element in John Barbour’s Bruce (101-19)
Davide Bertagnolli

Gli insegnamenti del Leken Spieghel di Jan van Boendale nel contesto cittadino brabantino del XIV secolo
The Teachings of Jan van Boendale’s Leken Spieghel in the Urban Context of Fourteenth-century Brabant (121-36)
Dagmar Gottschall

Ein meister sprichet. Dicta (Sprüche) come strumento didattico nella mistica tedesca del XIV secolo
Ein meister sprichet. Dicta (Sprüche) as Didactic Tools in Fourteenth-century German Mysticism (137-50)
Elisabeth De Felip-Jaud

Die Sprichwörter in Hans Vintlers Blumen der Tugend
Proverbs in Hans Vintler’s Blumen der Tugend (151-64)

Gli autori

Indice dei nomi

Indice delle opere anonime e dei libri della Bibbia

Indice dei manoscritti





INDICE DEI CONTENUTI



l'intero libro è scaricabile senza oneri 




sabato 3 settembre 2022

Buone Pratiche di Resistenza :--LA DEA STRENNA E I REGALI DI NATALE






C’era una dea, antichissima, che si chiamava Strenna. Una dea così antica da risalire al tempo dei Sabini, ancor prima che a quello dei Romani. Alcuni dicono che il suo nome derivi infatti dalla parola di origine sabina “strena”, che vuol dire “regalo”. Quando tantissimo tempo dopo fu fondata Roma, la leggenda dice che i cittadini raccolsero un fascio di rami tagliati dal bosco sacro dedicato a Strenna e lo offrirono a Romolo. Da allora rimase l’usanza di regalarsi a vicenda, durante le festività del nuovo anno, rami sacri di alloro e ulivo, insieme a fichi e mele, con l’augurio che il nuovo anno potesse essere dolce come quei frutti. Una processione partiva dal santuario della dea Strenna e risaliva lungo la via Sacra, fino alla Rupe Tarpea. Durante la festa ai bambini venivano regalati dolci di marzapane a forma di pupazzo, che molto probabilmente raffigurava la dea con più seni, simbolo di prosperità. Ancora oggi in molti paesi dei Castelli Romani si usa cuocere dolci a forma di donna con tre seni, immagine arcaica della dea Madre dalle molte mammelle. Statuette della dea, di colore bianco, si donavano in occasione delle nascite. Nere, in occasione delle morti. Forse da qui deriva l’usanza della Befana di portare lo zucchero, bianco, ai bambini buoni e il carbone, nero, a quelli cattivi. La dea Strenna avrebbe garantito la ricchezza, la salute, la potenza (da cui “strenuo”, cioè “forte”). Era la dea che legava la fine di un ciclo con l’inizio di uno nuovo. La dea che dava la vita e poi però se la riprendeva. La dea che “strinava” i campi, perché solo bruciando la terra e le sterpaglie, nel freddo dell’inverno, si garantiva la rinascita e la vita futura. Questa meravigliosa figura femminile fu trasformata in Strega dalle istituzioni della Chiesa di Roma, sfruttando anche l’assonanza con la parola greca “strix” (στρίξ, che vuol dire “barbagianni”). Condannata a essere raffigurata, nei secoli a venire, come una vecchia gobba e col naso adunco. Ma la meravigliosa dea Strenna, in qualche modo, ancora rivive nelle feste della Befana di alcuni paesi siciliani, quando orde di ragazzini “i figghi dâ Strina”, girano per i vicoli e bussano alle case reclamando dolci, frutta secca, denaro. La prosperosa dea Strenna ancora rivive in alcune tradizioni calabresi, quando gli “Strinari” intonano “la strina”, un canto natalizio che augura un felice anno nuovo a tutti i componenti della famiglia. Quando sentiamo parlare di “strenna natalizia” ricordiamoci che è dal culto della dea Strenna, antica e pagana, che tutto ebbe origine.


Rita Lopez 


https://lopezrita.wordpress.com/2020/12/14/la-dea-strenna-e-i-regali-di-natale/