lunedì 21 febbraio 2022

Il pacifismo "de noantri"



Non sono mai stato un pacifista in ambito politico   e considero il movimento pacifista una grande ipocrisia. E' stata ed è una modalità di schieramento ideologico che, nel nome della pace o meglio nella retorica del "volemose bene", sceglie una parte  contro l'altra per scelta  ideologica e non per esame dei fatti. Sempre la stessa storia di sempre: chi si sente buono contro i cattivi ed ovviamente a corrente alternata. "Il Pacifismo de noantri"

Sono stato spesso  presente a manifestazioni di contestazione alla guerra di una parte contro  un'altra anche spesso sbagliando .Ma contestare una guerra  non è retorica del volemose bene .E' una scelta politica se pubblicamente si sceglie di manifestare per una parte contro l'altra, E' chiarezza.

Nel 1968  gli eserciti del Patto di Varsavia comandato dall'URSS invadono la Cecoslovacchia... E con il piccolo movimento palermitano "Sintesi 2000" si protestò contro quell'invasione aderendo all'iniziativa pubblica della DC regione Sicilia pur non essendo democristiani allorquando Jan Palach si bruciò a Praga a Piazza Venceslao. E il direttivo di Sintesi 2000 andò ben oltre e fece bene: acquistammo diverse copie del manifesto del settimanale il Candido(si quello di destra fondato da Guareschi e il piccolo movimento non era di destra )  in cui era scritto "fratelli dell'Est non bruciatevi ma bruciateli" e riempimmo l'asse stradale palermitana Via Maqueda- Statua- Sintesi 2000 fu esperienza straordinaria di crescita personale per molti di noi, Ci educò all'appartenenza ma sempre con libertà e nel primato della coscienza.

1972 manifestazione nazionale a Palermo contro la guerra del Vietnam.. La FUCI c'era ed io con la FUCI..Una manifestazione chiara e di parte. Ancora oggi ne salvo l'intenzione ..la protesta etica contro l'imperialismo americano ma non mi salvo per la difesa del Vietnam stalinista  ed illiberale di ieri e probabilmente ancora di oggi.

Insomma non è mai esistito un movimento pacifista di rigore e di serietà .Probabilmente hanno orizzonte di senso solo  le attività di Pax Christi sotto la Presidenza del Vescovo Bettazzi prima e del Vescovo Don Tonino Bello dopo.  Ma Bettazzi è quasi centenario e Don Tonino non è più con. noi, Ma con Pax Christi siamo in una logica metapolitica di altro ambito, nella speranza -spes contra spem- che tale ambito possa cambiare i cuori e i pensieri dei potenti della terra. Una speranza escatologica. E alle iniziative di Pax Christi in Sicilia ho quasi sempre partecipato.,,


Ed ora i rumori di guerra in Ucraina..

il pacifismo ..in silenzio assordante.. Ed è ovvio..Un silenzio  direi codardo ed inevitabile.. perchè "i pacifisti de noantri" sono all'angolo . Dovrebbero protestare contro qualcuno, Non possono protestare contro le direttive USA  e NATO perchè ormai -direi, come ha scritto Galimberti, a partire dai bombardamenti italiani durante la guerra nei Balcani, la sinistra italiana al governo  ha scelto gli USA.Ma non possono neppure protestare contro l'autocrazia putiniana...i gasdotti sono fondamentali e necessari. E  chi manifesta a favore di Putin nella sinistra italiana sono i cespugli vetero stalinisti che , con orizzonte di senso, vedono nell'ex ufficiale del KGB la reconquista dello stalinismo seppur in forma zarista e religiosa e la richiesta di una nuova Yalta. 

Bettazzi è quasi centenario..Don Tonino Bello non è più con noi. E il Papa ormai parla a se stesso.

 








sabato 19 febbraio 2022

Un piano segreto dietro Tangentopoli? Il retroscena di Paolo Cirino Pomicino su De Benedetti(16-02-2022)



Un piano segreto dietro Tangentopoli? Il retroscena di Paolo Cirino Pomicino su De Benedetti-


https://www.ilgiornale.it/news/politica/i-trentanni-mani-pulite-de-benedetti-sapeva-gi-tutto-pochi-2010459.html


«Nella primavera del 1991 - è il racconto al Giornale del politico democristiano, allora ministro del Bilancio nel governo Andreotti - venne a trovarmi Carlo De Benedetti con cui avevo un rapporto di amicizia, anche se la pensavamo in modo diverso. In pratica mi spiegò che con altri imprenditori legati al «salotto buono» di Enrico Cuccia voleva modificare gli assetti politici del Paese e spostarli verso i post-comunisti che al congresso di Rimini, in febbraio, avevano fondato il Pds e si erano convertiti a posizioni riformiste».

Insomma, l'establishment italiano aveva annusato l'aria e aveva intuito, o sapeva, che il vento stava cambiando e si stava preparando una nuova stagione. Non era ancora Mani pulite, ma certo con la caduta del Muro gli equilibri nati nel 1945 erano saltati e l'epoca del bipartitismo imperfetto, la Dc al potere e il Pci all'opposizione, era arrivata ai titoli di coda.


Servivano schemi diversi e combinazioni inedite e il gotha dell'industria tricolore aveva fatto le sue scelte, sposando la sinistra.


È esattamente quel che Cirino Pomicino ha narrato a Simone Spetia per il podcast di Radio 24 Monetine, confezionato per l'anniversario di Mani pulite. «Parlare di golpe sarebbe una fregnaccia», mette le mani avanti il neurologo da sempre nel Palazzo - piuttosto direi che De Benedetti voleva cavalcare quei rivolgimenti e dunque mi lanciò l'idea: Fai il mio ministro. Fai tu il nostro industriale replicai capovolgendo la frittata e chiamando in causa anche Andreotti. Insomma, la questione finì sul ridere, ma De Benedetti capì che non condividevo quel progetto».

Cirino Pomicino aveva già accennato a questa vicenda nei suoi scritti, ma ora si sofferma su quelle settimane cruciali che portarono al tramonto della Prima Repubblica: «Io condussi le mie verifiche e scoprii che la trama c'era ed era molto articolata. Dunque, preoccupato e inquieto, informai i capi della Dc ma ho sempre avuto il privilegio di non essere creduto e la cosa finì lì».


«A dicembre '90 la corrente andreottiana si era riunita e in quel convegno c'erano state presenze importanti, a cominciare dallo stesso De Benedetti, dal Presidente di Confindustria Sergio Pininfarina e da imprenditori del calibro di Giorgio Falck. Sembrava che tutto filasse per il meglio, ma era solo un abbaglio. A settembre '91, al Forum Ambrosetti di Cernobbio, mi accorsi che il clima era completamente cambiato. I cosiddetti poteri forti ci avevano abbandonato, i grandi giornali, dal Corriere alla Repubblica, iniziarono a criticarci pesantemente, e mi avvidi che la Dc e il pentapartito avevano perso la sintonia con le classi dirigenti del Paese». *


 «A giugno '92, con Amato a Palazzo Chigi - prosegue l'ex deputato napoletano, autore di numerosi libri - Gerardo Chiaromonte, uno dei pezzi da novanta della nomenklatura rossa, mi fece sapere riservatamente che il Pds aveva scelto la via giudiziaria per andare al potere. E so che la stessa comunicazione arrivò al leader liberale Renato Altissimo. Cosa questo significasse in concreto non me lo chiarì, ma certe anomalie sono evidenti anche oggi, a distanza di tanto tempo e, in parte, restano inspiegabili: il Pds e la sinistra democristiana, insomma i soggetti che poi formarono l'Ulivo, schivarono miracolosamente la tempesta. Solo non avevano calcolato tale Silvio Berlusconi. Ma quella è un'altra storia». **



*Il sito. https://culturaidentita.it/quel-complotto-dellalta-finanza-che-anniento-il-pentapartito/?fbclid=IwAR15v5pE7f6eH-cWhy8HS9Y2y2NIybHuzTONChwgFh9MDLeMzEk_Ma-qomo

presenta. questa versione virgolettata per una precedente conversazione con Pomicino nel giugno 2020  "Poche settimane dopo, però, ebbi da più parti conferma di questa iniziativa della cosiddetta borghesia azionista (il salotto buono del capitalismo italiano) e del Partito Comunista che, con la caduta del Muro di Berlino, era rimasto privo di storia, identità e futuro, tanto che proprio in quei mesi al congresso di Rimini cambiò nome. Tentai di spiegarlo ad alcuni amici autorevoli ed anche al caminetto della DC (Andreotti, Forlani, De Mita, Martinazzoli, Gava), che invitai nell’ottobre del 1992 a casa mia sull’Appia antica, ma non fui convincente. A settembre del 1991 ci furono le prime avvisaglie a Cernobbio, quando gli industriali si scagliarono con durezza contro lo stesso governo che dieci mesi prima avevano lodato.


**. il sito https://culturaidentita.it/quel-complotto-dellalta-finanza-che-anniento-il-pentapartito/?fbclid=IwAR15v5pE7f6eH-cWhy8HS9Y2y2NIybHuzTONChwgFh9MDLeMzEk_Ma-qomo 

così  presenta questa parte finale dell'intervista di Pomicino con riferimento ad una precedente conversazione del giugno 2020  

A febbraio l’arresto di Mario Chiesa e l’avvio della campagna contro il PSI, secondo lo schema degli Orazi e Curiazi, già preannunciato qualche mese prima da Di Pietro al console americano a Milano Peter Semler. La cronaca successiva è nota, tra arresti anche di innocenti e indagini a tutto campo da parte di varie procure egemonizzate da una minoranza di sostituti che fecero scempio del diritto con i Gip travolti dall’onda mediatica. Il finanziamento elettorale di cui fruivano tutti i partiti , di cui parlò Craxi in Parlamento nel silenzio generale, e la cui illiceità era la mancata dichiarazione alle Camere di appartenenza, si trasformò in corruzione, concussione, riciclaggio.


Eppure tanti furono assolti. In 42 procedimenti, personalmente fui condannato una sola volta per finanziamento illecito nella vicenda Enimont, in cui furono condannati tutti i segretari politici dei partiti di governo, Bossi compreso, mentre i vertici del PCI, che avevano ricevuto l’anno prima da Gardini un miliardo di lire consegnato a Botteghe Oscure, rimasero fuori dall’indagine perché, guarda caso, non si scoprì chi li aveva presi e Occhetto, contrariamente agli altri segretari, poteva non sapere. Raccontare dettagli sarà compito degli storici, ma devo ricordare che quando mi arrestarono nell’ottobre del 1995 i due PM, mi domandarono se volevo chiedere gli arresti domiciliari per ragioni di salute (ero già bypassato). Declinai l’invito, dicendo loro che la salute di quel giorno era la stessa del giorno prima, quando mi avevano arrestato, e tornai in cella per 17 lunghi giorni. Fui assolto in istruttoria per uno dei due reati contestati e rinviato a giudizio per corruzione, ma fecero passare ben 13 anni per l’udienza preliminare e prescrissero il procedimento dicendo che questo non significava che Pomicino fosse colpevole.


Ciò che ho raccontato fu un fattore di grande sofferenza per molti, ma politicamente un aspetto minore rispetto a quel che accadde il 2 giugno 1992 sul Britannia, il grande Yacht della regina Elisabetta, dove grandi società finanziarie inglesi riunirono i più autorevoli personaggi del mondo finanziario italiano tra cui i capi delle partecipazioni statali, delle banche pubbliche e private e del Tesoro per discutere delle privatizzazioni.


All’epoca l’Italia aveva in mani pubbliche il 25% dell’economia nazionale. Dieci mesi dopo il governo Amato fu mandato a casa per affidare a Carlo Azeglio Ciampi la guida di un esecutivo che avviò la svendita di alcune eccellenze finanziarie e diede alla mafia le risposte che pretendeva con le bombe di Firenze, Roma e Milano: nel novembre del 1993 il governo tolse il carcere duro a 300 mafiosi, cominciando a scarcerarne migliaia con condanne passate in giudicato, compresi gli assassini di Giovanni Falcone.


Quando la procura di Milano e le sue consorelle in alcune grandi città ebbero portato a termine il proprio lavoro, la macchina da guerra di Occhetto costrinse il prigioniero Scalfaro a sciogliere le camere anticipatamente. Occhetto andò per bastonare, ma fu bastonato dall’elettorato con la vittoria di Berlusconi. La macchina da guerra, però, non fu disarmata e quel che era accaduto al Pentapartito cominciò a subirlo Berlusconi e, con la complicità di Bossi, si arrivò prima al governo Dini e poi a quello di Prodi, con il PCI finalmente nella stanza dei bottoni. Le privatizzazioni continuarono, mentre i vecchi leader erano impegnati a difendere nei tribunali il proprio onore e quello dei rispettivi partiti. Alcuni ci riuscirono, altri no.


Molti anni dopo Giuseppe Guarino, ministro dell’Industria nel governo Ciampi, ma non partecipe al disegno politico-economico di De Benedetti, raccontò come rifiutò con sdegno la proposta di Cesare Romiti che, a nome dell’avvocato Agnelli, voleva acquistare l’intera IRI per 80 miliardi di lire (quaranta milioni di euro!). Quanto detto ora, ed altro scritto nei miei libri, è documentato e lo dimostra il fatto che gli eredi del PCI portarono subito in parlamento e al governo molti pubblici ministeri, a cominciare da Antonio Di Pietro, il portabandiera di quel disegno politico che io avevo rifiutato nel 1991.

mercoledì 16 febbraio 2022

17 Febbraio 1992. Inizio della stagione di Mani Pulite, stagione illiberale madre di ogni giustizialismo




Per far memoria di quella stagione, tenebrosa, oscura ed illiberale in tanti, tantissimi suoi ambiti ed aspetti, per far memoria di come ogni garanzia costituzionale verso i cittadini indagati sia  stata/fu calpestata da un novello Comitato di Salute Pubblica  pubblico dal seguente articolo del quotidiano online Il Dubbio "Gabriele Cagliari, il manager che smascherò i pm: «Per voi siamo cani in un canile»

https://www.ildubbio.news/2022/02/16/383901/


"La Lettera  che il manager Gabriele Cagliari ,presidente dell'Eni, indirizzò alla famiglia prima di suicidarsi. Per togliersi la vita, Cagliari decise di infilare la testa in un sacchetto di plastica, legato al collo con un laccio da scarpe. E la sua lettera ai familiari rappresentò un violento j’accuse alla magistratura, che ebbe il merito di aprire un dibattito sull’uso eccessivo della custodia cautelare. "


"«Secondo questi magistrati, a ognuno di noi deve dunque essere precluso ogni futuro, quindi la vita, anche in quello che loro chiamano il nostro “ambiente” – si legge nella lettera -. Già molti sostengono, infatti, che agli inquisiti come me dovrà essere interdetta ogni possibilità di lavoro non solo nell’Amministrazione Pubblica o parapubblica, ma anche nelle Amministrazioni delle aziende private, come si fa a volte per i falliti. Si vuole insomma creare una massa di morti civili, disperati e perseguitati, proprio come sta facendo l’altro complice infame della Magistratura che è il sistema carcerario. La convinzione che mi sono fatto è che i Magistrati considerano il carcere nient’altro che uno strumento di lavoro, di tortura psicologica, dove le pratiche possono venire a maturazione, o ammuffire, indifferentemente, anche se si tratta della pelle della gente. Il carcere non è altro che un serraglio per animali senza teste né anima. (…) Siamo cani in un canile dal quale ogni Procuratore può prelevarci per fare la propria esercitazione (…) Stanno distruggendo le basi di fondo e la stessa cultura del diritto, stanno percorrendo irrevocabilmente la strada che porta al loro Stato autoritario, al loro regime della totale asocialità. Io non ci voglio essere"

Di Cagliari rimangono le sue lettere (che si possono consultare sul sito www.gabrielecagliari.it


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Mani Pulite- la stagione dei suicidi-Furono 41 le persone che si tolsero la vita a causa di queste indagini.


https://sciancatoprete.blogspot.com/2021/10/il-colpo-di-stato-di-mani-pulite-la.html?spref=fb&fbclid=IwAR335LOvgGez9AvvgqVum1xgLY7NpIyrZeejZUf9Y5MSX7ax5EKTZn62Vfg


Ecco perchè fu un colpo di stato 

"la scorsa settimana non ha suscitato la minima curiosità l’ammissione di Guido Salvini, giudice a Milano già negli anni di Mani pulite, quando la procura si dotò di un unico giudice delle indagini preliminari. Detto così sembra un tecnicismo e invece fu, specifica Salvini, “un’abnormità”. Provo a spiegarla ai profani: ogni indagine necessita di un giudice che ne valuti la legittimità dei passaggi, a garanzia dell’imputato, dunque di noi tutti, e la sua terzietà è la prima garanzia. Invece le migliaia di indagati del pool di Antonio Di Pietro, indagati che spesso nulla avevano a che a fare l’uno con l’altro, su tangenti e finanziamenti alla politica che spesso nulla avevano a che fare le une con le altre, passavano dal setaccio di un unico gip, diciamo un gip di fiducia, la cui terzietà è esemplificata da un simpatico episodio, quando a una richiesta d’arresto di Di Pietro il gip in questione (Italo Ghitti) rispose con un biglietto informale: per procedere con l’arresto questo reato non va bene, bisogna contestarne uno diverso"(Mattia Feltri .su HP )


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Il risultato di Tangentopoli: 40 suicidi e centinaia di innocenti incarcerati

https://www.ilriformista.it/il-risultato-di-tangentopoli-40-suicidi-e-centinaia-di-innocenti-incarcerati-280372/



martedì 15 febbraio 2022

Presunzione d'innocenza: solo il Procuratore può informare la stampa



Per garantire il principio della presunzione d'innocenza, sancito anche di recente dal decreto legislativo n. 188/2021, che ha recepito la Direttiva Europea 2016/343, modificando nel contempo il decreto legislativo n. 10/2006, solo il Procuratore della Repubblica deve ritenersi, alla luce di detta normativa, soggetto legittimato a fornire le informazioni sui procedimenti penali in corso.


Limiti al diritto di cronaca


Precisazioni contenute nella direttiva (sotto allegata) adottata dal Procuratore della Repubblica di Milano, Riccardo Tergetti l'8 febbraio 2022 e poi diramata alle Autorità locali competenti.

Infuriati ovviamente gli organi di stampa, anche perché il Procuratore, nella premessa del provvedimento chiarisce che la decisione di specificare i limiti che la stampa non può travalicare per garantire il diritto di cronaca, sono il frutto di "non poche richieste di autorizzazione a questa Procura della Repubblica per la pubblicazione di comunicati stampa e/o per la tenuta di conferenze su fatti criminosi di rilievo."

Nel porre un limite alle richieste suddette il Procuratore ricorda come le recenti modifiche intervenute per tutelare la presunzione d'innocenza, prevedono che i "limiti nei rapporti con gli organi d'informazione sono dettate per le indagini e il processo penale" e individuano la competenza esclusiva del Procuratore della Repubblica, quale unico organo legittimato a fornire informazioni in relazione ai procedimenti penali per i quali si è provveduto all'iscrizione nel registro delle notizie di reato.



Ricorda inoltre come i comunicati o le conferenze stampa siano soggetti a ulteriori limiti. Le informazioni infatti possono essere divulgate solo se: strettamente necessario alla prosecuzione delle indagini; sussistono specifiche ragioni d'interesse pubblico.

A tutela della presunzione d'innocenza ricorda inoltre che "vanno in ogni caso evitate espressioni o adoperate frasi che attribuiscano ad alcuno le stimmate del colpevole, a meno che nei suoi confronti non sia già intervenuta una sentenza definitiva di condanna nel merito."


Il messaggio che il Procuratore di Milano ha voluto dare è chiaro. Stop alle comunicazioni tra forze dell'ordine e operatori dell'informazione. Le informazioni sui procedimenti penali in corso potranno essere fornite dal Procuratore nel corso di conferenze stampa o attraverso comunicati che, anche se provenienti dall'autorità giudiziaria o dalle forze dell'ordine, dovranno comunque prima essere autorizzate dal Procuratore.


Sulle regole che disciplinano la presunzione d'innocenza non tutti però la pensano come Targetti


Il Procuratore di Perugia Cantone ritiene che i limiti eccessivi alla diffusione di notizie sui procedimenti penali finiranno per alimentare canali non legittimi e non ufficiali pur di reperire notizie.

Il Procuratore della Cassazione Salvi contesta i limiti della nuova disciplina sulla presunzione d'innocenza, perché informare i cittadini su fatti di cronaca è un vero e proprio dovere di ufficio.

Preoccupato ovviamente per le nuove limitazioni il Presidente dell'Ordine dei giornalisti Bartoli, per il quale è molto pericoloso rimettere a un solo soggetto il potere di decidere che cosa comunicare e cosa no, senza controlli o bilanciamenti. In questo modo si mette una sorta di bavaglio alla stampa.



Fonte: Presunzione d'innocenza: solo il Procuratore può informare la stampa https://www.studiocataldi.it/articoli/43866-presunzione-d-innocenza-solo-il-procuratore-puo-informare-la-stampa.asp#ixzz7KwxCArRo 

(www.StudioCataldi.it) 


La presunzione di innocenza

https://www.studiocataldi.it/articoli/23483-la-presunzione-di-innocenza.asp



lunedì 14 febbraio 2022

Sara Cassandra e la piccola Lavinia

 



La mia amica su facebook Sara Cassandra. ha scritto una meditazione sulla piccola Lavinia..una meditazione "isaitica" di forza, disperazione e speranza.

Non la pubblico..Non sono riuscito a metabolizzarla per intero.Mi coinvolge troppo  in tutto quello che io sono ...marito, padre, nonno  e prete...Posso solo scrivere il link pubblico

https://www.facebook.com/sara.cassandra.3/posts/10224725421076713


e copiare poi la riflessione di speranza e di augurio e di fiducia nella ricerca scientifica rivolta da Sara ai genitori della piccola "Vedrai, inventeranno nuove cure, la vostra bambina uscirà dallo stato vegetativo, tornerà a muoversi, a parlare, tornerà ad abbracciarvi, a mangiare caramelle, riavrà la lucidità perduta, il futuro è imprevedibile, qualche scintilla concorre ad accendere un po’ di tregua dalla disperazione, ma c’è una ferita che brucia ancora, c'è una giustizia che non è stata fatta."

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Lavinia Montebove, nata sana come un pesce, il 7 agosto 2018 - all'età di 16 mesi - finisce in stato vegetativo dopo essere stata investita da un'auto nel parcheggio dell'asilo nido - centro estivo che frequentava a Velletri, in provincia di Roma. La bambina si trovava incustodita.

https://www.facebook.com/groups/451477943315301/


Il papa intervistato da Fazio ha saputo dire  che neppure egli stesso sa perchè i bambini soffrano e siano colpiti 

Ha. ragione...Neppure io lo so.. Ma non basta... Non. basta..Il non saperlo è già una presuntuosa  certezza di sapere..E su questa presuntuosa certezza noi tutti consoliamo noi. stessi ed andiamo avanti..E restiamo così nella logica "dell'aver scartato"

Possiamo citare il citabile di ogni riflessione sapienziale, poetica, narrativa sulla sofferenza dei piccoli.. Il papa ha indicato Dostoevskij. Qui è stato scorretto, eticamente molto scorretto.. Ha cercato di consolare e di consolarsi..come i cattivi amici di Giobbe...

La sofferenza dei piccoli urla vendetta al cospetto di Dio ed urla vendetta anche contro Dio. E non mi basta  che mi venga indicato il Crocifisso come segno di condivisione..Non basta. E' solo un modesto e cattivo processo di rimozione. 

Di fronte alla sofferenza dei piccoli come padre, nonno e prete  ho imparato a star zitto e a chiudermi nella mia cameretta e non per pregare  ma per dormire o per prendere le carte da gioco e trascorrere il tempo in silenzio facendo "un solitario" con accanto una birra. Spesso mia moglie, quasi sempre, mi fa compagnia con la birra e dal "solitario" passiamo silenziosamente "alla briscola" 


***

L'accusa per la titolare dell'asilo, Francesca Rocca, è abbandono di minore: un reato grave che prevede una specifica volontà di mettere in pericolo il soggetto minorenne. La maestra in questione è stata rinviata a giudizio, le udienze del processo di primo grado partiranno solo nella primavera 2022. La possibilità di prescrizione è altissima. Lavinia rischia quindi di non avere nemmeno giustizia. Lo stato vegetativo non si prescrive!


https://www.facebook.com/groups/451477943315301/

venerdì 11 febbraio 2022

Buone pratiche di resistenza ....una risata ci seppellirà




M. Weber, "L'etica protestante e lo spirito del cannibalismo", BURP 2015 - 

In questo classico della sociologia, Max Weber ricostruisce le pratiche di cannibalismo rituale che caratterizzavano alcuni gruppi evangelici del Cinquecento (a causa di un banale errore di traduzione per cui, nella prima edizione della Bibbia di Lutero, il «nuovo comandamento» di Giovanni 13:34 era reso «mangiatevi gli uni gli altri»). Alla corrente antropofaga della Riforma - ed è questa la tesi più audace - sarebbero da ricondurre sia la spietata competizione che caratterizza l'economia capitalistica di mercato, sia le ben note pratiche alimentari dei comunisti

I cristiani delle Chiese Italiane e il green pass.

 




Condivido  e concordo con la riflessione che Don Rosario Giuè,,presbitero della Diocesi di Palemo ha pubblicato dal quotidiano “Domani” il 31 dicembre 2021, con il titolo “Il privilegio della chiesa durante la pandemia”

E nel condividerla concordando i confini della meditazione travalicano i confini della Chiesa Cattolica per interrogare tutte le congregazioni cristiane presenti in Italia e non solo le congregazioni cristiane.


La riflessione di Don Rosario


“La Conferenza Episcopale Italiana dovrebbe, finalmente, compiere una scelta di responsabilità e di laicità: chiedere il green pass a chi desidera partecipare alle liturgie nelle chiese cattoliche. Se non lo impone il Governo nazionale, dovrebbe farlo di propria iniziativa l‘Episcopato, volendo davvero dare anche così il proprio operoso contributo nella lotta contro la pandemia da Covid 19.  E lo deve fare, a maggior ragione, in questo momento che sta vivendo il Paese con la recrudescenza della diffusione dei contagi. 

Devo confessare che quando la domenica presiedo la celebrazione eucaristica sento il disagio di essere un “privilegiato”, di pregare con uomini e donne  “privilegiati”. Il disagio deriva dal fatto che se si va al teatro, al cinema o al ristorante viene chiesto il green pass. Ed invece nelle liturgie è come se fossimo in “un mondo a parte”, come se ciò che la gente comune vive fuori non ci riguardasse, senza le stesse «fatiche e speranze». 

Il Governo Draghi ha scelto di non chiedere il green pass per le celebrazioni liturgiche forse per un malinteso senso di non “interferenza” o di non “ingerenza” negli affari interni della Chiesa italiana?  Si comporta così, probabilmente, dopo che nel primo lock-down dalla CEI era uscita una nota molto dura e polemica rivolta al governo Conte nella quale si affermava di sentirsi “discriminati” a proposito della riapertura delle chiese rispetto ad altre realtà. Ora il Governo attuale non vuole creare un nuovo “incidente”. E sta pensando: facciano ciò che vogliono. Sbagliando.

Ma se il Governo di Mario Draghi non ritiene di dover intervenire, non lo può fare autonomamente la Conferenza Episcopale Italiana? 

Da una “Chiesa in uscita”, come chiede papa Francesco, non ci si deve aspettare che si assuma una scelta di responsabilità, che è anche di condivisione con la fatica e i rischi degli altri e delle altre?

Ho sempre sognato una Chiesa italiana laica, che non sia considerata uno stato nello stato, e non si comporti come tale. Ho sempre sognato una Chiesa fraterna, che vive la stessa fatica comune del Paese. Del resto, in un documento del Consiglio Permanente della CEI del 1981, “La Chiesa italiana e le prospettive del Paese”, i Vescovi dichiaravano che dalla crisi di allora non si sarebbe usciti «se non insieme». Farebbe bene la presidenza della CEI a riprendere quell'ispirazione  senza aspettare l’intervento del Governo. Sarebbe un segno evangelico e un omaggio alla Costituzione italiana” 

giovedì 10 febbraio 2022

Mons Luigi Bettazzi uno splendido 98enne vescovo emerito di Ivrea...



https://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Bettazzi

Trascorse l'infanzia a Treviso, dove il padre lavorava; si trasferì in gioventù a Bologna, città di origine della madre.


Il 4 agosto 1946 fu ordinato presbitero, nella cappella del Rosario all'interno della basilica patriarcale di San Domenico a Bologna, dal cardinale Giovanni Battista Nasalli Rocca di Corneliano.[1]


Si laureò in teologia presso la Pontificia Università Gregoriana e poi in filosofia presso l'Università degli Studi Alma Mater di Bologna.


In giovinezza abbracciò le posizioni del personalismo cristiano. A Bologna insegnò presso il Pontificio Seminario Regionale e fu impegnato nei movimenti giovanili, in qualità di assistente diocesano e vice-assistente nazionale degli universitari cattolici della FUCI.


Il 10 agosto 1963 papa Paolo VI lo nominò vescovo titolare di Tagaste e vescovo ausiliare di Bologna. Il 4 ottobre successivo ricevette l'ordinazione episcopale, nella basilica di San Petronio a Bologna, dal cardinale Giacomo Lercaro, coconsacranti i vescovi Gilberto Baroni e Franco Costa.


Partecipò a tre sessioni del Concilio Vaticano II citando, il 4 ottobre 1965, il filosofo Antonio Rosmini, autore dell'opera Cinque Piaghe della Santa Chiesa, allora ancora all'Indice dei libri proibiti della Chiesa. È l'unico vescovo italiano presente al Concilio Vaticano II oggi vivente.[2]


Al termine del Concilio, il 26 novembre 1966 fu nominato vescovo di Ivrea dallo stesso papa; succedette ad Albino Mensa, precedentemente nominato arcivescovo metropolita di Vercelli. Il 15 gennaio 1967 prese possesso della diocesi.[1]

Nel 1968 fu nominato presidente nazionale di Pax Christi, movimento cattolico internazionale per la pace e nel 1978 ne diventò presidente internazionale, fino al 1985 vincendo per i suoi meriti il Premio Internazionale dell'Unesco per l'Educazione alla Pace. Fu una delle figure di riferimento per il dialogo con i non credenti e per il movimento pacifista. Nel 1978, insieme al vescovo rosminiano Clemente Riva e al vescovo Alberto Ablondi, chiese alla Curia romana di potersi offrire prigioniero in cambio del presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro. La richiesta, tuttavia, venne fermamente respinta[senza fonte][3].


Diventò celebre per lo scambio di lettere con il segretario del Partito Comunista Enrico Berlinguer, per il quale fu aspramente criticato, "sul rapporto fra la conciliabilità o meno della fede religiosa con l'ideologia marxista. Uno scambio fondamentale per la cultura politica italiana, dato che all'interno di esso Berlinguer formula la famosa definizione del Pci come partito «né teista, né antiteista, né ateista». (...) Il 10 ottobre 1979 fece avere a Carlo De Benedetti il testo di una lettera aperta pubblicata, quello stesso giorno, sul «Risveglio Popolare», il settimanale diocesano (...) Il titolo della lettera aperta è: «Perché più profitto e più tecnologia riducono di 4.500 lavoratori l'Olivetti?». (...) Bettazzi considerò inaccettabile la decisione di ridurre il personale per aumentare la produttività dell'impresa e mettere in salvo i conti: Se è ben vero che l'economia è una scienza e come tale ha le sue leggi ineluttabili, è altrettanto vero che queste leggi possono essere valutate, discriminate, orientate secondo finalità diverse. (...) La risposta di De Benedetti fu improntata allo stesso spirito della lettera aperta di Bettazzi: rispetto e disponibilità al dialogo, ma allo stesso tempo nessuna corriva collusione fra le parti. In particolare, De Benedetti adoperò questa occasione per chiarire quale fosse la sua idea di imprenditore nel contesto della società italiana e per sottolineare come, nello specifico scenario italiano, si fosse poco valorizzato il profilo classico di industriale in grado di creare profitti"[4].


Celebre anche per le sue battaglie per l'obiezione fiscale alle spese militari, monsignor Bettazzi sostenne l'obiezione di coscienza quando ancora si rischiava il carcere.


Nel 1992 partecipò alla marcia pacifista organizzata dai Beati costruttori di pace e Pax Christi insieme a mons. Antonio Bello nel mezzo della guerra civile in Bosnia ed Erzegovina. Mons. Antonio Bello spirerà nel suo letto confortato dall'amicizia di Luigi Bettazzi.


Il 20 febbraio 1999 papa Giovanni Paolo II accolse la sua rinuncia al governo pastorale della diocesi di Ivrea, presentata per raggiunti limiti di età; gli succedette Arrigo Miglio, fino ad allora vescovo di Iglesias. Da vescovo emerito si trasferì nel Castello Vescovile di Albiano, residenza estiva dei vescovi di Ivrea.


Nel 2007 dichiarò pubblicamente che la sua coscienza gli imponeva di disobbedire e che era favorevole al riconoscimento delle unioni civili, i DICO, sostenendo le iniziative del governo Prodi e riconoscendo alle coppie omosessuali un fondamento d'amore equiparato a quelle eterosessuali.[5]


Nell'aprile 2015 affermò in un'intervista che, circa «l'omosessualità: la questione del sesso va studiata, emancipandosi dai neoplatonici che facevano coincidere sesso e decadenza dello spirito. Perché non espressione dello spirito umano? È noto che mi pronunciai in favore dei Dico, il riconoscimento delle unioni civili».[6]


È presidente del Centro Studi Economico Sociali di Pax Christi Italia ed è impegnato nell'attività di conferenziere in diverse regioni d'Italia.


Il suo nome fu citato da molte testate e notiziari televisivi per aver pronosticato la rinuncia di papa Benedetto XVI circa un anno prima della sua ufficializzazione, avvenuta nel corso del concistoro ordinario dell'11 febbraio 2013.[7] All'epoca, molti periodisti ed alti dignitari della Chiesa smentirono seccamente le dimissioni del pontefice.

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NOTE 


 Una messa a Bologna per ricordare i 75 anni di ordinazione sacerdotale di monsignor Bettazzi, su laguida.it, 4 agosto 2021. URL consultato il 4 settembre 2021.

^ Luigi Bettazzi, Quale Chiesa? Quale Papa?, Edizioni Emi, 2014, ISBN 978-88-307-2255-2.

^ Mons. Bettazzi raccontò che, quando fece presente che si trattava di una vita umana e non di un fatto politico, ricevette in risposta la frase "È meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera" (citazione da Gv 11,50): allora capì che la morte di Aldo Moro era ormai decisa, anche da parte della Curia.[senza fonte]

^ P. Bricco, L'Olivetti dell'Ingegnere. (1978-1996), Bologna, Il Mulino, 2014, pp. 223-226 (ed. digit.: 2014, doi: 10.978.8815/320810, Capitolo quarto: L'Olivetti e la politica, doi capitolo: 10.1401/9788815320810/c4).

^ Ultima frase dell'articolo Bettazzi, ex vescovo di Ivrea: "Repulisti dentro la Chiesa", su torino.repubblica.it, 25 febbraio 2013.

^ «Comunione ai divorziati e gay, la Chiesa affronti le nuove sfide», su vaticaninsider.lastampa.it. URL consultato il 28 maggio 2015.

«Quanto ai "DICO": all'art. 1 del Disegno di Legge del febbraio 2007, si specifica intendersi

(Ambito e modalità di applicazione) 1. Due persone maggiorenni e capaci, anche dello stesso sesso, unite da reciproci vincoli affettivi, che convivono stabilmente e si prestano assistenza e solidarietà materiale e morale, non legate da vincoli di matrimonio, parentela in linea retta entro il primo grado, affinità in linea retta entro il secondo grado, adozione, affiliazione, tutela, curatela o amministrazione di sostegno, sono titolari dei diritti, dei doveri e delle facoltà stabiliti dalla presente legge. [1]


Si parla perciò di legame "affettivo" (non è scontato intendersi perciò "sentimentale", e quindi presumibilmente di natura fisico-sessuale anche in caso di coppie formate da persone dello stesso sesso), mentre si esclude l'opzione del vincolo matrimoniale preesistente fra i richiedenti.»

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^ Complotto Papa: per Monsignor Bettazzi Ratzinger ha in testa dimissioni, su video.repubblica.it, 14 febbraio 2012.


giovedì 3 febbraio 2022

Dal discorso di insediamento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella 03-02-2022

 



TESTO INTEGRALE DEL DISCORSO  STA IN

https://www.repubblica.it/politica/2022/02/03/news/mattarella-giuramento-discorso-integrale-336304566/


Il discorso sulla dignità


Dignità è azzerare le morti sul lavoro, che feriscono la società e la coscienza di ciascuno di noi. Perché la sicurezza del lavoro, di ogni lavoratore, riguarda il valore che attribuiamo alla vita.


Mai più tragedie come quella del giovane Lorenzo Parelli, entrato in fabbrica per un progetto scuola-lavoro. 


Quasi ogni giorno veniamo richiamati drammaticamente a questo primario dovere della nostra società.


Dignità è opporsi al razzismo e all'antisemitismo, aggressioni intollerabili, non soltanto alle minoranze fatte oggetto di violenza, fisica o verbale, ma alla coscienza di ciascuno di noi.


Dignità è impedire la violenza sulle donne, profonda, inaccettabile piaga che deve essere contrastata con vigore e sanata con la forza della cultura, dell'educazione, dell'esempio.


La nostra dignità è interrogata dalle migrazioni, soprattutto quando non siamo capaci di difendere il diritto alla vita, quando neghiamo nei fatti la dignità umana degli altri.


È anzitutto la nostra dignità che ci impone di combattere, senza tregua, la tratta e la schiavitù degli esseri umani.


Dignità è diritto allo studio, lotta all'abbandono scolastico, annullamento del divario tecnologico e digitale.


Dignità è rispetto per gli anziani che non possono essere lasciati alla solitudine, privi di un ruolo che li coinvolga.


Dignità è contrastare le povertà, la precarietà disperata e senza orizzonte che purtroppo mortifica le speranze di tante persone.


Dignità è non dover essere costrette a scegliere tra lavoro e maternità.


Dignità è un Paese dove le carceri non siano sovraffollate e assicurino il reinserimento sociale dei detenuti. Questa è anche la migliore garanzia di sicurezza.


Dignità è un Paese non distratto di fronte ai problemi quotidiani che le persone con disabilità devono affrontare, e capace di rimuovere gli ostacoli che immotivatamente incontrano nella loro vita.


Dignità è un Paese libero dalle mafie, dal ricatto della criminalità, dalla complicità di chi fa finta di non vedere.


Dignità è garantire e assicurare il diritto dei cittadini a un'informazione libera e indipendente.


La dignità, dunque, come pietra angolare del nostro impegno, della nostra passione civile.


mercoledì 2 febbraio 2022

Difesa degli avvocati scritta da un pubblico accusatore Libro, di Paolo Borgna




"Borgna mette in luce la funzione complementare necessaria dell'avvocatura. Si deve tener presente che lo fa sempre nell’ottica del magistrato requirente, dell’accusatore, di quello che dovrebbe essere soltanto una parte privata e basta. Al pari del difensore. Dice che l'avvocato, per quanto assillante, insistente ed a volte soffocante, è il vero antidoto per l'accusa. Quante volte è accaduto di sentire una parte offesa che rilascia una versione agghiacciante di un fatto. Il magistrato si mette subito in attività anche perché colpito umanamente da quella narrazione, da quei contenuti di paura e disperazione. Poi interviene l'avvocato. Che smonta quella versione, o semplicemente ne fornisce una alternativa. Ecco che allora la capacità di istillare un dubbio diviene non solo il contraltare necessario dell’accusa perché ne limita il potere, ma è anche il risultato più eccelso a cui un difensore possa ambire. La capacità non di persuadere i giudici chè resta una cosa difficilissima, ma quella di portare un dubbio. Questo è il vero potere dell’avvocatura rispetto all’accusa. Far vedere le cose da un’ottica diversa."





"Qualche anno fa un pubblico ministero di Torino, Paolo Borgna, scrisse un libro -sulla falsa riga del volume di Piero Calamandrei- che si intitola “Difesa degli avvocati scritta da un pubblico accusatore”... «Tutti i giorni trattiamo il dolore, la vita, gli affetti degli altri. Spesso ne determiniamo il corso. E lo facciamo quasi senza rendercene conto. Questo è inevitabile e persino salutare: non possiamo farci trascinare nel gorgo delle vicende umane di migliaia di vite che il nostro lavoro ci fa incrociare. L’avvocato – con la sua “professione di carità”, con il suo “tener compagnia a chi si trova a tu per tu con il dolore” – è lì a ricordarci quei destini che noi tocchiamo. È lui il tramite tra le nostre carte e la vita degli altri, è lui a portare sulle proprie spalle i grumi di dolore dei propri assistiti, ad assumere su di sé l’urto delle passioni e delle polemiche, a sollevarci da quel peso indicibile».



Il giudice e quel restare «umano» nella legge

Paolo Borgna e Jacopo Rosatelli martedì 11 maggio 2021
Condurre indagini e dispensare giustizia nel rispetto di ruoli e persone, a cominciare dall’imputato. Un dialogo tra sguardi diversi in vista di una riforma sempre più urgente



a)  ho visto, come accennavo, il fenomeno contrario: molti giudici - nello specifico molti giudici delle indagini preliminari - attratti nell’orbita del pm...una tendenza che vede i gip appiattirsi sempre di più sulle richieste delle procure 

b)... è il codice penale a dirci – al suo articolo 133 – che, nel quantificare la pena, il giudice deve tener conto, tra l’altro, del carattere del reo e dei suoi motivi a delinquere, della sua vita antecedente al reato e delle sue condizioni di vita individuale, familiare e sociale... possiamo ben dire che il cercare di conoscere e comprendere la figura del condannato non è espressione di fiacco sentimentalismo bensì di tendenza a una giustizia più umana."