giovedì 10 febbraio 2022

Mons Luigi Bettazzi uno splendido 98enne vescovo emerito di Ivrea...



https://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Bettazzi

Trascorse l'infanzia a Treviso, dove il padre lavorava; si trasferì in gioventù a Bologna, città di origine della madre.


Il 4 agosto 1946 fu ordinato presbitero, nella cappella del Rosario all'interno della basilica patriarcale di San Domenico a Bologna, dal cardinale Giovanni Battista Nasalli Rocca di Corneliano.[1]


Si laureò in teologia presso la Pontificia Università Gregoriana e poi in filosofia presso l'Università degli Studi Alma Mater di Bologna.


In giovinezza abbracciò le posizioni del personalismo cristiano. A Bologna insegnò presso il Pontificio Seminario Regionale e fu impegnato nei movimenti giovanili, in qualità di assistente diocesano e vice-assistente nazionale degli universitari cattolici della FUCI.


Il 10 agosto 1963 papa Paolo VI lo nominò vescovo titolare di Tagaste e vescovo ausiliare di Bologna. Il 4 ottobre successivo ricevette l'ordinazione episcopale, nella basilica di San Petronio a Bologna, dal cardinale Giacomo Lercaro, coconsacranti i vescovi Gilberto Baroni e Franco Costa.


Partecipò a tre sessioni del Concilio Vaticano II citando, il 4 ottobre 1965, il filosofo Antonio Rosmini, autore dell'opera Cinque Piaghe della Santa Chiesa, allora ancora all'Indice dei libri proibiti della Chiesa. È l'unico vescovo italiano presente al Concilio Vaticano II oggi vivente.[2]


Al termine del Concilio, il 26 novembre 1966 fu nominato vescovo di Ivrea dallo stesso papa; succedette ad Albino Mensa, precedentemente nominato arcivescovo metropolita di Vercelli. Il 15 gennaio 1967 prese possesso della diocesi.[1]

Nel 1968 fu nominato presidente nazionale di Pax Christi, movimento cattolico internazionale per la pace e nel 1978 ne diventò presidente internazionale, fino al 1985 vincendo per i suoi meriti il Premio Internazionale dell'Unesco per l'Educazione alla Pace. Fu una delle figure di riferimento per il dialogo con i non credenti e per il movimento pacifista. Nel 1978, insieme al vescovo rosminiano Clemente Riva e al vescovo Alberto Ablondi, chiese alla Curia romana di potersi offrire prigioniero in cambio del presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro. La richiesta, tuttavia, venne fermamente respinta[senza fonte][3].


Diventò celebre per lo scambio di lettere con il segretario del Partito Comunista Enrico Berlinguer, per il quale fu aspramente criticato, "sul rapporto fra la conciliabilità o meno della fede religiosa con l'ideologia marxista. Uno scambio fondamentale per la cultura politica italiana, dato che all'interno di esso Berlinguer formula la famosa definizione del Pci come partito «né teista, né antiteista, né ateista». (...) Il 10 ottobre 1979 fece avere a Carlo De Benedetti il testo di una lettera aperta pubblicata, quello stesso giorno, sul «Risveglio Popolare», il settimanale diocesano (...) Il titolo della lettera aperta è: «Perché più profitto e più tecnologia riducono di 4.500 lavoratori l'Olivetti?». (...) Bettazzi considerò inaccettabile la decisione di ridurre il personale per aumentare la produttività dell'impresa e mettere in salvo i conti: Se è ben vero che l'economia è una scienza e come tale ha le sue leggi ineluttabili, è altrettanto vero che queste leggi possono essere valutate, discriminate, orientate secondo finalità diverse. (...) La risposta di De Benedetti fu improntata allo stesso spirito della lettera aperta di Bettazzi: rispetto e disponibilità al dialogo, ma allo stesso tempo nessuna corriva collusione fra le parti. In particolare, De Benedetti adoperò questa occasione per chiarire quale fosse la sua idea di imprenditore nel contesto della società italiana e per sottolineare come, nello specifico scenario italiano, si fosse poco valorizzato il profilo classico di industriale in grado di creare profitti"[4].


Celebre anche per le sue battaglie per l'obiezione fiscale alle spese militari, monsignor Bettazzi sostenne l'obiezione di coscienza quando ancora si rischiava il carcere.


Nel 1992 partecipò alla marcia pacifista organizzata dai Beati costruttori di pace e Pax Christi insieme a mons. Antonio Bello nel mezzo della guerra civile in Bosnia ed Erzegovina. Mons. Antonio Bello spirerà nel suo letto confortato dall'amicizia di Luigi Bettazzi.


Il 20 febbraio 1999 papa Giovanni Paolo II accolse la sua rinuncia al governo pastorale della diocesi di Ivrea, presentata per raggiunti limiti di età; gli succedette Arrigo Miglio, fino ad allora vescovo di Iglesias. Da vescovo emerito si trasferì nel Castello Vescovile di Albiano, residenza estiva dei vescovi di Ivrea.


Nel 2007 dichiarò pubblicamente che la sua coscienza gli imponeva di disobbedire e che era favorevole al riconoscimento delle unioni civili, i DICO, sostenendo le iniziative del governo Prodi e riconoscendo alle coppie omosessuali un fondamento d'amore equiparato a quelle eterosessuali.[5]


Nell'aprile 2015 affermò in un'intervista che, circa «l'omosessualità: la questione del sesso va studiata, emancipandosi dai neoplatonici che facevano coincidere sesso e decadenza dello spirito. Perché non espressione dello spirito umano? È noto che mi pronunciai in favore dei Dico, il riconoscimento delle unioni civili».[6]


È presidente del Centro Studi Economico Sociali di Pax Christi Italia ed è impegnato nell'attività di conferenziere in diverse regioni d'Italia.


Il suo nome fu citato da molte testate e notiziari televisivi per aver pronosticato la rinuncia di papa Benedetto XVI circa un anno prima della sua ufficializzazione, avvenuta nel corso del concistoro ordinario dell'11 febbraio 2013.[7] All'epoca, molti periodisti ed alti dignitari della Chiesa smentirono seccamente le dimissioni del pontefice.

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NOTE 


 Una messa a Bologna per ricordare i 75 anni di ordinazione sacerdotale di monsignor Bettazzi, su laguida.it, 4 agosto 2021. URL consultato il 4 settembre 2021.

^ Luigi Bettazzi, Quale Chiesa? Quale Papa?, Edizioni Emi, 2014, ISBN 978-88-307-2255-2.

^ Mons. Bettazzi raccontò che, quando fece presente che si trattava di una vita umana e non di un fatto politico, ricevette in risposta la frase "È meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera" (citazione da Gv 11,50): allora capì che la morte di Aldo Moro era ormai decisa, anche da parte della Curia.[senza fonte]

^ P. Bricco, L'Olivetti dell'Ingegnere. (1978-1996), Bologna, Il Mulino, 2014, pp. 223-226 (ed. digit.: 2014, doi: 10.978.8815/320810, Capitolo quarto: L'Olivetti e la politica, doi capitolo: 10.1401/9788815320810/c4).

^ Ultima frase dell'articolo Bettazzi, ex vescovo di Ivrea: "Repulisti dentro la Chiesa", su torino.repubblica.it, 25 febbraio 2013.

^ «Comunione ai divorziati e gay, la Chiesa affronti le nuove sfide», su vaticaninsider.lastampa.it. URL consultato il 28 maggio 2015.

«Quanto ai "DICO": all'art. 1 del Disegno di Legge del febbraio 2007, si specifica intendersi

(Ambito e modalità di applicazione) 1. Due persone maggiorenni e capaci, anche dello stesso sesso, unite da reciproci vincoli affettivi, che convivono stabilmente e si prestano assistenza e solidarietà materiale e morale, non legate da vincoli di matrimonio, parentela in linea retta entro il primo grado, affinità in linea retta entro il secondo grado, adozione, affiliazione, tutela, curatela o amministrazione di sostegno, sono titolari dei diritti, dei doveri e delle facoltà stabiliti dalla presente legge. [1]


Si parla perciò di legame "affettivo" (non è scontato intendersi perciò "sentimentale", e quindi presumibilmente di natura fisico-sessuale anche in caso di coppie formate da persone dello stesso sesso), mentre si esclude l'opzione del vincolo matrimoniale preesistente fra i richiedenti.»

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^ Complotto Papa: per Monsignor Bettazzi Ratzinger ha in testa dimissioni, su video.repubblica.it, 14 febbraio 2012.


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