venerdì 27 marzo 2015

L'evento del Tabor caparra della Resurrezione ed epiclesi della Parousia - I Padri ci liberino da esegesi perniciose-Quaresima 2015 .-Trasfigurazione 2017





Per anni  una certa esegesi  dell’episodio della trasfigurazione  del Signore sul Monte Tabor  ha letto,evidenziato e fatto emergere  una sorta di smentita  nei confronti di Pietro da parte del Cristo

Tale presunta smentita sta tutta – secondo questa esegesi- in questo conflitto

Pietro  esclama «Signore, è bello per noi restare qui» (Mt 17, 4).

 E al versetto 9 “Poi, mentre scendevano dal monte, Gesù diede loro questo comandamento: Non dite la visione ad alcuno, finchè il Figliuol dell'uomo sia risuscitato dai morti “

Tra l’altro nelle chiese d’occidente anche in termini di canto liturgico il  presunto conflitto è stato evidenziato  e viene evidenziato

Signore com’è bello non
andiamo via
faremo delle tende e dormiremo qua.
Non scendiamo a valle dove l’altra gente

non vuole capire quello che tu sei.

Rit. Ma il vostro posto è là, là in mezzo a loro
l’amore che vi ho dato portatelo
nel mondo
io sono venuto a salvarvi dalla morte
il Padre mi ha mandato ed io mando voi.


 È un’esegesi  spiritualmente perniciosa  e fuori  dalla santa meditazione dei Padri  ed è perniciosa  perché volutamente dimentica che  l’evento del Tabor è  caparra della Resurrezione del Cristo ed è epiclesi della Parousia

Ma lo è ancor di più  dico perniciosa  perché   presenta una lettura  assolutamente pelagiana/nestoriana  del mondo e della storia  come se mondo e storia fossero “naturaliter” cristiani  (e allora  mandiamo al macero l’intero evento  salvifico del Cristo)  svilendo di fatto e di diritto  l’ascesi,il ravvedimento,il pentimento  ma anche la teologia della Bellezza trinitaria del Risorto e  della Gloria  totale del Risorto che  è venuto,è presente e verrà

Questa esegesi  del conflitto tra Pietro e Gesù  nega  sin dalle fondamenta  il senso orante e direi l’esistenza della Divina Liturgia  perché dimentica  che quando lo stesso Cristo nel mondo e nella storia entra  in una qualsivoglia nostra dimora non firma cambiali di congratulazione al mondo né ammiccamenti  ma   in modo insieme feroce e disarmante  dice: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa» (Lc 19, 9).ed è proprio per questo che si scende dal monte  ma con il monte nel cuore e con il monte come progetto di vita e di sequela







Fonte Patristica di riferimento  Dal «Discorso tenuto il giorno della Trasfigurazione del Signore» da Anastasio sinaita, vescovo (Nn. 6-10; Mélanges d'archéologie et d'histoire, 67 [1955] 241-244)

Il mistero della sua Trasfigurazione Gesù lo manifestò ai suoi discepoli sul monte Tabor. Egli aveva parlato loro del regno di Dio e della sua seconda venuta nella gloria. Ma ciò forse non aveva avuto per loro una sufficiente forza di persuasione. E allora il Signore, per rendere la loro fede ferma e profonda e perché, attraverso i fatti presenti, arrivassero alla certezza degli eventi futuri, volle mostrare il fulgore della sua divinità e così offrire loro un'immagine prefigurativa del regno dei cieli. E proprio perché la distanza di quelle realtà a venire non fosse motivo di una fede più languida, li preavvertì dicendo: Vi sono alcuni fra i presenti che non morranno finché non vedranno il Figlio dell'uomo venire nella gloria del Padre suo (cfr. Mt 16, 28).
L'evangelista, per parte sua, allo scopo di provare che Cristo poteva tutto ciò che voleva, aggiunse: «Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E là fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui» (Mt 17, 1-3).
Ecco le realtà meravigliose della solennità presente, ecco il mistero di salvezza che trova compimento per noi oggi sul monte, ecco ciò che ora ci riunisce: la morte e insieme la gloria del Cristo.
Per penetrare il contenuto intimo di questi ineffabili e sacri misteri insieme con i discepoli scelti e illuminati da Cristo, ascoltiamo Dio che con la sua misteriosa voce ci chiama a sé insistentemente dall'alto. Portiamoci là sollecitamente. Anzi, oserei dire, andiamoci come Gesù, che ora dal cielo si a nostra guida e battistrada. Con lui saremo circondati di quella luce che solo l'occhio della fede può vedere. La nostra fisionomia spirituale si trasformerà e si modellerà sulla sua. Come lui entreremo in una condizione stabile di trasfigurazione, perché saremo partecipi della divina natura e verremo preparati alla vita beata.
Corriamo fiduciosi e lieti là dove ci chiama, entriamo nella nube, diventiamo come Mosè ed Elia come Giacomo e Giovanni.
Come Pietro lasciamoci prendere totalmente dalla visione della gloria divina. Lasciamoci trasfigurare da questa gloria divina. Lasciamoci trasfigurare da questa gloriosa trasfigurazione, condurre via dalla terra e trasportare fuori del mondo. Abbandoniamo la carne, abbandoniamo il mondo creato e rivolgiamoci al Creatore, al quale Pietro in estasi e fuori di sé disse: «Signore, è bello per noi restare qui» (Mt 17, 4).
Realmente, o Pietro, è davvero «bello stare qui» con Gesù e qui rimanervi per tutti i secoli. Che cosa vi è di più felice, di più prezioso, di più santo che stare con Dio, conformarsi a lui, trovarsi nella sua luce?
Certo ciascuno di noi sente di avere con sé Dio e di essere trasfigurato nella sua immagine. Allora esclami pure con gioia: «E' bello per noi restare qui», dove tutte le cose sono splendore, gioia, beatitudine e giubilo. Restare qui dove l'anima rimane immersa nella pace, nella serenità e nelle edilizie; qui dove Cristo mostra il suo volto, qui dove egli abita col Padre. Ecco che gli entra nel luogo dove ci troviamo e dice: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa» (Lc 19, 9). Qui si trovano ammassati tutti i tesori eterni. Qui si vedono raffigurate come in uno specchio le immagini delle primizie e della realtà dei secoli futuri.


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